salvini asino

AVVISO AI NAVIGATI: C'È UNA PARTE DEL GOVERNO (E DELLE ISTITUZIONI) CHE STA CERCANDO DI “NORMALIZZARE” SALVINI, CONTRASTANDO NEI FATTI LE SUE AZIONI A TUTTO CAMPO - E’ CIO’ CHE E’ ACCADUTO CON LO SBARCO DEI MIGRANTI DALLA NAVE “DICIOTTI” SBLOCCATO, DOPO IL CAOS TRA MINISTERI, SOLO DA UNA TELEFONATA DI MATTARELLA A GIUSEPPE CONTE - IL MOMENTANEO DISINNESCO DI SALVINI CALMA IL GRUPPO PARLAMENTARE M5S CHE TEME DI ESSERE FAGOCITATO DALLA LEGA...

diciotti salvini mattarella

1 - L'IRA DEL LEGHISTA E ORA IL GOVERNO È IN BILICO L'IRA LEGHISTA PER LO SCHIAFFO E ORA IL GOVERNO È IN BILICO

Roberto Scafuri per “il Giornale”

 

Si cela sempre l' eco di un paradosso, di un'iperbole, dello «spostamento in avanti» della comunicazione, nelle parole del ministro dell' Interno, Matteo Salvini. La ricerca di un «(dis)equilibrio più avanzato», si potrebbe dire; che poi significa anche far avanzare poco a poco il confine della percezione collettiva, del comune sentire. Era il meccanismo del primissimo Umberto Bossi, quello dei trecentomila bergamaschi con le pallottole in canna.

SALVINI MANGIA UN HAMBURGER A VILLA TAVERNA

 

Eppure il problema che si avverte negli ultimi giorni è come questo meccanismo possa reggere a lungo senza terremotare il governo, visto che chi parla (talora a vanvera) è pur sempre il titolare numero uno della Sicurezza nazionale, colui che dovrebbe farci dormire sonni quieti e invece viene ormai definito dagli oppositori «ministro della Paura» (per fortuna non del Terrore).

 

Il nervosismo sfociato nella bagarre in Aula ieri, nonché la vicenda della nave Diciotti - tra i contrasti con i colleghi Toninelli e Trenta, le fibrillazioni del Quirinale (a tarda sera Mattarella è intervenuto per chiedere lumi a Conte, sul perché la vicenda non si sbloccasse, facendo arrabbiare il leghista) - sono esempi lampanti di un meccanismo entrato in corto circuito. Solo che con il Quirinale non è il caso di alzare subito i toni.

casellati fico conte mattarella

 

Ci vuole pazienza e cautela. Il disappunto si limita così a un comunicato del Viminale dove si esprime «stupore» per la telefonata di Mattarella al premier. C'è insomma una parte del governo che sta cercando di «normalizzare» Salvini, contrastando nei fatti le sue azioni a tutto campo. Solo che il leader della Lega non sembra avere alcuna voglia di lasciarsi imbavagliare.

 

Lo si è visto ancora di più ieri, quando il ministro non ha autorizzato lo sbarco delle persone a bordo, chiedendo alla Procura di fare chiarezza sui fatti avvenuti sulla Vos Thalassa, la nave italiana che per prima ha soccorso i migranti, protagonisti poi di una specie di rivolta. Salvini, anche qui camminando sul filo della propaganda e di un diritto che non glielo consentirebbe, dichiarava la sua pazza voglia di veder «scendere in manette» i violenti.

 

sergio mattarella giuseppe conte

E, lesto di lingua come di cervello, preveniva le critiche: «Non faccio il giudice o il poliziotto, non ho interrogato nessuno, faccio il ministro e cerco di far rispettare l'ordine pubblico. Se ci sono violenti vanno in galera e non in albergo; se non ci sono, qualcuno ha mentito e pagherà le conseguenze». Linguaggio assai ruvido per le orecchie grilline, come le preoccupazioni della ministro della Difesa dimostrano.

 

Lo stesso si può dire del presidente della Camera, Roberto Fico, che cerca di riequilibrare la barca per quel che può, e conta, in virtù di un rinnovato rapporto con un Beppe Grillo sempre più agnostico sul futuro del governo.

 

diciotti 4

Ma il superlavoro di mediazione che il premier-avvocato Conte ha dovuto svolgere tra gli «alleati» fa ben capire come la crisi di governo serpeggi ancora sottotraccia solo per la convergenza d'interessi che c'è tra lo stesso Salvini e Di Maio, impegnato a fare da pompiere verso le ali più indignate del Movimento. L'asse regge, a giudicare dal visibile contraccambio leghista sul dl Dignità e i vitalizi. Così che Salvini possa trastullarsi come gli pare sui suoi rapporti con la truppa grillina.

 

«Andiamo d'amore e d'accordo, non ho alcun problema con M5S... Con Toninelli siamo in continuo contatto, ci scambiamo messaggi, non vi dico quali: cose carine e riservate». Quadro talmente idilliaco da far venire in mente l'antico adagio parafrasato: amore batte dove il dente duole.

 

la nave diciotti a trapani

2 - SI APRE UNA FRATTURA ISTITUZIONALE E IL M5S SI SMARCA DALLA LEGA

Federico Capurso e Ugo Magri per “la Stampa”

 

«Facciamo almeno scendere a terra le donne e i bambini». È ormai sera quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte telefona al suo ministro dell' Interno, Matteo Salvini, per ottenere il via libera nei confronti delle tre donne e dei sei bambini presenti sulla Diciotti, la nave della guardia costiera bloccata dallo stesso Salvini al porto di Trapani da ieri mattina, con 67 migranti a bordo.

 

danilo toninelli 5

Il passo avanti è simbolico, ma decisivo per diverse ragioni. Prima fra tutte, per la difficile cura degli equilibri interni a Palazzo Chigi. Si è infatti alzata a livelli di guardia l' irritazione di alcuni ministri del M5S per l' atteggiamento con cui il leader della Lega, Matteo Salvini continua a trascinare l' intero governo (e l'attenzione mediatica) sul solco del suo aratro, «senza un coordinamento, né alcun rispetto per le competenze degli altri dicasteri».

 

Tanto da far sbottare, in mattinata, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che avrebbe dato ordine alla Diciotti di attraccare, comunicando solo a operazione conclusa a Salvini che le responsabilità sarebbero passate interamente al ministero dell'Interno. Ma una volta nel porto, la nave non ha avuto il consenso allo sbarco dei migranti da parte del Viminale.

 

L'INTERVENTO DEL QUIRINALE

la nave diciotti a trapani 2

Da qui lo stallo che ha spinto il Presidente della Repubblica a intervenire personalmente. E Mattarella lo ha fatto nella maniera più diretta, con una telefonata al presidente del Consiglio di cui il Colle, per carità di patria, non ha reso noto i contenuti; ma se ne possono intuire i presupposti: una nave militare italiana bloccata in un porto nazionale, le tensioni paralizzanti tra poteri dello stato, la totale contraddittorietà di direttive. Per farla breve, una confusione tale da mettere in allarme la massima carica della Repubblica che ne ha chiesto spiegazioni al presidente del Consiglio e, soprattutto, gli ha sollecitato uno sblocco immediato della situazione.

vos thalassa

 

LA REAZIONE DI SALVINI

Salvini, messo alle strette dalle richieste del Colle e del premier, cede e annuncia: «Spero che in nottata ci sia lo sbarco» degli altri 58 migranti. Ai suoi confida, «non ho sentito addosso le pressioni», ma dal Viminale trapela «lo stupore per l' intervento del Quirinale e il rammarico per la decisione della Procura di Trapani di non arrestare nessuno».

 

diciotti

Al centro delle rimostranze di Salvini c' è infatti il mancato arresto dei due migranti, il sudanese Ibrahim Bushara e del ghanese Hamid Ibrahim, indagati per concorso in violenza privata aggravata nei confronti del personale della nave Vos Thalassa, che li aveva salvati al largo delle coste libiche. È a causa di quelle minacce che si è reso necessario l' intervento della guardia costiera italiana e la conseguente presa in carico dei migranti sulla nave militare fino all' attracco nel porto di Trapani. Nel pensiero di Salvini resta lo scontento per il mancato arresto dei due «pur essendoci prove schiaccianti contro di loro». Per questo, di fronte alla prospettiva di una sconfitta politica, il leader della Lega è deluso: «L'unica cosa che provo in questo momento è amarezza e stupore».

 

IL SOLLIEVO DEI CINQUE STELLE

Il passo indietro di Salvini, più dell' imminente sblocco della situazione per i 67 migranti, fa tirare un sospiro di sollievo a Conte e agli uomini del Movimento. L' agitazione interna al gruppo parlamentare iniziava ad essere qualcosa di più di un fremito sottopelle. Quando proprio nel giorno dei loro festeggiamenti organizzati in piazza per l' approvazione del ricalcolo dei vitalizi, l' attenzione continuava ad essere catalizzata dall' alleato leghista e da quella che viene considerata, da una nutrita truppa di parlamentari, niente di più di una «politica migratoria rozza».

vos thalassa

 

Proprio in questo caso, infatti, il blocco dello sbarco dei migranti nel porto di Trapani sarebbe arrivato, come ammesso dallo stesso Salvini, senza che venisse firmato alcun provvedimento. «Ma fino a prova contraria siamo in uno stato di diritto e un comportamento del genere non è immaginabile», sottolinea Gregorio De Falco, senatore del M5S ed ex comandante della guardia costiera. E poi, ragiona il deputato Davide Tripiedi, c'è una questione politica: «Tra la copia e l'originale, l' elettore sceglie sempre l' originale. E noi, anche se per una buona causa, stiamo correndo dietro alla Lega».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO