orban salvini di maio

“BISOGNA DISTINGUERSI DA SALVINI” - DI MAIO DETTA LA LINEA A CONTE SU ORBAN: L'ITALIA VOTERÀ CONTRO L' UNGHERIA - IL PREMIER, STRETTO NELLA TENAGLIA TRA LEGA E CINQUESTELLE, HA CAPITO CHE IL PROBLEMA DEL SUO GOVERNO È LO STRAPOTERE DEL LEGHISTA - STRITOLATO DAI SONDAGGI, DI MAIO NON PUÒ REGGERE A LUNGO LA PRESSIONE SENZA PORTARE A CASA RISULTATI CONCRETI

Tommaso Ciriaco per la Repubblica

conte di maio salvini

 

«Dobbiamo distinguerci da Salvini, non abbiamo scelta. Partiamo dalle sanzioni a Orbán». Alla fine Luigi Di Maio si convince. Colpisce il leader dell' ultradestra ungherese. E sfida il Carroccio, arruolando nella battaglia anche Giuseppe Conte. Dopo rapida consultazione con la Farnesina, il premier promette privatamente a Di Maio il suo voto a favore di un' eventuale procedura contro l' Ungheria.

 

L' ultima parola, infatti, spetterà ai capi di Stato e di governo. E il presidente del Consiglio decide di sostenere il Movimento, scaricando i leghisti.

 

Il via libera alla linea anti ungherese arriva di buon mattino, facendo la gioia degli eurodeputati grillini ostili a Viktor Orbán. Ma il punto è tutto politico, e riguarda la posizione che il governo italiano dovrà assumere nel caso in cui l' Europarlamento dovesse approvare le sanzioni. Il regolamento affida infatti al Consiglio europeo la scelta finale: occorrono prima i quattro quinti dei leader, poi l' unanimità per confermare eventuali punizioni ai magiari (che quasi certamente il veto della Polonia eviterà). Conte, ufficialmente ancora lontano dalla contesa, è propenso a sfidare l' Ungheria. E Matteo Salvini.

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

 

Se c' è una cosa che il premier ha capito, stretto com' è in questa tenaglia tra Lega e Cinquestelle, è che il problema del suo governo si chiama proprio Salvini. O meglio, lo strapotere mediatico del leghista che mette con le spalle al muro Di Maio. Stritolato dai sondaggi che premiano il Carroccio, il grillino non può reggere ancora a lungo la pressione senza portare a casa risultati concreti. E si interroga su un dilemma: rompere prima che rompa l' alleato, oppure alzare al massimo l' asticella, cercando di portare a casa qualcosa che salvi la baracca? Ieri nel faccia a faccia con Davide Casaleggio si è stabilito di esplorare la seconda strada, puntando tutto sul reddito di cittadinanza. Senza, però, sarà crisi di governo.

 

Per far approvare la madre di tutte le riforme pentastellate è necessario convincere il Tesoro ad allentare i cordoni, anche a costo di sfidare i mercati. E piegare Salvini, che non a caso frena: il leader del Carroccio non ha alcuna intenzione di regalare ai grillini un maxi spot a ridosso delle Europee e difende la linea rigorista di Giovanni Tria. Una posizione che ancora ieri provocava l' ira del vicepremier 5S: «Non c' è alternativa - si sfogava in privato senza reddito di cittadinanza questo governo non ha senso».

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

Il secondo dossier sul tavolo della Casaleggio associati si chiama immigrazione. Troppo pericoloso, concordano Casaleggio e Di Maio, continuare a inseguire il ministro dell' Interno su questo terreno.

 

Meglio spostare l' attenzione sull' economia e provare a boicottare le alleanze populiste del ministro dell' Interno con l' estrema destra xenofoba europea. Quelli, per intenderci, che penalizzano l' Italia sulla redistribuzione dei migranti. Ecco come matura lo schiaffo ad Orbán. Ed ecco perché Conte è disposto a sostenere la linea 5S in sede continentale. «Per noi l' ungherese, Macron, Merkel e Junker sono fatti della stessa pasta - attaccano infatti gli eurodeputati del Movimento - Hanno lasciato sola l' Italia perché non aprono i loro porti e non accettano i ricollocamenti dei migranti. Il M5s è in Europa per difendere gli interessi degli italiani!».

 

matteo salvini viktor orban 5

Come se non bastasse, Di Maio è alle prese con un altro snodo che passa sempre da Bruxelles.Strappare con Orbàn, infatti, significa anche chiudere a future alleanze con i populisti, quelli che Salvini vuole riunire in vista delle Europee 2019. I cinquestelle cercano disperatamente una sponda, ma nessuno sembra offrirgliela: non Macron, e neanche i Verdi. Anche di questo il leader discute in privato con Casaleggio jr. «Dobbiamo immaginare una terza via che vada oltre i populisti di destra e pure i partiti tradizionali». Il massimo sarebbe il varo di un' alleanza europea (progetto ambizioso, visto che per fare gruppo servirebbero parlamentari di sette diverse nazioni), da lanciare in occasione del maxi raduno "Italia a cinquestelle" in agenda a ottobre a Roma. Nel programma ci sarebbe certamente spazio anche per un reddito di cittadinanza continentale, da contrapporre all' Unione dell' austerità.

matteo salvini viktor orban 4

 

L' importante è contrastare Salvini.

Sempre che non sia prima il leghista, come sospetta Di Maio, a ribaltare il tavolo. Per puntare con le elezioni politiche direttamente a Palazzo Chigi.

SALVINI DI MAIO

 

Ultimi Dagoreport

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….