renzi pd streaming

MENO STREAMING, MENO CAZZATE - DIREZIONE SENZA DIRETTA: DOPO IL M5S, ANCHE IL PD TORNA ALL’ANTICO – IL PRESIDENTE DEI DEM ORFINI: “DOBBIAMO PARLARE TRA NOI…” - ADDIO AL MITO DELLA FINTA TRASPARENZA: LA TRASMISSIONE LIVE INFATTI ERA DIVENTATA UNA FIERA DELL'IPOCRISIA- VIDEO

RENZI PD STREAMINGRENZI PD STREAMING

 

Goffredo De Marchis per la Repubblica

 

 

Bye bye streaming. Forse addio. Si chiudono le porte della direzione del Pd. Niente diretta oggi da Largo del Nazareno, fine del fragile mito della trasparenza in politica. I dem erano rimasti gli unici a trasmettere in tempo reale su telefonini e pc i lavori dei loro organismi. Gli unici dopo la defezione di Beppe Grillo, sostenitore della casa di vetro agli inizi e poi gelosissimo degli incontri segreti, blindati, lontani dai cittadini indiscreti.

 

Saltano un giro anche i democratici, adesso. Lo ha chiesto Matteo Orfini, che presiede quelle riunioni. Matteo Renzi ha detto sì, stanco di un rito un po' fasullo. A meno di ripensamenti dell' ultimo minuto, c' è tempo fino a oggi alle 15.

 

ORFINIORFINI

Si torna all' antico, perché lo streaming era diventato una passerella per i dirigenti, «quelli che correvano a mettere il video dell' intervento sulla propria pagina Facebook», dice Orfini, «la diretta serviva a parlare fuori invece dobbiamo parlarci tra di noi».

 

Gli anni '70 sono stati quelli della parola scritta, gli '80 e i '90 gli anni della televisione, gli anni '10 del 2000 quelli dello streaming, ovvero del buco della serratura spesso e volentieri senza niente di interessante da vedere.

 

La trasmissione live infatti era diventata una fiera dell' ipocrisia da una parte e una rappresentazione della verità distorta dal mezzo. Il modello Grande fratello funziona così. I reality sono realismo approssimativo e lo streaming politica senza sfumature, senza complessità. In più, come i reality, la diretta di partito rende tutti un po' più "brutti" del vero, distanti dal mondo reale proprio quando vorrebbero essergli più vicini.

RENZI PD STREAMINGRENZI PD STREAMING

 

Pier Luigi Bersani si prestò a una brutta figura quando accettò lo streaming dell' incontro con i 5 Stelle per convincerli a fare un governo con lui. Toccò poi a Renzi (per la legge elettorale) accarezzarsi nervosamente la pancia sotto la camicia bianca in diretta mentre Beppe Grillo faceva scattare la trappola dell' aggressione.

 

Alla fine il segretario del Pd recuperò con una battuta: «Esci da questo blog, Beppe».

Ma si può tornare indietro?

 

Non si corre il rischio di una blindatura nel momento in cui si accende il dibattito interno sul futuro del Pd? Piero Fassino si accalora: «Grillo è tornato molto indietro e nessuno gli rimprovera nulla ». All' ex segretario dei Ds la diretta non è mai piaciuta. Diceva sempre, scuola antica, che «le sedi di discussione hanno una loro identità, che si perde completamente quando le apri al pubblico ». Il pubblico del web, poi...

 

BERSANI LOMBARDI CRIMIBERSANI LOMBARDI CRIMI

È vero che il Cda di un' azienda si svolge rigorosamente a porte chiuse, ma la politica, dove si parla del bene comune, dev' essere trasparente, senza filtri. «È la rete - urlava a Bologna Beppe Grillo al primo Vaffaday nel 2007 magnificando il blog e lo streaming come forma di partecipazione dal basso - . È un serpente che cambia la muta», qualsiasi cosa intendesse dire. Beh, è durata pochissimo. Il tempo di un paio di riunioni dei parlamentari nel 2013, compresa quella in cui ci fu il primo espulso di una lunga serie, Marino Mastrangeli.

 

 

Poi sono venute le aggressioni studiate a tavolino a Bersani e Renzi. Fine. Adesso il comico riunisce i suoi all' Hotel Forum di Roma, Davide Casaleggio usa i suoi uffici di Milano, Virginia Raggi non ha mai fatto uno streaming delle sue riunioni. Semmai preferisce andare a parlare sul tetto. E quando i giornalisti provano a raccontare cosa succede dietro quelle porte chiuse scatta la gogna del blog e dei relativi commenti. Sarebbe bello credere che non ci sia niente da nascondere, ma solo il mestieraccio del teatrante che riconosce i limiti del mezzo, trasformato in canone estetico di decadenza della Seconda repubblica anziché di trasparenza.

RENZI GRILLO STREAMINGRENZI GRILLO STREAMING

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…