LA CASTA INCASSA E DA I NUMERI - IL BILANCIO DEL GRUPPO DEL PDL AL SENATO È RIASSUNTO IN SOLE TRE PAGINETTE, EPPURE LA CIFRA PICCOLA NON È: PIÙ DI 10,2 MLN € DI SPESE, MOLTE DELLE QUALI “GENERICHE” - L’ENNESIMA MAGAGNA DEI PARTITI, I QUALI DOVRANNO FAR CONTROLLARE I BILANCI DA SOCIETÀ ESTERNE, MA POI AVRANNO COMPLETA LIBERTÀ PER QUEL CHE RIGUARDA LE VOCI DEL PERSONALE E DELLE FUMOSE “ATTIVITÀ POLITICHE”…

Francesco Bonazzi per "Il Secolo XIX"

Se i numeri sono quelli, e non c'è motivo di dubitarne perché sono controfirmati da tre senatori della Repubblica, lavorare per il gruppo del Pdl a Palazzo Madama dev'essere un vero privilegio. E anche ben pagato: 164 mila euro lordi in media. Per carità, nulla a che spartire con i senatori, anche se la spartizione tecnicamente c'è eccome. Visto che, stipendi e indennità a parte, ognuno dei 127 rappresentanti del partito di Silvio Berlusconi nella Camera alta costa al suo gruppo 80.828 euro l'anno.

Il totale fa 10 milioni e 265 mila euro, diviso in voci la cui genericità è ben rappresentata dalle quattro cifre in croce che compongono la stenta paginetta del sedicente "Bilancio al 31 dicembre 2011" del gruppo del Pdl al Senato. Con la "Relazione al bilancio" si arriva a tre fogli in totale. Di sicuro, nulla in comune con le acrobazie contabili di Batman-Fiorito in regione Lazio, ma è seriamente probabile che il rendiconto annuale della polisportiva sotto casa sia più analitico.

Prima di addentrarci, si fa per dire, nelle singole voci di bilancio, qualche fermo immagine dai giorni della Grande Indignazione per i super rimborsi delle Regioni. Anzi, qualche fermo chiacchiera. Il 25 settembre, il presidente del Senato, Renato Schifani, dichiara a Ballarò: «I vari casi Penati, Lusi, Belsito e Fiorito sono casi individuali, ma a volte vi sono anche delle responsabilità dei partiti per omesso controllo. Occorre che la politica si interroghi e passi dalle affermazioni e dalle condanne all'adozione di provvedimenti seri e rigorosi». Il 29 settembre tocca al presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri: «Noi abbiamo ridotto del 50% i rimborsi elettorali ai partiti, sono stati introdotti strumenti di maggiore controllo anche in Parlamento e certificheremo i bilanci con società esterne».

Detto e fatto: la scorsa settimana la giunta di Palazzo Madama ha approvato all'unanimità un regolamento che introduce (dalla prossima legislatura, naturalmente) l'obbligo di pubblicità e di revisione esterna dei bilanci dei singoli gruppi. E se verranno trovate irregolarità, si rischierà di perdere i contributi pubblici. Soltanto che non tutte le spese saranno sindacabili. Ad esempio, quelle per il personale e quelle per generiche «attività politiche» finiranno in dei capitoli unici, nei quali ogni singolo gruppo potrà poi andare a pescare nella misura desiderata.

Dettagli per contabili in libera uscita? Non proprio, e per capirlo basta dare un'occhiata ai conti del Pdl in Senato, dei quali il Secolo XIX è in possesso. Le entrate del 2011 ammontano a 6.123.657,09 euro e provengono quasi interamente dal budget del Senato stesso, tolti 48 mila euro e 4 centesimi di «proventi diversi» e 14.311,75 euro di interessi attivi di conto corrente.

Come sono stati spesi? Il grosso (4.430.617,42 euro) è andato a «Personale, oneri tributari e contributivi». Al gruppo lavorano 26-27 persone e quindi saremmo di fronte a una spesa media superiore ai 160 mila euro per ciascuno. Ma se è davvero così, anche quando i bilanci dei gruppi saranno «pubblici», resterà il mistero su questi presunti beneficiati della politica.

Poi ci sono la bellezza di 887.686,69 euro messi sotto la dicitura «Formazione, seminari, convegni, pubblicazioni, manifestazioni e sito istituzionale». E vabbè, meglio non sottilizzare più di tanto, ma che dire degli ulteriori 600.378,65 euro di "Spese generali", una voce-calderone in cui finiscono «consulenze tecniche, legali, elaborazioni dati, gestione auto, telefonia, spese postali, bancarie, cancelleria, tipografia, giornali e riviste varie, materiale tecnico, supporti informatici e telefonici, spese di rappresentanza e missioni»? E soprattutto, allora che ci sarà mai nelle «Spese di funzionamento» che ammontano a 425 mila euro tondi tondi? A questa montagna di denari pubblici vanno poi aggiunti i 3.921.484,38 euro ricevuti dal «Fondo destinato ai senatori per il rapporto eletto-elettori».

Divisi per 127, che è il numero dei senatori Pdl, fanno altri 30.877 euro a testa per curare il collegio elettorale. Nonostante la manna dei contributi, l'anno scorso la gestione del gruppo del Pdl ha registrato un disavanzo di 220.025 euro e 67 centesimi. Nella relazione firmata dai senatori Giampaolo Bettamio, Alberto Balboni e Gilberto Pichetto Fratin, si legge innanzitutto che è colpa «dell'uscita di alcuni colleghi che ha determinato minori contributi, alla quale l'Ufficio di presidenza ha deciso di non far corrispondere una diminuzione del personale impiegato».

Nonostante l'amarezza per i traditori, che datore di lavoro meraviglioso, il Pdl di Palazzo Madama. La seconda ragione del buco è la «caduta del governo Berlusconi, che ha determinato il rientro ad ogni effetto nell'attività del gruppo di colleghi precedentemente impegnati nell'esecutivo, con un ulteriore carico di personale cui si è deciso di far fronte reinserendoli nell'organo operativo del gruppo». Si tratta di cinque ex ministri. E meno male che il governo è caduto solo l'11 novembre.

 

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