giovanni tria matteo salvini luigi di maio

CHE BRUTTA ARIA CHE TRIA (PER IL GOVERNO) - IL MINISTRO DELL'ECONOMIA AFFOSSA LE AUTONOMIE VOLUTE DALLA LEGA: "MANCANO I SOLDI. LE RICHIESTE SONO IN PARTE INCOSTITUZIONALI. O SALE LA SPESA O SI TOGLIE ALLE REGIONI MENO VIRTUOSE" - LA QUESTIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UN PROBLEMA ALL'INTERNO DELLA LEGA. SU QUESTA PARTITA ZAIA HA SCOMMESSO MOLTISSIMO…

Alessandro Barbera per la Stampa

 

GIOVANNI TRIA

 

Con il passare delle settimane Giovanni Tria ha collaudato un' efficace tattica politica: si spinge fino all' indicibile, poi fa un rapido passo indietro. Era accaduto sui numeri del Documento di economia e finanza, accade di nuovo con uno dei nodi della maggioranza giallo-verde: l' autonomia differenziata chiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

 

Ecco cosa dice il ministro del Tesoro di fronte alla Commissione per il federalismo fiscale: «In alcuni casi le richieste regionali non appaiono del tutto coerenti con i principi costituzionali». Di più: esiste «una tassatività del disposto costituzionale» che «affida allo Stato la competenza esclusiva in materia di sistema tributario e contabile dello Stato». Poco importa qui sottolineare il momento in cui - giusto qualche minuto dopo - Tria ha spiegato di «non vedere ostacoli ad andare avanti sull' autonomia se c' è la volontà politica». L' ostacolo è quello descritto poco prima da lui stesso.

 

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

La questione si perde nella notte dei tempi, e la si può riassumere così: il punto di arrivo del progetto è l' abbandono del principio della cosiddetta «spesa storica». Detta ancora più chiaramente, le regioni del Nord puntano a trattenere nei propri confini più gettito fiscale di quel che oggi - in nome della cosiddetta sussidiarietà - non avviene. Piaccia o no, il principio che si vuole affermare ha un senso: chi più risparmia sulle spese, più gettito trattiene. Quel principio attende di essere attuato da una decina d' anni, quando il governo Berlusconi - spinto proprio dalla Lega - chiese e ottenne una legge delega sul federalismo fiscale. E però da allora non si è fatto nulla perché - lo ricordava ieri Tria - per realizzare quella riforma ci sono solo due strade: o ridurre i trasferimenti a quelle efficienti, o compensare il minor gettito con nuova spesa.

matteo salvini giovanni tria

 

Ecco la trascrizione: «Se si applica il principio del costo medio alcune Regioni dovranno avere risorse aggiuntive che, o vengono prese dalle altre, oppure devono ricevere una copertura». La questione è tutta qui, ed è il punto su cui si è arenata la trattativa nel governo. Tria ha detto l' indicibile: senza una riduzione dei trasferimenti alle Regioni del Sud, la riforma potrebbe costare molto di più di quello che il Paese in questo momento si può permettere. Non solo: per avvicinarsi gradualmente a quell' obiettivo occorrerebbe riformare il catasto e introdurre i cosiddetti «livelli essenziali delle prestazioni» nella sanità.

 

matteo salvini giovanni tria 1

Due progetti arenati nelle nebbie di un Paese incapace di portare in fondo le grandi riforme, soprattutto se sono quelle di chi ha un colore politico diverso.

 

 

Dire che il progetto sia già finito nei cassetti di una maggioranza agli sgoccioli sarebbe troppo. Proprio ieri una delle risoluzioni di maggioranza allegate al Documento di economia e finanza Lega e Cinque Stelle chiedono di «portare a termine l' attuazione del regionalismo differenziato». Ma l' affermazione ha il sapore di una propaganda a fini elettorali.

GIOVANNI TRIA

 

La questione potrebbe trasformarsi in un problema all' interno della Lega, dove nonostante la cura nazional-salviniana restano forti gli istinti autonomisti. Su questa partita Luca Zaia ha scommesso moltissimo, fino al punto di indire un referendum regionale. Il presidente della Regione Veneto per ora fa buon viso a cattivo gioco. Ieri ha risposto a Tria con una lunghissima nota in cui valuta «positivamente» le parole di Tria, in linea con quanto discusso finora. Ma anche qui si tratta di diplomazia: prima o poi Zaia, unico suo vero competitor, presenterà il conto a Matteo Salvini per la distrazione sul dossier autonomia.

conte zaiaZAIA E DI MAIOluigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Twitter @alexbarbera

 

matteo salvini giovanni tria 2salvini triaGIOVANNI TRIAGIORGETTI TRIAGIOVANNI TRIA

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…