mattarella tweet

C’E’ UNA REGIA RUSSA DIETRO GLI ATTACCHI VIA TWITTER A MATTARELLA? SI MUOVE LA PROCURA DI ROMA (L'INCHIESTA A UN POOL CHE SI OCCUPA DI ANTITERRORISMO) - LUNEDÌ IL CAPO DEI SERVIZI PANSA AL COPASIR - GLI STESSI TROLL COLPIRONO IL REFERENDUM DEL 2016  - PARLANO I RICERCATORI USA CHE HANNO DIFFUSO I TWEET DEL RUSSIAGATE: "MIGLIAIA DI MESSAGGI CREATI NEL VOSTRO PAESE E DIFFUSI. ECCO COME ”

Grazia Longo per la Stampa

 

Mattarella

Anche la procura di Roma si occuperà degli attacchi web al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dietro i quali si sospetta l' azione di troll russi. La polizia postale, che sta indagando insieme ai servizi segreti, ha infatti già pronta l' informativa per l' azione della magistratura. A breve è quindi probabile l' apertura di un fascicolo per accertare varie possibili ipotesi di reato.

 

Dalle «ingerenze estere», all'«intelligenza con lo straniero contro l' autonomia dello Stato» e la «sostituzione di persona». L' obiettivo è verificare se esiste davvero una matrice russa, la stessa del Russiagate, dietro le migliaia di messaggi con insulti a Mattarella e inviti a dimettersi, durante la notte tra il 27 e il 28 maggio, dopo il suo «no» su Savona ministro dell' Economia. Twitter impazzì: si registrarono nel giro di pochissimi minuti circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili a un' unica origine.

insulti a mattarella

 

Si tratta forse della stessa regia di disturbo avvenuta durante la campagna elettorale americana? Gli autori dei profili sono forse quelli specializzati nella fabbricazione di troll, soggetti anonimi che sui social lanciano ad arte messaggi provocatori?

 

Sulla vicenda indagherà anche il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Lunedì è prevista l' audizione del direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Alessandro Pansa, e in quest' occasione i parlamentari che compongono il Comitato potranno chiedere informazioni e valutazioni. Va ricordato che anche nella precedente legislatura il Copasir aveva sollecitato i direttori dell' intelligence a riferire su possibili tentativi dall' estero di influenzare via web le competizioni elettorali italiane, senza che tuttavia fossero emerse evidenze.

alessandro pansa

 

Il caso del Presidente della Repubblica impegna i nostri investigatori e 007 in collaborazione con i colleghi americani. Finora non ci sono stati riscontri di un effettivo collegamento con la Internet Research Agency (Ira), la cosiddetta fabbrica di troll russi di via Savushkina 55 a San Pietroburgo, incriminata negli Stati Uniti con l' accusa di aver prodotto propaganda o disinformazione per interferire nelle elezioni americane a favore di Donald Trump. Ma il livello di attenzione è alto. Tanto più che smascherare gli autori di fake news o tweet al veleno non è semplice, come spiegano gli analisti, a meno che non vengano commessi gravi errori. Sul caso interviene anche il ministro dell' Interno, Matteo Salvini: «Da alcuni mesi leggo che i russi starebbero influenzando la Brexit, le elezioni americane, francesi, italiane...Secondo me sono solo fregnacce», dichiara.

 

mattarella e giuseppe conte

Recentemente il sospetto di troll russi in azione ha riguardato anche il Referendum sulla Riforma costituzionale del 4 dicembre 2016, che ha segnato l' inizio della sconfitta elettorale dell' ex premier Matteo Renzi. La campagna online contro il «sì» al Referendum appartiene alla galassia dei 1.500 tweet contenenti da una parte il consueto repertorio di lodi a Vladimir Putin e attacchi a Hillary Clinton, dall' altra interventi più mirati al contesto politico nazionale. Compresi attacchi al Pd che hanno portato il Nazareno a chiedere una commissione d' inchiesta sulla vicenda.

 

I dati sono stati resi disponibili sul sito Fivethirtyeight di Nate Silver, che ha pubblicato i nove vastissimi file Excel contenenti quasi 3 milioni di interventi su Twitter. Oltre a Renzi e al Giglio magico, è stato preso di mira anche l' ex ministro dell' Interno con il tweet: «Minniti è un ex comunista, loro sono abili nel mascherare».

 

2. QUEGLI 8 ACCOUNT ITALIANI MASCHERATI IN UN SISTEMA CHE HA LA REGIA IN RUSSIA

Francesco Semprini per la Stampa

hacker tweetstorm contro mattarella

 

Otto utenti, 12.610 cinguettii, e un sistema di scatole cinesi digitali. È questa l' architettura usata dai russi per interferire negli affari politici dell' Italia. Almeno a sentire Darren Linvill e Patrick Warren, la cui inchiesta è stata pubblicata sul sito FiveThirtyEight di Nate Silver. I due esperti di Clemson University sostengono di aver messo le mani su un porzione rilevante della produzione della «fabbrica di troll» finita al centro del Russiagate.

 

Quella che emerge dai dati caricati sulla piattaforma GitHub, tre milioni di tweet che partono dal 19 giugno 2015 e da un imprecisato numero di account che Twitter stessa ha riconosciuto essere legati alla Internet Research Agency. Ovvero la cabina di regia con sede a San Pietroburgo considerata la fucina delle fake news e della disinformazione propagandistica, «sponsor occulto» di esponenti della galassia populista o sovranista. Nel caso italiano Lega e M5S.

 

hacker russia

La porzione di banca dati che tratta tweet in italiano mostra almeno otto «account» incriminati. «Siamo convinti che siano opera dell' Ira e che quindi abbiano legami con il governo di Mosca e col Gru», il direttorio dell' intelligence russa, spiega Linvill. In realtà ci sono altri contenuti italiani, ma in lingua straniera, tra i 3 milioni di tweet incriminati, che portano l' attenzione (in senso lato) per il Paese a circa 18 mila tweet. Quello che è certo è che gli otto account nel mirino, @Annaroman0, @1Lorenafava1, @Gattisilgatti, @Vittoreguidi, @Frannervia, @Rossirossivin, @Sergio_Maestri, @Giovanna_Moret, sono stati tutti cancellati da Twitter. «La piattaforma mostra 12.610 tweet creati in Italia attraverso un Vpn», dice l' esperto di Clemson. Si tratta di un ponte di connessione virtuale tra soggetti situati ovunque geograficamente, e che utilizza metodi di trasmissione dati generalmente criptati. Insomma un sistema di scatole cinesi digitali che consente di mascherare la reale fonte dei tweet. «In questo caso, però, è stato possibile capire e constatare che essi vengono dalla Russia ed erano diretti a un' audience italiana».

 

hacker russia

Come? «C' è una lista che la commissione Intelligence della Camera Usa ha pubblicato e che è stata redatta in collaborazione con Twitter. Il Congresso ha divulgato questi account in due parti, la prima a novembre 2017 e l' altra lo scorso mese. Crediamo che siano corretti perché nelle nostre analisi emerge chiaramente come i russi utilizzino account in maniere differente e veicolata», prosegue Linvill. Non passa inosservato però che la stragrande maggioranza dei 12.610 cinguettii sono in realtà retweet. «Dipende dagli account quelli con tanti follower, come nel caso di Usa, Germania e Russia, fanno tweet originali, quelli con pochi, come nel caso degli account italiani, retweettano».

 

PUTIN SALVINI

La produzione italiana, che si ferma all' autunno 2017, sarebbe figlia del successo dei troll di Usa 2016: «Si è cercato di replicare ad altri contesti utili come le elezioni italiane». C' è un però: mettendo parole chiave come Mattarella, Salvini, Grillo, Boldrini e via dicendo, i contenuti dei 12.610 cinguettii italiani non sembrano così propagandistici per Lega e M5S, e tutt' altro che denigratori per i loro avversari politici. «Partendo da quando è iniziata la produzione, nel 2015, si può constatare che la gran parte di quello che i troll scrivono è vero, ma il loro obiettivo è soprattutto rafforzare la voce di chi vogliono che sia sentito, ad esempio Trump e i sovranisti», afferma l' esperto Usa, secondo cui il loro database è l' unico così ampio e completo in materia. «Una funzione importante l' ha poi il retweet, e quindi chi viene inserito con account nel tweet, preferibilmente una persona con visione estreme o tanti follower». Insomma i temibili troll di San Pietroburgo agirebbero secondo un principio tutt' altro che cyber: «Parlatene bene, parlatene male, purché ne parliate».

 

salvini putin

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....