trump

“UNA VERGOGNA. QUESTO E’ UN ASSALTO ALL’AMERICA” - LA CAMERA VOTA SÌ ALL’IMPEACHMENT, TRUMP È SOTTO ACCUSA. LA RABBIA DEL PRESIDENTE SCARICATA IN 45 TWEET: “CI POTETE CREDERE CHE OGGI SONO MESSO SOTTO ACCUSA DA QUESTI NULLAFACENTI DI DEMOCRATICI, SENZA CHE ABBIA FATTO NULLA?” - TRUMP AVREBBE «ABUSATO» DEI SUOI POTERI PRESIDENZIALI SOLLECITANDO IL LEADER UCRAINO ZELENSKY A RIAPRIRE UN’INCHIESTA PER CORRUZIONE A CARICO DEL FIGLIO DI BIDEN – LA PAROLA PASSA AL SENATO (CONTROLLATO DAI REPUBBLICANI)...

Giuseppe Sarcina per corriere.it

 

trump

Donald Trump è ufficialmente sotto accusa. Alle 20,08, le 2,08 di giovedì 19 dicembre in Italia, la Camera dei rappresentanti ha approvato la mozione di impeachment, divisa in due capi di imputazione. Il primo articolo, «abuso di potere» ha ottenuto 230 voti a favore e 197 contro. Il secondo, «ostruzione dell’indagini del Congresso», 229 contro 198. La Speaker Nancy Pelosi ha letto i risultati e ha fulminato con un gesto alcuni parlamentari che stavano esultando. «È una giornata triste, non bisogna gioire» aveva detto questa mattina, arrivando a Capitol Hill. Tutto secondo le previsioni dunque.

 

 

La parola al Senato

trump

I democratici, in maggioranza nella House, hanno rinviato il presidente al giudizio del Senato, dove il 6 gennaio comincerà la seconda parte dell’impeachment, quella della decisione finale: colpevole o innocente? Trump entra nella storia con Andrew Johnson e Bill Clinton. Ieri sera ha reagito praticamente in diretta dal palco del comizio a Battle Creek, in Michigan: «I democratici sono divorati dall’odio, vogliono annullare il risultato elettorale con l’impeachment». Le tv hanno trasmesso in diretta sei ore di dibattito nel merito, più un altro paio sui cavilli regolamentari.

 

Pelosi apre la seduta, facendo montare un cavalletto con la bandiera americana e ripetendo concetti durissimi: «Oggi siamo qui per difendere la democrazia per il popolo. È tragico che il comportamento senza scrupoli del presidente renda l’impeachment necessario. Non ci ha dato altra scelta. È un fatto assodato che il presidente sia una minaccia attuale per la nostra sicurezza nazionale e per l’integrità delle nostre elezioni, la base della nostra democrazia». La Speaker lascia al presidente della Commissione Affari giudiziari, il democratico Jerry Nadler, il compito di ricapitolare i capi di imputazione.

 

trump pelosi

Trump avrebbe «abusato» dei suoi poteri presidenziali sollecitando il leader ucraino Volodymyr Zelensky a riaprire un’inchiesta per corruzione a carico del figlio di Hunter Biden, il figlio di Joe Biden. Trump avrebbe bloccato 400 milioni di dollari in aiuti militari per smuovere Zelensky. La magistratura ucraina, però, non avviò alcuna indagine su Hunter Biden e a fine agosto le forniture militari americane furono consegnate al governo di Kiev. Spiega Nadler: «Il presidente ha posto i suoi interessi personali, della sua campagna elettorale al di sopra di quelli del Paese».

 

Il dibattito-spezzatino

Mercoledì 17 dicembre, i gruppi dirigenti dei due partiti avevano negoziato regole semplicemente indigeribili. A ogni parlamentare viene consentito di vivere il suo minuto di visibilità. Il risultato è uno spezzatino infinito di mini dichiarazioni, ripetitive e scontate, dalle 12 circa fino alle 19 inoltrate. L’Aula rimane piatta e semivuota praticamente fino a tarda sera, quando finalmente la discussione si accende, con l’intervento dei leader da una parte e dall’altra.

 

DONALD TRUMP TWITTA UN SUO FOTOMONTAGGIO COME ROCKY

Il capogruppo repubblicano Steve Scalise strappa platealmente il foglio con le accuse avanzate al presidente. Il numero uno dei conservatori, Kevin McCarty invoca una specie di maledizione politica sui progressisti e Nancy Pelosi, per aver ridotto l’impeachment a uno strumento di parte. Sul versante democratico il più vivace e il più efficace è di gran lunga Adam Schiff, il presidente della Commissione Intelligence, il regista sul campo dell’operazione impeachment. Fioccano citazioni, vengono scomodati tutti i padri fondatori, da Jefferson ad Hamilton, da Paine a Franklin. Ciascuno li arruola, estrapolando questa o quella frase.

 

L’offensiva social di Trump

donald trump

Intanto Trump segue da lontano e accompagna il passare delle ore con una scarica di 45 tweet senza risparmiare sulle maiuscole: «Questo è un assalto all’America», «Ci potete credere che oggi sono messo sotto accusa dalla sinistra radicale, da questi nullafacenti di democratici, senza che abbia fatto nulla?». Il presidente aveva segnato la linea difensiva con la lettera inviata a Pelosi, alla vigilia del dibattito, martedì 17 dicembre.

 

Da quelle sei pagine i repubblicani pescano le argomentazioni e perfino le battute. Anche se la parola più usata è stata «charade», messinscena, lanciata l’altro ieri dal numero uno repubblicano al Senato, Mitch McConnell. Certo, qualcuno, su un versante e sull’altro, si fa prendere la mano. Il repubblicano Barry Loudermilk, della Georgia, si avventura in un confronto con il processo a Gesù: «Quando fu falsamente accusato di tradimento, Ponzio Pilato gli diede la possibilità di rispondere alle accuse. In quel processo farsa, Ponzio Pilato concesse a Gesù più diritti di quanti i democratici abbiano lasciato al presidente».

 

donald trump

Dall’altra parte il democratico Lou Correa, California, comincia in inglese e poi devia sullo spagnolo per dire: «Voto l’impeachment perché il Paese rischia la dittatura». Tutti gli altri si attengono alle consegne. I parlamentari democratici si muovono sulla traccia di Pelosi. Mary Gay, Pramila Jayapal, Cedric Richmond, Suzan Delbene e tanti altri premettono di essere «turbati», di «non odiare nessuno», ma di «essere costretti a difendere la Costituzione». I repubblicani restano sulla scia trumpiana. Brian Rabin, Roger Marshall, Debbie Lesko sembrano leggere direttamente dalla lettera scritta dal presidente e dal legale della Casa Bianca, Pat Cipollone.

 

TRUMP ZELENSKy 1

A un certo punto il conservatore Bill Johnson (Ohio) usa il suo tempo per imporre un minuto di silenzio, «in memoria degli elettori espropriati della loro volontà». Ma non sappiamo che cosa rimarrà davvero nella “memoria” degli elettori e di coloro che hanno seguito fino in fondo. Sappiamo che tra qualche settimana lo scontro si sposta al Senato.

trascrizione della chiamata trump zelenskyla trascrizione della telefonata tra trump e zelensky su biden 3volodymyr zelenskyla trascrizione della telefonata tra trump e zelensky su bidenla trascrizione della telefonata tra trump e zelensky su biden 2joe biden 1voldymyr zelensky emmanuel macron

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?