salvini di maio berlusconi renzi

IL BANANA CERCA GARANZIE DA SALVINI SULLE AZIENDE (MA NON SEMBRA ESSERE SODDISFATTO) E SOLIDARIZZA COL PREMIERINO PER I CV TAROCCATI. “SEGUA IL METODO DI MARGARET THATCHER, COME HO SEMPRE FATTO IO. I GIORNALI NON LI LEGGA, MI DIA RETTA”

 

Francesco Verderami per il ‘Corriere della Sera’

 

BERLUSCONI E SALVINI

Berlusconi si è ormai convinto che l' arcinemico non sia Di Maio ma Salvini, perché se dall' avversario sapeva cosa aspettarsi, immaginava un diverso trattamento da parte dell' alleato. Forse non dal punto di vista politico, ma almeno sotto il profilo personale, che per il Cavaliere è quello aziendale. E allora passi che il leader della Lega gli avesse confidato nei giorni scorsi di essersi pentito per l' avventura intrapresa con i Cinquestelle, «così mi aveva detto».

 

E passi anche che - non più tardi dell' altro ieri - gli avesse preannunciato di voler far saltare il banco delle trattive di governo, «così mi aveva detto». Quello che l' ha mandato in bestia è stato il modo in cui «Salvini mi ha preso in giro» - così ha detto - nonostante gli accordi presi per garantire il via libera all' intesa con M5S.

 

conte by carli

Perché ci sta che il capo del Carroccio - mentre parla di ministeri con Di Maio - continui a professare fedeltà al centrodestra, abbracciando Forza Italia in modo da toglierle progressivamente l' ossigeno e fagocitarne i consensi: fa parte delle spietate regole del gioco. Ciò che Berlusconi non accetta è che Salvini «dopo avermi assicurato di prendere i ministeri della Giustizia e dello Sviluppo economico, li possa lasciare in mano ai Cinquestelle».

 

Ecco la vera fonte delle sue preoccupazioni. Cresciute dopo l' ultimo colloquio telefonico, durante il quale si sarebbe sentito dire - così ha detto - che «sai, la cosa è un po' intricata. Ma vediamo, non è poi detta l' ultima parola». Ora, Berlusconi può mettere in conto l' assalto al suo partito, ma non può accettare l' assalto al Biscione.

 

berlusconi mediaset

Già sente le sue televisioni minacciate da quel capoverso del «contratto» in cui è prevista una norma per il «divieto assoluto di pubblicità e sponsorizzazioni» da parte delle società di scommesse, che investono sui media poco meno di duecento milioni l' anno. Raccontano che la scorsa settimana - dopo la lettura della mezza paginetta - il Cavaliere sia andato su tutte le furie e abbia protestato con Salvini. «E il bello è - ha commentato dopo aver messo giù il telefono - che quelle società hanno finanziato la campagna elettorale anche alla Lega». L' assedio lo ha incupito a tal punto che l' altro ieri meditava un annuncio dirompente, l' addio alle armi, la fine della storia: «Questa è una farsa. E che ci sto a fare in questa farsa? Non mi ritrovo».

 

SALVINI DI MAIO

L' indomani ha cambiato idea. Nonostante la tensione, si è presentato all' appuntamento con il presidente del Consiglio incaricato con il sorriso d' ordinanza e ha fatto sfoggio delle sue battute, riempiendo di consigli l' inesperienza dell' interlocutore. Fino a solidarizzare con lui per «la campagna di stampa» sul suo curriculum dopato: «Segua il metodo di Margaret Thatcher, come ho sempre fatto io. I giornali non li legga, mi dia retta».

 

Insomma, Berlusconi ha fatto il Berlusconi. Prima ha trovato il modo di annunciare a Conte l' opposizione di Forza Italia con l' empatia di un alleato. Poi ha infranto il cerimoniale. È successo quando ha saputo che nella stanza accanto c' era Salvini, riunito con la sua squadra. «Mi consenta...», ha detto. E il premier incaricato ha consentito, restando in pratica a fare anticamera mentre il Cavaliere chiudeva dietro di sé la porta per parlare con l' alleato condiviso. Qualche minuto, non di più. Giusto il tempo di ripetere al capo della Lega che «almeno la delega delle Comunicazioni deve andare a uno dei tuoi».

 

gianni letta

Così ha un senso l' atteggiamento di Forza Italia. Perché quando la parola «opposizione» viene accompagnata da una sequenza di aggettivi - «costruttiva», «intelligente», «determinata» - il suo significato cambia fino quasi a capovolgersi. In attesa della lista dei ministri, da cui dipenderà la scelta del prossimo aggettivo, Berlusconi ieri ha riunito il suo partito e ordinato il contrario di quello che avrebbe in animo: «Attaccate i Cinquestelle e lasciate perdere Salvini. Noi non dobbiamo farci accusare di aver rotto l' alleanza». Né bisogna «compromettere» i destini della legislatura, ha ribadito Gianni Letta. Il centrodestra dunque esiste ancora, con l' alleato il clima è cordiale. Sciolta la seduta, Berlusconi si è appartato per telefonare agli amici del Ppe e rassicurarli che in Italia è tutto sotto controllo.

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...