
VETO O NON VETO? NELLA BATTAGLIA DEI NIET INCROCIATI, IL CANDIDATO DEL CAMPO LARGO IN CAMPANIA PUO’ ESSERE, COME DAGO DIXIT, SERGIO COSTA – VINCENZO DE LUCA NON VUOLE ROBERTO FICO (“NON VEDO PER QUALE MOTIVO OCCORRE CONSEGNARE LA REGIONE A CHI HA FATTO OPPOSIZIONE PER 10 ANNI”), IL FIGLIO PIERO, DI AREA BONACCINIANA, INVOCA LE PRIMARIE DI COALIZIONE (MA IL PD NON LE VUOLE) - IL RUOLO DI MANFREDI E IL PASSAGGIO FONDAMENTALE, OVVERO L’INCONTRO TRA ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE, CHE NON C’È ANCORA STATO…
Simona Brandolini per il “Corriere della Sera” - Estratti
SERGIO COSTA E VINCENZO DE LUCA
Sono due i protagonisti indiscussi della battaglia per le Regionali in Campania. Uno, ovvio, è Vincenzo De Luca. L’altro, Roberto Fico, lo è diventato suo malgrado, visto che si tiene alla larga dalle guerre tutte interne al Pd. Ma è lui il candidato in pectore, sempre al fianco di Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, suo sponsor principale tanto da avergli fatto guadagnare l’antipatia e le ire deluchiane.
Il governatore ha giurato di vendere cara la pelle e sta mantenendo la promessa. Prima la battaglia campale per il terzo mandato, poi la richiesta per il rinvio delle elezioni (avanzata in Conferenza delle Regioni e appoggiata dalla Lega), ora le primarie. E la minaccia, sempre incombente, di un Terzo polo e di rimanere «in prima linea, farò ancora il presidente. Sono sulla linea Napolitano-De Mita».
Durante la Festa dell’Unità di Rivoli spiega: «Io credo in un’alleanza larga, più ampia possibile, se vogliamo governare l’Italia. Non c’è nessun veto, nessuna barricata nei confronti dei 5 Stelle, anche perché si sono evoluti: Giuseppe Conte ha avuto il merito di trasformarli in un partito normale».
Ma poi motiva il suo no a una candidatura dell’ex presidente della Camera: «Non vedo per quale motivo occorrerebbe consegnare la Regione a chi ha fatto opposizione per 10 anni».
Cioé dice no ai veti ponendo un veto? Sì, ma tra le righe sta dicendo anche che vuol scegliere lui il suo successore. E dunque no a Fico potrebbe significare sì a Sergio Costa, per esempio, o a Mariolina Castellone o a Federico Cafiero de Raho. Ma non contento di aver messo già abbastanza mine nel Campo largo, ne sotterra un’altra.
Per la verità, riprende l’idea del figlio Piero, deputato dem di area bonacciniana. Che ieri ha rispolverato le primarie per la scelta del candidato. Il governatore prende la palla al balzo: «Facciamo le primarie di coalizione e decidano i cittadini».
Come se non ci fosse già tanta carne a cuocere. Dal Nazareno trapela che è una proposta irricevibile, «priva di fondamento». Ma nel frattempo, nel Pd campano se ne discute. La scorsa settimana era circolata anche una lettera tra i segretari di circolo con la richiesta di primarie (poi non sottoscritta e dunque non inviata). Se l’obiettivo del presidente era quello di creare ulteriore caos, ci è riuscito.
In Campania, visto che De Luca ha detto che governerà «fino all’ultimo minuto utile» si dovrebbe votare il 23 novembre. Il suo avversario vero, Manfredi, invece sta spingendo per chiudere la partita il prima possibile: «Mi auguro che entro fine luglio si arrivi a una decisione condivisa», ha detto a Manduria durante la kermesse di Bruno Vespa. E su Fico, per una volta, ha abbandonato la sua proverbiale cautela: «Credo che sarà lui il candidato. I sondaggi indicano che è il più forte all’interno del Movimento 5 Stelle».
E ancora su De Luca, con il quale battibecca da tempo: «I rapporti con lui sono quelli che sono — ha ammesso Manfredi —. De Luca proverà a resistere, ma non c’è il terzo mandato».
Il passaggio fondamentale, ovvero l’incontro tra Elly Schlein e Giuseppe Conte sulla Campania, non c’è ancora stato. Il leader pentastellato ha spiegato, qualche giorno fa, che il cosiddetto «modello Napoli» manfrediano non è replicabile in Regione «perché ci sono altre variabili». Una su tutte, De Luca. Oggi dice: «In Campania noi siamo una forza molto presente che è in costante dialogo con i cittadini. Forze progressiste che dicono no ai 5 Stelle? Sarebbe un suicidio, non avrebbe nessun senso.
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