incendio carcere di evin in iran

L'IRAN STA ESPLODENDO - BRUCIA IL CARCERE DI EVIN LUOGO SIMBOLO DELLA REPRESSIONE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA DOVE SONO RINCHIUSI PRIGIONIERI POLITICI E ATTIVISTI ARRESTATI DURANTE LE RIVOLTE DELLE ULTIME SETTIMANE CONTRO IL REGIME -  A CAUSA DEL FUMO SONO MORTI 4 PRIGIONIERI E 61 SONO RIMASTI FERITI - ATTENZIONE: DENTRO IL CARCERE IRANIANO DOVREBBE ESSERE IMPRIGIONATA ANCHE ALESSIA PIPERNO, LA RAGAZZA ITALIANA ARRESTATA IN IRAN - INTORNO ALLE 21 SI È ALZATA UNA COLONNA DI FUMO E DAL TETTO DEL CARCERE SI SENTONO I PRIGIONIERI URLARE: "MORTE AL DITTATORE" - VIDEO

 

 

Gabriella Colarusso per www.repubblica.it

 

INCENDIO CARCERE DI EVIN IN IRAN

Brucia il carcere di Evin, simbolo della repressione politica in Iran, nei giorni in cui l'ondata di proteste scatenata dalla morte di Mahsa Amini scuote alle fondamenta il consenso della Repubblica Islamica. Per moltissimi iraniani Evin non è una semplice prigione, è la cella in cui la teocrazia guidata dall'ayatollah Ali Khamenei ha rinchiuso il dissenso e ogni forma di critica al sistema: prigionieri politici, attivisti, intellettuali, avvocati, studenti, anche tanti di quelli che sono stati arrestati nelle ultime settimane.

INCENDIO CARCERE DI EVIN IN IRAN 4

 

"Molte delle menti migliori dell'Iran sono chiuse lì dentro", ci dice Asma, attivista. Lì sarebbe detenuta anche Alessia Piperno, la ragazza italiana arrestata mentre era in viaggio a Teheran agli inizi di ottobre.

 

Il primo allarme ieri sera intorno alle 21: una colonna di fumo si alza sulla cittadella fortificata ai piedi dei monti Alborz, a Nord di Teheran, che fu fatta costruire dallo Scià. Si sentono spari, almeno due esplosioni. Video verificati da giornalisti indipendenti mostrano le colonne di agenti delle unità speciali dirigersi verso il reparto sette, dove ci sono i detenuti accusati di reati finanziari, quelli in attesa di processo ma anche prigionieri politici.

 

INCENDIO CARCERE DI EVIN IN IRAN 3

La telecamera di un cittadino che filma dalla torre Atisaz, poco distante da Evin, inquadra un gruppo di prigionieri sul tetto. Si sentono le urla probabilmente di persone fuori dal carcere: "Morte al dittatore", "Azadi", ("Libertà"). Alcuni parenti delle vittime si precipitano davanti alla prigione ma vengono respinti dalle forze di sicurezza, si alza la tensione, tutte le strade che portano a Evin vengono chiuse.

 

Non è chiaro cosa sia successo all'interno. Fonti iraniane parlano di una rivolta di un gruppo di prigionieri. Intorno alle 22.30 i media di Stato provano rassicurare: "La situazione è sotto controllo", scrive l'agenzia di stampa ufficiale Irna citando un funzionario della sicurezza: "I teppisti hanno dato fuoco a un magazzino di vestiti all'interno della prigione di Evin, provocando un incendio", ci sono stati scontri tra "rivoltosi" e guardie carcerarie, sostiene il funzionario. Almeno otto persone sono ferite.

 

INCENDIO CARCERE DI EVIN IN IRAN 2

La società civile si mobilita, si temono morti, c'è persino chi evoca il massacro dell'incendio del Cinema Rex ad Abadan che nell'agosto del 1978 accelerò la caduta dello Scià. "Molti attivisti e prigionieri politici sono detenuti a Evin. Le autorità iraniane e Khamenei sono responsabili della vita dei prigionieri!", scrive Amiry Moghaddam, della ong Iran Human Rights.

 

L'incendio è avvenuto dopo una giornata in cui migliaia di persone sono tornate in piazza, come ormai accade da un mese. All'università di Teheran gli studenti cantavano uno degli slogan principali del movimento nato in reazione alla morte di Mahsa Amini nelle mani della polizia morale: "Teheran è una prigione, Evin è una università", riferendosi proprio ai tantissimi intellettuali e attivisti rinchiusi nel carcere, come l'avvocatessa premio Shakarov Nasrin Sotoudeh, o il politico riformista Mostafa Tajzadeh.

 

alessia piperno

La tensione è salita ad Ardabil, nel Nord-Ovest del Paese, dove le notizie di un raid della polizia all'interno di una scuola, durante il quale sarebbe morta una studentessa, hanno infiammato la popolazione. A Sanandaj, capoluogo della provincia curda, i negozi hanno abbassato le serrande per lo sciopero convocato in tutta la regione.

 

Almeno 233 manifestanti sono stati uccisi dall'inizio delle manifestazioni, secondo la ong Hrana, 32 avevano meno di 18 anni. Il governo sostiene che le proteste siano frutto di forze esterne, un complotto occidentale ordito per indebolire la Repubblica Islamica. Ma la rabbia popolare arde e dai tetti di Teheran, Rasht, Sanandaj si alza il grido, "Donna, Vita, Libertà".

 

Da www.leggo.it

proteste in iran 4

 

Spunta un primo bilancio della rivolta e dell'incendio scoppiato ieri nel carcere di Evin, a Teheran (Iran), lo stesso carcere in cui è detenuta la blogger italiana Alessia Piperno. Secondo quanto ha comunicato l'autorità giudiziaria iraniana, riportano i media internazionali, quattro detenuti sono morti e 61 sono rimasti feriti. Non è chiaro se Alessia stia bene e se sia stata coinvolta o meno in quello che è successo.

alessia piperno

 

I quattro detenuti sono morti per aver inalato il fumo provocato all'incendio scoppiato ieri, in seguito a una rivolta, ha reso noto Mizan, l'autorità giudiziaria, aggiungendo che dei 61 feriti 4 sono gravi, mentre circa 70 altri detenuti sono stati tratti in salvo.

 

Il «governo iraniano è opprimente», il commento del presidente americano Joe Biden sulla rivolta scoppiata nel carcere di Evin a Teheran. «Ho un enorme rispetto per le persone che manifestano nelle strade», ha detto il presidente parlando con i giornalisti al seguito in Oregon.

alessia piperno 9alessia piperno 3

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?