RIGOR MONTI NON SI AZZARDA A TASSARE L’AZZARDO - PREFERISCE PESCARE NELLE TASCHE DEI PENSIONATI PIUTTOSTO CHE FAR PAGARE LE LICENZE (CONCESSE GRATIS DAL BANANA) AI SIGNORI DEL GIOCO. PRIMO FRA TUTTI FRANCESCO CORALLO DI BPLUS, INDAGATO CON LABOCCETTA PER I PRESTITI BPM - LE CONCESSIONARIE DOVREBBERO RISARCIRE 89 MILIARDI € ALLO STATO (QUATTRO VOLTE LA MANOVRA MONTI) PER LA TRUFFA DELLE GIOCATE NON REGISTRATE NEL 2006 - MA AL PROCESSO I MONOPOLI DI STATO NON PRESENTANO NEMMENO UNA CARTA E IL GOVERNO GIOCA AL RIBASSO CON LE PENALI…

1 - UN REGALO AI SOLITI...

Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano"

Dopo quello delle frequenze televisive c'è un secondo beauty contest che Mario Monti dovrebbe fermare. Sono rimaste poche ore ma è ancora possibile far pagare il giusto ai signori del gioco. Poco prima di Natale è circolata la voce che le concessioni per le slot machines stanno per essere assegnate, gratis. Manca ancora il decreto e c'è tempo per impedire l'ennesimo regalo ai dieci concessionari (Bplus, Sisal e Lottomatica in testa) del gioco, tuttora in causa con lo Stato per decine di miliardi di euro per le loro inadempienze del passato. Non è più ammissibile in un'epoca di sacrifici che queste società continuino a macinare utili milionari grazie a un quadro normativo e politico che le favorisce.

Già conosciamo l'obiezione: le concessioni dovrebbero fruttare circa 135 milioni per il pagamento di un diritto di 15 mila euro per ognuna delle nuove VLT (grande slot di nuova generazione) e 200 euro per ciascuna nuova slot installata. In realtà questa cifra è una miseria rispetto ai miliardi di euro che i re del gioco incasseranno di qui fino al 2021. Il pallino è in mano all'Aams, l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato diretta da Raffaele Ferrara. La legge del Governo Berlusconi prevede che il settore più redditizio dell'economia sia assegnato in concessione gratuita per 9 anni. Ma se le licenze fossero assegnate a pagamento con una gara pubblica, come si vuole fare per le frequenze televisive, sarebbe possibile incassare una somma vicina al miliardo di euro.

Segnate bene in mente questo numero: 42 miliardi di euro. A tanto ammonta la raccolta annuale delle slot machines legalizzate nel nostro paese nel 2011. Parliamo di un giro di affari superiore di dieci miliardi a quello realizzato in tutto il mondo dall'intero gruppo Fiat. Contribuiscono a questa cifra (preoccupante per le conseguenze sociali) due famiglie di apparecchi da intrattenimento: le piccole "new slot" disseminate nei bar che permettono di vincere fino a 100 euro e le più grandi e potenti VLT, presenti ormai in centinaia di grandi sale che non hanno nulla da invidiare a un vero casinò, che permettono di vincere fino a 500 mila euro con il jackpot. Introdotte alla fine del 2010 grazie al decreto Abruzzo hanno raccolto da gennaio a novembre del 2011 ben 11 miliardi di euro. Mentre le vecchie "new slot" hanno incassato poco meno di 27 miliardi. In tutto sono 38 miliardi ai quali bisogna aggiungere l'incasso previsto per dicembre per arrivare alla cifra mostruosa di 41 miliardi.

Se si eliminano le vincite resta una cifra comunque enorme: da gennaio a novembre sono 7 miliardi e 636 milioni di euro. Si può prevedere che nel 2011 le slot e le vlt trattengano nelle loro casse una cifra superiore agli 8,3 miliardi di euro. Non a caso la società italiana cresciuta di più in borsa nel 2011 è Lottomatica, il più grande dei 10 concessionari per dimensioni ma non per quota di mercato.

In testa con un buon 25 per cento del parco macchine, infatti, troviamo Bplus, una limited company con sede a Londra controllata da Francesco Corallo, figlio di Gaetano, vecchio amico del boss catanese Nitto Santapaola. Gaetano è stato condannato negli anni ottanta a 7 anni e 6 mesi (poi ridotti a 4 dall'indulto) per associazione a delinquere per la scalata proprio ai casinò italiani di Sanremo e Campione. La società del figlio, che dice di non avere nulla a che fare con il padre e che è stato prosciolto in due inchieste della Procura di Roma (che lo vedevano indagato per traffico di droga e riciclaggio con il padre nel 2000 e 2009), ha ottenuto la concessione per riscuotere le tasse dello Stato italiano. Nonostante la struttura societaria della società basata alle Antille olandesi, Corallo jr è il primo esattore delle tasse del gioco in Italia.

Il beauty contest del gioco è stato indetto anche per sanare questa situazione paradossale ma il prezzo è troppo caro. Lo Stato italiano, dopo avere assegnato il compito di riscuotere miliardi di euro di imposte a società che non hanno rispettato gli impegni (come dimostra la storia dell'indagine della Corte dei Conti descritta da Sansa, qui a fianco) e che talvolta non si sa nemmeno a chi appartengono, ha deciso di donare loro una concessione novennale.

L'ennesimo regalo di una storia che inizia nel 2004. Quando Berlusconi decide di fare emergere questo enorme settore sommerso affida ai dieci concessionari il compito di collegare le slot in rete con il computer della Sogei e di controllare il rispetto delle regole. I requisiti per selezionare questi esattori e controllori del gioco erano però superficiali. Nessuno chiese informative prefettizie per conoscere nel dettaglio la storia degli amministratori né tanto meno fu imposta una struttura societaria italiana trasparente. Le dieci concessioni dovevano scadere nel 2008 ma sono state prorogate, sempre gratis, per tre volte, l'ultima pochi giorni fa fino all'aprile del 2012.

Non solo. Anche le nuove Vlt, molto più redditizie, sono state affidate senza gara ai dieci concessionari nella misura arbitraria di 14 vlt per ogni 100 esistenti nel parco macchine singolo concessionario. In tal modo lo Stato ha perpetuato il regalo del 2004 mantenendo intatte le quote di mercato anche nel nuovo settore delle vlt. A ottobre finalmente è arrivata la gara per le nuove concessioni. Un po' come nel beauty contest delle tv però sono stati privilegiati i concessionari attuali che potranno conservare le loro slot e vlt se rispetteranno i criteri stabiliti per legge, tra i quali finalmente c'è anche l'obbligo di far sapere chi è il proprietario. Mentre i tre nuovi entranti qualificati saranno costretti a crearsi prima una rete di vecchie slot per potere poi chiedere di entrare (sempre in ragione di 14 nuove VLT per ogni cento macchinette) nel nuovo mercato.

È difficile fare una stima del valore delle 13 concessioni in assegnazione. L'incasso netto delle vecchie slot si può stimare in 600 milioni di euro all'anno. Mentre l'importo che resta in cassa a Bplus, Lottomatica, Sisal e compagni per le vlt è più piccolo in valori assoluti ma molto più elevato in termini percentuali. Le grandi slot hanno trattenuto in cassa dopo il pagamento dei premi "solo" 1,2 miliardi di euro nel 2011. Ma lo Stato si è accontentato di una tassazione pari solo al 2 per cento contro l'11,5 per cento dell'aliquota chiesta alle vecchie slot. L'aliquota generosa (portata solo da pochi mesi al 4 per cento) è stata giustificata con un versamento una tantum di 15 mila euro per ogni macchina.

In realtà quel versamento si ripaga al massimo in un paio di anni mentre la concessione dura 9 anni. Se il trend si mantiene simile a quello della fine del 2011, si può stimare che per 7 anni almeno i concessionari incasseranno un miliardo all'anno dalle vlt al netto delle tasse . E altri 600 milioni di euro dalle slot, stavolta per nove anni. In tutto l'arco della concessione gli introiti potrebbero superare i 12 miliardi di euro. Anche considerando i costi fissi per l'affitto delle sale, per le macchine e per il personale, la concessione resta un ottimo affare, un asset che i tredici concessionari iscriveranno nel loro bilancio e che non c'è alcuna ragione che non paghino a caro prezzo.

2 - 89 MILIARDI È LA CIFRA CALCOLATA DALLA CORTE DEI CONTI: SOLDI CHE NON SONO MAI STATI INCASSATI...

Ferruccio Sansa per "Il Fatto Quotidiano"

Ottantanove miliardi e mezzo di euro. È la somma che, secondo la Procura della Corte dei conti, le concessionarie delle slot machine devono ai Monopoli, quindi allo Stato, per non aver rispettato la convenzione da loro stesse firmata. Avete letto bene, miliardi, con nove zeri. Quasi quattro volte la manovra del governo Monti. Se entrassero in cassa, non ci sarebbe più bisogno dei tagli alle pensioni, delle tasse sulla casa, di niente. L'Italia uscirebbe dalla crisi, senza chiedere un euro ai cittadini.

Già, ma il condizionale è d'obbligo. Tutti con il fiato sospeso: l'ultima udienza della Corte dei conti è del 23 novembre scorso, entro un mese potrebbe arrivare la sentenza che l'Italia aspetta da quattro anni. Da quando lo scandalo finì sul Secolo XIX e l'Espresso.

La battaglia sarà dura. Primo, perché i magistrati devono districarsi in un mare di ricorsi e controricorsi delle concessionarie, devono navigare tra norme e clausole di cui sono disseminate le convenzioni. Ma non solo: le manovre per spianare il cammino delle potentissime concessionarie sono state tante. Con lo Stato che non pare essersi battuto a sangue per ottenere il massimo risarcimento e riempire le sue casse esangui. Invece gli amici delle slot hanno contatti nel mondo politico: a cominciare da quella che fu An, proprio con i finiani.

Amedeo Laboccetta, ex plenipotenziario di Fini a Napoli era amministratore di Atlantis Group of Companies Nv (oggi è in Parlamento, vicino a Berlusconi e giura di non avere più niente a che fare con le slot). Non è comunque l'unico. Per non dire del convitato di pietra, la criminalità organizzata che ha scommesso sulle slot. Cosa Nostra, ma anche la camorra. Anzi, proprio intorno al gioco legale, secondo gli inquirenti napoletani, si sarebbe saldata un'alleanza che va dai Casalesi a Palermo. Il motivo è semplice: alla malavita ogni apparecchio può rendere oltre diecimila euro al giorno.

Ma torniamo alla nostra storia: è il 2006 quando il Gat-Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Finanza prende in mano la pratica. E comincia un'indagine capillare seguita dal procuratore Marco Smiroldo, giudice ragazzino tanto mite quanto tenace che a 35 anni si trova a fronteggiare le multinazionali del settore. Gli uomini della Finanza passano al setaccio ogni singolo apparecchio e scoprono che decine di migliaia di slot machine non sono collegate alla rete che registra le giocate.

Addirittura in un locale di Riposto (Catania) risultano depositate 26.858 slot in 50 metri quadrati. Quando gli agenti tentano una stima del denaro dovuto allo Stato non credono ai loro occhi: si sfiorano i 90 miliardi. Il calcolo si basa sulle penali previste dalla concessione firmata da Monopoli e concessionari: in caso di mancato collegamento delle macchinette è previsto un tot per ora per il mancato versamento del prelievo legato al gioco. Una questione matematica.

Intanto lavora anche una commissione di esperti guidata da Alfiero Grandi (Pd), sottosegretario all'Economia del governo Prodi. Un tipo tosto. Con lui il generale delle Finanza Castore Palmerini. L'inchiesta produce un documento bomba. Ma in tanti sono interessati a disinnescarla .

Il lavoro della Commissione, del Gat e della Corte dei conti finisce, però, sui giornali. E l'opinione pubblica si scatena: migliaia di lettere arrivano a Palazzo Chigi. Romano Prodi promette: "Non ci sarà un colpo di spugna" (Silvio Berlusconi ha taciuto sulla vicenda). La Procura inizialmente parla di penali per 31 miliardi e 390 milioni per il concessionario Atlantis World. Poi Cogetech con 9 miliardi e 394 milioni, Snai con 8 miliardi e 176 milioni, Lottomatica con 7 miliardi e 690 milioni, Hbg con 7 miliardi e 82 milioni, Cirsa con 7 miliardi e 51 milioni, Codere con 6 miliardi e 853 milioni, Sisal con 4 miliardi e 459 milioni, Gmatica con 3 miliardi e 167 milioni e infine Gamenet con 2 miliardi e 873 milioni. In totale, 89,5 miliardi.

La battaglia, però, è soltanto all'inizio. Lontano dai riflettori gli uomini delle slot muovono le loro pedine. Le concessionarie ricorrono al Tar e al Consiglio di Stato; i Monopoli dello Stato, che sarebbero la controparte, non presentano nemmeno una carta. Tocca poi alle audizioni parlamentari per rinegoziare la convenzione. Dagli atti parlamentari dell'audizione di Giorgio Tino (l'allora numero uno dei Monopoli cui la Corte dei conti ha chiesto 1,3 miliardi di danni) emergono le posizioni degli onorevoli.

Gianfranco Conte (Forza Italia) disse: "Chi è esperto del settore si è accorto della stupidità della Commissione (gli esperti che denunciarono lo scandalo, ndr)". Insomma, la politica non usa il pugno di ferro con le concessionarie. Così si arriva a stabilire nuove penali, ridotte a meno di un centesimo: da 50 a 0,5 euro l'ora per ogni apparecchio non collegato. Con una sorpresa: "C'è chi sostiene che la nuova disciplina debba valere anche per il passato. Mai vista una cosa simile, di solito vale la convenzione in vigore al momento dell'inadempienza", sostiene un esperto del settore che resta anonimo.

La parola quindi alla commissione tecnica Oriani-Monorchio che dovrebbe indicare come vada interpretata la convenzione. Infine i magistrati della Corte dei conti chiedono una consulenza della Digit (Ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione). A ogni passaggio il conto si assottiglia: prima si scende a 840 milioni. Un centesimo del calcolo della Procura.

Poi si applica la nuova convenzione a 70 milioni. Meno di un millesimo. Si mette l'accento sul ruolo dei Monopoli nel pasticciaccio delle slot, si alleggeriscono le responsabilità dei concessionari. Fino all'udienza 23 novembre scorso. Con Smiroldo che ripete la richiesta: 89 miliardi. In subordine 2,7 miliardi (comunque un decimo della manovra) oppure, appunto, 840 milioni. Ma le concessionarie sperano che alla fine il conto sia un altro: zero euro.

 

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