IL CAV PREPARA L’EVASIONE (ELETTORALE) – BERLUSCONI TEME L’ARRESTO E STUDIA IL CONTRATTACCO: PARLAMENTO OCCUPATO E RAI PRESIDIATA DAI SUOI PER FARSI PASSARE COME IL MANDELA DELLA BRIANZA

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

Il piano di "evasione" del Cavaliere. Se lui dentro, il caos fuori. Parlamento da paralizzare, media da presidiare. E la denuncia martellante del «colpo di Stato in atto». Non sarà una rivoluzione, ma quella cosa lì insomma non potrà attendere, dovrà scattare un minuto dopo le manette. Dicono non pensi ad altro, da quando l'arresto gli è stato inculcato come un tarlo dagli avvocati Ghedini e Longo si è passati già al piano operativo. E a poco sono valse tutte le indiscrezioni dal fronte giudiziario di queste settimane - da Napoli a Milano - sull'alta improbabilità che lo spettro delle sbarre si faccia concreto.

«Figuratevi se non si trova un pm disposto a entrare nella storia arrestando da qui a breve Silvio Berlusconi», esorcizza a modo suo quando dirigenti e parlamentari che lo vanno a trovare a Grazioli - ultimi in serata i senatori forzisti delle prime quattro commissioni per gli auguri natalizi - gli chiedono conto e ragione del proclama del giorno sulla «rivoluzione » preannunciata.

È una sorta di vademecum quello che Denis Verdini, Marcello Fiori, Renato Brunetta, Marcello Dell'Utri hanno quasi costretto a mettere a punto. «Si tratta di capire se ci fanno questo regalo prima delle elezioni europee o dopo» è l'unica incognita che l'ex premier lascia pendente. Convintosi comunque che il Tribunale di sorveglianza gli negherà i servizi sociali per costringerlo ai domiciliari e impedirgli così di fare campagna elettorale.

Se tutto ciò accadesse, appunto, prima dell'appuntamento con le Europee del 25 maggio, nell'ottica dell'inner circle sarebbe tutto grasso che cola in chiave elettorale. «In ogni caso, si tratta solo di non farsi trovare impreparati e di sapere fin da ora cosa fare in quel momento» è stato il ragionamento col quale Verdini e altri lo hanno messo alle strette in questi giorni tra le angosce di Francesca Pascale e dei figli.

Ne è venuta fuori una sorta di "piano C" - come Cavaliere, ma anche come carcere - nulla di scritto, ma consegne ben circostanziate ai suoi. Con l'obiettivo di provocare un bel terremoto, nell'improbabile ipotesi in cui davvero dovessero scattare arresti o comunque domiciliari. Scontato che nel simbolo per le Europee campeggerebbe il suo nome, benché decaduto e per di più se arrestato.

«Per prima cosa, tua figlia Marina deve venirti a trovare in carcere e uscendo da lì denunciare il "colpo di Stato" in atto» è la prima mossa suggerita al leader di Forza Italia. Da quel momento, scatterebbe l'escalation. Non violenta, ovvio, ma forte. «Voglio che i deputati occupino l'aula di Montecitorio e i senatori quella di Palazzo Madama» è l'input lanciato da Berlusconi per fermare l'attività parlamentare.

Altri dirigenti del partito negli uffici di Viale Mazzini (o Saxa Rubra) a «occupare simbolicamente alcuni locali Rai». E le reti Mediaset? Quando un consigliere moderato e dc come Gianfranco Rotondi gli ha suggerito di oscurare tutti e tre i canali per denunciare l'attacco alla democrazia, raccontano che il Cavaliere sia sbottato nell'unico momento di ilarità: «Eh no, va bene arrestato, va bene decaduto, ma devo pure rimetterci i contratti pubblicitari?».

Meglio che le tre reti martellino sul «golpe», mentre con un videomessaggio, benché "impedito", Berlusconi sogna di parlare al Paese in una sorta di evasione mediatica. Poi, ricostruzioni giornalistiche sulla «Guerra dei vent'anni», come la chiamano ad Arcore e a Cologno Monzese. Di giustizia e «persecuzione » intanto tornerà a parlare oggi al fianco di Stefania Craxi per la presentazione del libro dedicato al leader socialista. «Io non lascerò l'Italia che amo» ripeterà.

Ieri sera, la prima di una serie di cene per gruppi con senatori. Proseguirà per giorni, anche perché il malessere è crescente. L'attesa nomina del comitato di presidenza slitta ancora, ad oggi, forse oltre. Sarebbe partito da Berlusconi l'ordine di votare ieri col M5s alla Camera sulla legge di stabilità. La manovra di avvicinamento - come l'apertura velata sull'impeachment - prosegue. Sembra però che Grillo si sia già districato dall'abbraccio «mortale». Per lui, ha tagliato corto, «sarebbe la fine».

 

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