trump bannon ivanka

PROPRIO TU, BANNON? - ‘L’INCONTRO COI RUSSI DEL TEAM TRUMP ERA SOVVERSIVO’. L’EX CONSULENTE SMERDA IL PRESIDENTE, CHE REAGISCE ‘FURIOSO E DISGUSTATO: BANNON ERA UNA TALPA CHE HA PERSO LA TESTA’. E LO DENUNCERÀ PER AVER VIOLATO L’ACCORDO DI RISERVATEZZA PARLANDO CON L’AUTORE DEL LIBRO SUL PRIMO ANNO INFUOCATO ALLA CASA BIANCA - LE LACRIME DI MELANIA DOPO LA VITTORIA - L'INCRIMINATO MANAFORT DENUNCIA IL PROCURATORE MUELLER

 

1.TRUMP DIFFIDA BANNON PER LIBRO, "VIOLATO ACCORDO"

SCONTRO BANNON TRUMP

 (ANSA) - Gli avvocati di Donald Trump hanno inviato una lettera di diffida all'ex chief strategist della Casa Bianca Steve Bannon, sostenendo che ha violato un accordo di non divulgazione parlando all'autore del libro "Fire and fury: inside the Trump White House" del "presidente, dei membri della sua famiglia e della società, svelando informazioni confidenziali all'autore Michael Wolff e facendo dichiarazioni denigratorie e in alcuni casi completamente diffamatorie". Lo scrive il Nyt.

 

2.TRUMP 'FURIOSO' E 'DISGUSTATO' DA COMMENTI BANNON

 (ANSA) - Donald Trump e' "furioso" e "disgustato" dai commenti del suo ex chief strategist Steve Bannon nel libro sulla sua presidenza scritto da Michael Wolff. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders nel suo briefing quotidiano con i giornalisti.

 

 

3.RUSSIAGATE, BANNON ACCUSA TRUMP

Anna Guaita per il Messaggero

 

steve bannon parla pro roy moore

È guerra aperta fra gli ex alleati. Donald Trump e Steve Bannon si scambiano accuse gravi, e lo scontro fra il presidente e il suo ex stratega potrebbe avere serie conseguenze destabilizzanti sulla presidenza. Il vulcano è esploso ieri quando il quotidiano The Guardian e la rivista New York hanno pubblicato estratti di «Fire and Fury», un libro su Trump, la sua campagna e la sua presidenza. L'autore, il giornalista Michael Wolff, ha collezionato centinaia di interviste di collaboratori, amici, sostenitori e impiegati di Trump, mettendo insieme alcune delle pagine più imbarazzanti scritte finora su Trump e la sua famiglia.

trump bannon

 

Ma se è stuzzicante scoprire che Donald non credeva che avrebbe vinto e sperava solo di usare la corsa presidenziale per «far soldi», se è curioso scoprire che Melania non voleva essere first lady tanto che la notte della vittoria si mise a piangere, se è scoraggiante venire a sapere che Trump non conosce la Costituzione e non ha neanche voluto farsela spiegare, quel che risulta esplosivo sono le parole di Steve Bannon sul figlio di Trump, Don Junior, il genero Jared Kushner e l'allora capo della campagna elettorale, Paul Manafort.

 

ivanka trump bannon

Bannon ricorda l'oramai famoso incontro del giugno 2016, quando il terzetto ricevette alla Trump Tower una delegazione russa, guidata dall'avvocato Natalia Veselnitskaya. Don Junior aveva accettato l'incontro nella speranza che i russi gli passassero «marciume su Hillary Clinton». Ebbene, per Bannon quell'incontro fu un «atto traditore, antipatriottico», e il terzetto avrebbe subito dovuto avvertire l'Fbi che i russi offrivano materiale segreto sulla rivale democratica. Non solo, ipotizza che Trump in persona abbia incontrato i russi: «La possibilità che Don Jr non li abbia portati nello studio del padre è pari a zero».

steve bannon donald trump

 

Bannon nel libro si dice sicuro che il procuratore speciale Robert Mueller, che sta indagando sul Russiagate, «schiaccerà Don Junior in pubblico come un uovo». E aggiunge che l'indagine di Mueller è incentrata «sul riciclaggio di denaro». «La sua strada per fregare Trump passa attraverso Paul Manafort, Don junior e Jared Kushner, passa atraverso la Deutsche Bank e tutta la mer*a di Kushner. E la mer*a di Kushner è lercia».

 

LA TESI

In altre parole, Bannon sostiene che le tre persone più importanti durante la campagna avrebbero fatto affari poco chiari, che coinvolgevano il riciclaggio di denaro russo attraverso la Deutsche Bank. E si dice sicuro che una volta messi davanti ai capi di accusa, sia Manafort che Kushner decideranno di «negoziare».

 

donald trump jared kushner

Il libro di Wolff racconta molto altro, ad esempio che Donald Trump che si è sempre vantato di essere un miliardario, si è rifiutato fino all'ultimo di investire soldi nella propria campagna, sicuro com'era di perdere. E anzi, quando il finanziatore Paul Mercer offrì cinque milioni di dollari, Trump non riusciva a capacitarsene, e addirittura chiese a Mercer se si rendeva conto che la campagna «era un tale pasticcio».

 

Ma a Trump non dispiaceva perdere: «Dopo essere stato sconfitto - scrive Wolff sarebbe stato follemente famoso, mentre sua figlia Ivanka e il genero Jared sarebbero stati celebrità internazionali, e Melania sarebbe potuta tornare alla sua vita tranquilla». Nella notte elettorale, Trump testimonia Bannon «diventò pallido come se avesse visto un fantasma, passando dall'incredulità al terrore».

FIRE AND FURY MICHAEL WOLFF

 

L'uscita allo scoperto di Bannon, che è stato al fianco di Trump dall'agosto 2016 fino all'agosto 2017, ha fatto infuriare il presidente, che ha negato ogni fondamento alle ricostruzioni nel libro e ha sostenuto che il suo ex stratega «ha perso la ragione» dopo essere stato licenziato, e anzi lo ha denunciato come una talpa che faceva trapelare informazioni dalla Casa Bianca allo scopo «di darsi importanza».

 

4. RUSSIAGATE:MANAFORT FA CAUSA A MUELLER, ECCESSO POTERE

(ANSA) - Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Donald Trump arrestato nel Russiagate per evasione e riciclaggio, ha avviato una causa contro il procuratore speciale Robert Mueller, il vice attorney generale Rod Rosenstein che lo ha nominato e lo stesso dipartimento di giustizia. La tesi di Manafort e' che Mueller abbia ecceduto nei suoi poteri durante le indagini, come pure Rosenstein nel garantirgli "carta bianca nell'indagare e incriminare in relazione a qualsiasi cosa si imbatta".

 

 

Paul ManafortROD ROSENSTEIN

 

MELANIA TRUMP NELL ORTOTRUMP, MELANIA E BARRON ROBERT MUELLER donald trump paul manafortIL SELFIE DI NATALE DI MELANIA TRUMP

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO