mario draghi carlo fuortes marinella soldi rai

BORDELLO RAI – I GRILLINI IN MODALITÀ DI MAIO SFANCULANO LA SCELTA DI CONTE, SALVINI E RONZULLI SEGANO L’UOMO DELLA MELONI, E CHI RISCHIA DI PRENDERLO IN QUEL POSTO È DRAGHI: ALLA SOLDI POTREBBE MANCARE LA MAGGIORANZA DEI DUE TERZI NECESSARIA A RATIFICARNE LA NOMINA A PRESIDENTE DELLA TV PUBBLICA. COMPLICE, ANCHE, IL MALUMORE IN CASA 5S: FU DIFATTI LA EX CEO DI DISCOVERY A TRATTARE L'ACQUISTO DEL FAMOSO DOCUMENTARIO ‘FIRENZE SECONDO ME’ REALIZZATO DA RENZI - SE LA SOLDI VERRÀ IMPALLINATA IN VIGILANZA, SIMONA AGNES POTRÀ RIENTRARE IN CORSA. ED ESSERE INCORONATA LEI PRESIDENTE

1 - LA SCELTA DEL CDA RAI SPACCA I PARTITI SCONTRO NEL M5S E GUERRA LEGA-FDI

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

alessandro di majo

Esplode l'anarchia 5 stelle sulla Rai. E si conferma l'odio intestino che attraversa il centrodestra, nella lotta spietata tra Lega e Fratelli d'Italia. Il fatto è che ieri le Camere hanno votato i quattro membri del Cda Rai decisi dai partiti, ridotti da Draghi a comparse perfino sulla Rai dove finora dominavano, ed è accaduto di tutto.

 

francesca bria 2

Ovvero: ha retto l'asse giallorosso, e sono passati Francesca Bria indicata dal Pd e Alessandro Di Majo voluto da Conte, con Italia Viva che si è tenuta le mani libere: «Non ci hanno coinvolto», protesta Anzaldi.

 

GIAMPAOLO ROSSI

Mentre nel centrodestra Giampaolo Rossi, super attivo e potente membro del Cda uscente in quota FdI, è stato impallinato, con il risultato di estromettere l'opposizione dai vertici Rai, nel senso che invece di puntare su di lui Lega e Forza Italia hanno riconfermato Igor De Biasio come era strasicuro (quota Lega) e puntato con successo sulla new entry Simona Agnes, figlia del mitico Biagione che della Rai è stato padre-padrone, con un'operazione Tajani-Gianni Letta che Berlusconi ha festeggiato così: «Bravissimi, è la riprova che Forza Italia ha figure di grande competenza da dare al Paese». Si mastica amarissimo in FdI.

IGOR DE BIASIO

 

Che fino alla fine ha insistito su Rossi ma i berlusconiani erano di altro avviso e ora dicono: «Noi abbiamo proposto figure condivise. E FdI impuntandosi su Rossi è rimasta con niente in mano». Così come la Rai è rimasta senza una persona competente. Ma competition is competition e anche la Lega è felice di aver tolto da Viale Mazzini il rappresentante di un partito rivale, in vista delle elezioni amministrative e poi le politiche in cui il Carroccio ha bisogno anche della Rai (punta al Tg1 con Sangiuliano e ad avere Ciannamea come dg) per non vuole farsi superare dalla Meloni.

 

Qualcuno al Senato così ricostruisce la vicenda: «E' stata la forzista Ronzulli a guidare l'eliminazione di Rossi. Per fare un favore al Carroccio che ha sempre vissuto con paura il protagonismo di FdI in Rai».

 

GIANNI LETTA SIMONA AGNES

L'ANARCHIA

Ma eccoci all'anarchia 5 stelle, ribadita dal caso Rai. Alla fine Conte è riuscito a piazzare il suo Di Majo (avvocato, professore di diritto societario quasi omonimo dell'altro, Luigi, che però non è suo) ma dopo il voto si è scatenato il putiferio nell'assemblea subito convocata al Senato dai malpancisti stellati. «Avevamo scelto un'altra persona, assurdo che ci impongano Di Majo, che non ha competenze e che tra quelli auditi in Vigilanza abbiamo scartato», dicono alcuni M5S.

 

E ancora: «Avevamo scelto Antonio Palma. Com' è stato possibile ignorare un'indicazione così netta?». E' stato possibile perché Conte ha voluto il suo collega civilista (esperto in diritti d'autore) e punto. Anche se i grillini se la prendono con il reggente Crimi e contro i capigruppo Licheri e Crippa. «Un assurdo ribaltamento delle decisioni c'è stato», protestano i senatori e anche i deputati: «Di Majo è inadeguato. Se il nuovo corso del movimento inizia così, calpestando la volontà degli eletti, è un brutto inizio». A Conte fischiano le orecchie.

giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza

 

I voti per Di Majo, grazie all'accordo con il Pd, ci sono stati ma anche questa vicenda è la riprova che per Conte sarà durissima guidare un partito balcanizzato. Ora, mentre Draghi ha scelto ad e presidente in pectore (quest' ultima è Marinella Soldi, l'altro è Carlo Fuortes che dice: «Mi tengo fuori dalle dinamiche politiche, punterò sul prodotto Rai»), la commissione di Vigilanza dovrà votare la presidente.

 

carlo fuortes foto di bacco (1)

E lì si annunciano almeno a parole problemi per la Soldi ma il vero obiettivo sarebbe Draghi. Al momento alla Soldi mancano i voti M5S, Lega e FI per passare, in quanto dicono che il premier l'ha imposta senza consultare i partiti e tra lei e Fuortes ha appaltato la Rai alla sinistra. Si annuncia battaglia ma magari non ci sarà perché, come ammette uno dei big in Vigilanza e come pensano più o meno tutti: «Draghi è abituato ad asfaltarci e noi non facciamo altro che avere paura di lui».

 

marinella soldi

2 - MELONI DÀ L'ULTIMATUM AGLI ALLEATI

Estratto dell'articolo di Francesco Specchia per “Libero quotidiano”

 

Stavolta è troppo. Le scelta sulla nomina dei membri del cda Rai scatena l'ira funesta di Giorgia Meloni contro gli alleati del centrodestra. Dicono che Giorgia chiami stizzita Berlusconi evocando il fair play e i diritti dell'opposizione (cioè lei); che s' avveda del rischio di sparire dal radar di viale Mazzini; e che minacci, infine, di far saltare tutti gli accordi con gli (ex) amici Silvio e Matteo. Quel che non fece Draghi poté la Rai.

……………………

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

Rossi, è stato finora un ottimo stratega; ha suggerito il direttore del personale Rai; ha imposto formati e contratti; e soprattutto ha connotato molto a destra il corso di una rete, la Raidue di Federico Di Meo, che, tra alti e bassi, è diventata il riferimento di una Giorgia Meloni in irresistibile ascesa. Per dire, la Lega che elettoralmente poteva contare di più, se l'è giocata malissimo, chiedendo ed ottenendo posti di peso politico esiziale.

 

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

3 - RAI, IL CENTRODESTRA SI SPACCA SUL CDA E SULLA NOMINA DI SOLDI DÀ BATTAGLIA

Estratto dell'articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”

 

Non è un segreto che Simona Agnes, cara a Gianni Letta, era la donna su cui Forza Italia puntava per la presidenza Rai. Sogno infranto contro la decisione di Draghi di indicare a sorpresa la manager di Figline Val d'Arno. Su cui, per ritorsione, si son subito abbattuti gli strali del centrodestra.

 

simona agnes

Sceso negli ultimi giorni in pressing sul premier per convincerlo a tornare sui suoi passi: in Vigilanza - questo l'argomento - a Soldi rischia di mancare la maggioranza dei due terzi necessaria a ratificarne la nomina alla guida della Tv pubblica. Complice, anche, il malumore in casa 5S: fu difatti la ex Ceo di Discovery a trattare l'acquisto del famoso documentario Firenze secondo me realizzato da Renzi, ora al centro di un'inchiesta giudiziaria. E pazienza se non fu lei a firmare materialmente il contratto, essendo all'epoca già uscita dall'azienda.

 

Per gli inquirenti troppe cose non tornano. Innanzitutto la fattura di appena mille euro pagata a Presta, a fronte di una spesa di 950mila euro dichiarata dall'agente. Un divario enorme, e parecchio sospetto. A ogni modo, se la manovra contro Soldi fosse riuscita, il centrodestra avrebbe risolto l'eccesso di aspiranti al soglio di Viale Mazzini senza frantumarsi. E invece sembra che Draghi sia stato risoluto nel difenderla.

 

carlo fuortes foto di bacco (2)

Ribadendo oltretutto, rivelano fonti parlamentari, l'indisponibilità a entrare nelle scelte dei partiti sulla composizione del Cda Rai, dove la presenza dell'opposizione (quindi di Fdi) non è certo obbligatoria. Da qui il piano B di Forza Italia. Se Soldi verrà impallinata in Vigilanza, Agnes che siede già in Consiglio potrà rientrare in corsa. Ed essere incoronata lei presidente. Anche se il passaggio per le forche draghiane appare tutt' altro che facile.

MARINELLA SOLDI

 

 

MARINELLA SOLDI

 

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE

 

RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE marinella soldi palinsesti discovery

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....