sciopero natale regno unito

ATTENZIONE: IN INGHILTERRA QUEST’ANNO IL NATALE È CANCELLATO! – A CAUSA DELL’INFLAZIONE CHE MORDE LE TASCHE DEI SUDDITI DI SUA MAESTÀ TANTI LAVORATORI (DAI FUNZIONARI DEGLI AEROPORTI AGLI INFERMIERI) INCROCERANNO LE BRACCIA DURANTE IL PERIODO DELLE FESTIVITÀ E IL PAESE SARÀ PARALIZZATO – IL GOVERNO È COSTRETTO A MANDARE I MILITARI PER TAPPARE I BUCHI DOVE SERVE MA ANCHE TRA DI LORO IL MALCONTENTO SERPEGGIA VISTO CHE..

Luigi Ippolito per www.corriere.it

 

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A Londra il Natale è cancellato: per i giornali è ormai uno Strikemas (fusione tra strike, sciopero, e Christmas, Natale). Perché ormai scioperano davvero tutti e la Gran Bretagna è alla paralisi: aeroporti, ferrovie, autostrade, poste, ospedali, non funziona più nulla. Gli ultimi ad annunciare che incroceranno le braccia sono stati i funzionari di frontiera negli aeroporti, cioè quelli che controllano i passaporti: sciopereranno a cavallo di Natale e di Capodanno, per infliggere il massimo danno possibile al traffico aereo. 

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Il risultato sarà la cancellazione di tantissimi voli: si calcola che verranno coinvolti 600 mila passeggeri, che speravano in una vacanza natalizia. Addirittura, la ministra degli Interni ha esortato a pensarci due volte prima di mettersi in viaggio. Ma praticamente ogni giorno nel mese di dicembre sarà funestato da un qualche sciopero, con il coinvolgimento di oltre un milione di lavoratori. La prossima settimana si asterranno dal lavoro gli addetti al traffico autostradale, in contemporanea con due giorni di sciopero delle ferrovie: dunque in Inghilterra sarà impossibile spostarsi. I treni si fermeranno di nuovo proprio a cavallo di Natale, tra il 24 e il 27 dicembre.

 

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Anche le poste (la mitica Royal Mail) hanno scioperato ieri e saranno bloccate di nuovo la settimana prossima, mentre prima e dopo Natale si fermano gli autisti delle ambulanze. Ma soprattutto a causare costernazione c’è il primo sciopero della storia degli infermieri, che metterà in ginocchio un servizio sanitario già allo stremo per gli strascichi della pandemia.

 

In sintesi, per questo Natale gli inglesi non potranno andare a far visita ai parenti, non potranno andare in vacanza, non potranno spedire regali e faranno bene a non ammalarsi: sono i servizi di base, quelli che diamo per scontati in una società avanzata, che sono diventati una lotteria, una corsa a ostacoli quotidiana. Si va all’ufficio postale e si trova il cartello che dice «niente pacchi», si torna alla fermata dell’autobus e c’è il cartello che avverte di «possibili interruzioni del servizio», la figlia deve partire per le ferie e si tratta di capire come farla arrivare in aeroporto. 

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Sui giornali si trovano paginate con il calendario dettagliato degli scioperi e consigli su come sopravvivere allo «Strikemas». Il governo è dunque costretto a ricorrere a misure estreme per provare a mettere una toppa: il personale della Raf, l’aviazione militare, si sta addestrando per organizzare il controllo passaporti negli scali aerei, mentre l’esercito è stato mobilitato per guidare le ambulanze. Ma il paradosso è che anche le Forze Armate mugugnano, perché fanno notare che la paga dei soldati chiamati a tappare i buchi degli scioperi è inferiore a quella degli scioperanti che protestano per i salari troppo bassi.

 

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Perché questa è la ragione dell’ondata di malcontento: l’inflazione, che ha superato l’ 11%, morde nelle tasche dei lavoratori, che chiedono incrementi delle buste paga. Ma è un circolo vizioso: adeguare al costo della vita gli stipendi dei quasi sei milioni di dipendenti pubblici costerebbe allo Stato 28 miliardi di sterline (oltre 30 miliardi di euro) e spingerebbe ancora più in alto l’inflazione. Per contenere la dinamica di prezzi e salari la Banca d’Inghilterra ha alzato i tassi in poche settimane dallo 0,1 al 3%, con effetti traumatici sui mutui delle famiglie, che si sono trovate ancor più impoverite.

 

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Il clima generale è di rabbia e frustrazione, di fronte a un Paese in crisi che appare ormai alla deriva. E non aiuta il fatto che al governo ci sia un tecnocrate come Rishi Sunak, che si mostra poco in pubblico e non sembra in grado di ispirare e ridare slancio alla nazione. Di fronte alle difficoltà il premier prova a fare la faccia feroce: «Se i leader dei sindacati continuano a essere irragionevoli — ha detto in Parlamento — allora è mio dovere passare all’azione. Questo è perché sto lavorando a nuove, dure leggi per proteggere la gente da questo sconvolgimento». Ma non sarà il ricorso alla linea dura la ricetta per sanare un malessere che ha radici profonde.

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