BERLUSCONI SI ARRENDE AL QUID DI ALFANO: “IL PARTITO E’ TUO, SONO STANCO: MI RITIRO” – E ANGELINO SPARA IL COLPO DI GRAZIA: “SILVIO, DIMETTITI DA SENATORE”

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

La tentazione di mollare tutto. Il crollo psicologico dopo la disfatta politica. La rassegnazione a cedere l'intera baracca ad Angelino, riconoscergli la vittoria.
Dura due ore il faccia a faccia mattutino, l'ennesimo, che a sorpresa si consuma nella residenza dell'ex premier, nel day after della disfatta berlusconiana.

Nel salotto dello studio al primo piano, ancora una volta Alfano. Il capo riconosce: «Ho commesso degli errori, mi sono fidato di persone sbagliate, vi offro la testa di Verdini e Santanché, ma adesso cerchiamo di restare uniti, voi siete ministri del Pdl e io ho dato fiducia a questo governo». Ammette di essere «molto stanco», travolto dagli eventi, tanto più alla vigilia del voto di giunta di oggi e della decadenza imminente.

«Angelino, il partito deve restare unito e poi lo sai, sei il segretario, sei destinato a guidarlo tu». Discussione filata via molto sul filo degli affetti tra i due. Appare il segnale della resa, della ritirata dell'anziano leader. Al suo cospetto, il vicepremier non arretra, conferma la linea della fermezza, ma assicura a Berlusconi che loro non hanno alcuna intenzione di dar vita a gruppi autonomi «se non ce ne saranno motivi». E aggiunge: «Io ti suggerirei di dimetterti, di lasciare il Senato prima del voto di giunta (di oggi, ndr), sarebbe un segnale di distensione».

Ipotesi, questa, che Berlusconi però scarta subito. Alfano dopo la vittoria di mercoledì in aula opta per la strategia dell'attesa, prevalsa del resto nel vertice della notte precedente tra i «diversamente berlusconiani» Quagliariello, Lupi, Cicchitto, Castiglione, Formigoni e altri. «Nuovi gruppi? Tutta da vedere» sostiene non a caso un Cicchitto di colpo più cauto. Non forzare la mano, dunque, non uscire per ora dal Pdl per dar vita a un gruppetto di 25 alla Camera e al Senato in stile Fli, attendere le prossime due settimane e gli sviluppi della
decadenza del Cavaliere, l'inizio della pena restrittiva che ne depotenzierà comunque la leadership.

I governativi decidono insomma di sedere in riva al fiume e attendere. Il punto sul quale tutti sono ormai d'accordo, come va ripetendo Castiglione, è che «Forza Italia a noi non interessa più, sarebbe un dannoso ritorno al passato, dobbiamo pensare al Ppe». E puntare a conquistare il partito nella sua interezza, intanto, cariche direttive comprese. A quel punto la decisione dei ministri di indire per mezzogiorno una conferenza stampa per confermare di voler restare nel partito e di Berlusconi di convocare per le 13 il gruppo per predicare appunto unità e compattezza.

L'elemento nuovo è che Berlusconi ad Alfano avrebbe confidato di sentirsi appunto stanco, pronto quasi a eclissarsi quando tra qualche giorno per lui scatteranno i servizi sociali da scontare e la decadenza. Il testimone anche di Forza Italia passerebbe a lui. Forse è lo sfogo del momento, forse un tentativo di ammansirlo. Sta di fatto che la notizia fa subito il giro dei palazzi. A Montecitorio e Palazzo Madama è subito panico
tra i «veramente berlusconiani».

I fedelissimi si chiamano a raccolta alla spicciolata, è il primo pomeriggio. Dopo il tam tam telefonico si ritrovano tutti nella nuova sede di Forza Italia a San Lorenzo in Lucina. Non solo Verdini e Santanché, in allarme per la notizia delle «teste offerte» dal capo ad Angelino. Ma anche Bondi e Capezzone, Gelmini e Carfagna, Fitto e Prestigiacomo, Malan e Biancofiore, Polverini e Saverio Romano, una cinquantina.

«Non possiamo finire nel partito di Alfano, diamo vita subito a Forza Italia sotto la guida di Berlusconi» è il mantra che ripetono tutti. Vogliono contarsi, dimostrare di essere loro la maggioranza del partito, dopo che in giornata Formigoni aveva detto che gli alfaniani erano già diventati settanta.

Ed ecco spuntare cento firme che i "lealisti" in serata portano a Berlusconi a Palazzo Grazioli. Discutono di un ipotetico segretario da contrapporre o al più da affiancare al «traditore » Alfano. Si parla di Fitto per quella carica. Invocano un rimpasto di governo dato che al momento non esprimono più ministri.

Vogliono avere ancora il controllo del Pdl. Soprattutto chiedono al capo di non cedere il testimone al vicepremier. Lui li rassicura ma non fino in fondo. Non si dimetterà da senatore, come nel pomeriggio aveva confermato ai senatori Pdl incontrati negli uffici del gruppo a Palazzo Madama alla vigilia della giunta. Riunione assai tesa, sono scintille col capogruppo Schifani che due giorni fa si è rifiutato di pronunciare il discorso sulla sfiducia. Il partito resta dentro un frullatore.

 

alfano berlusconi adn x ALFANO E BERLUSCONI BY VINCINO PER IL FOGLIO ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI berlusconi alfano berlusconi guarda il suo quadro nella sede di forza italia BERLUSCONI CON DUDU' - FOTO DI CARLO TARALLO PER DAGOSPIABERLUSCONI DUDU DUDU DIETRO IL CANCELLO BONDI E BERLUSCONIMARA CARFAGNA LAURA RAVETTO MARIASTELLA GELMINI FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...