mario draghi bandiera italiana

COMUNQUE VADA, SIAMO FREGATI - L’ECONOMISTA CARLO BASTASIN: “NON C'È SCENARIO CHE SIA RASSICURANTE: NELL'IPOTESI IN CUI DRAGHI DIVENTI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA POTREBBE NON AVERE IL POTERE DI GARANTIRE UNA STAGIONE DI RESPONSABILITÀ DEI PARTITI” - “SE IL PASSAGGIO AL QUIRINALE NON DOVESSE FUNZIONARE, POTREMMO SOLO IMMAGINARE COME POSSA CONTINUARE A NEGOZIARE CON PARTITI DA CUI VIENE USATO. NON SOLO: STANNO PER RIDURSI GLI ACQUISTI DI TITOLI PUBBLICI ITALIANI DA PARTE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA, MA NEL 2023 I VINCOLI EUROPEI TORNERANNO E…”

carlo bastasin

Carlo Bastasin per “la Repubblica - Affari & Finanza”

 

È amaro dirlo, ma senza i vituperati vincoli europei la politica italiana torna sistematicamente sulla cattiva strada. Se non fossimo annebbiati dalla quotidianità, vedremmo che è in corso un cambiamento importante nella cultura pubblica italiana e che questo ci sta già riportando verso l'instabilità politica e finanziaria.

 

Per la prima volta da trent' anni, le scelte del Parlamento non sono costrette dagli equilibri di finanza pubblica, sono infatti sospese le regole che imponevano limiti all'indebitamento. Inoltre, la pressione dei mercati è cancellata dall'acquisto di titoli pubblici da parte della Bce.

 

MARIO DRAGHI

E sostanziosi fondi europei consentono di realizzare progetti di spesa un tempo impossibili. La pandemia ha pienamente giustificato queste novità sia dal punto di vista morale che tecnico. Con un pizzico di cinismo, Bob Lucas, un economista oggi non più in auge, ammoniva: «Siamo tutti keynesiani quando abbiamo un piede nella fossa».

 

Dapprima, la politica italiana ha risposto alla nuova stagione affidando a Mario Draghi il compito di esercitare razionalità nelle scelte pubbliche. Questa saggia decisione, mese dopo mese, ha deresponsabilizzato i leader parlamentari. In quest' anno in cui sarà assorbito l'impatto recessivo della pandemia, i comportamenti - liberi da vincoli di spesa - non torneranno più a distinguere tra ciò che è importante e ciò che non lo è. Sono stati sufficienti pochi giorni per capirlo.

mario draghi mario monti 3

 

Appena approvata la legge di Bilancio, i leader hanno cominciato a discutere di un disavanzo aggiuntivo con la scusante dell'intensificarsi dei contagi. Si è creato un intreccio tra allarme sanitario, mobilitazione emotiva dell'opinione pubblica, litigi sulle misure di contenimento e di profilassi, concordia sulle maggiori spese in debito dello Stato ed erosione della credibilità del prestigioso tecnico che finora aveva tenuto insieme il Paese.

 

sergio mattarella e mario draghi

La legge di Bilancio era stata discussa nel dettaglio per mesi, presentata seppur in ritardo alla Commissione europea il 20 ottobre, diventata oggetto di negoziato con Bruxelles, modificata e completata nei giorni precedenti le Feste e infine approvata in Parlamento all'ultimo momento utile. Si tratta di una legge di quelle che piacciono ai partiti perché esageratamente generosa, con una quantità sproporzionata di spese correnti e un effetto espansivo quadruplo rispetto a quello di altri Paesi come Spagna e Francia e doppio rispetto alla Grecia.

MARIO DRAGHI

 

Queste osservazioni critiche sono state fatte sia dalla Commissione europea, sia da uno studio recente della School of European Political Economy (Luiss). Eppure, non è passata nemmeno una settimana e i partiti in Parlamento hanno approvato un ordine del giorno che ha disposto una discussione sul finanziamento in disavanzo di altre spese correnti.

 

Spiccano le posizioni di M5S e Lega, ma nessun partito si è tirato indietro. E non si tratta di poca cosa, ma di circa mezzo punto di Pil di nuovo debito, pari all'intero sostegno fiscale delle leggi di Bilancio di altri Paesi dell'euro-area paragonabili per condizioni economiche. È significativo che la risposta del governo sia stata quella di rinviare di qualche settimana ogni decisione in merito.

 

christine lagarde mario draghi

Ufficialmente, perché è opportuno verificare le conseguenze sull'economia dell'epidemia da variante Omicron in pieno corso, meno ufficialmente per capire che cosa succederà al governo con la nomina del nuovo Presidente della Repubblica. Il circolo vizioso tra sanità, spese correnti e maggiore debito si completa così, condizionando il futuro delle istituzioni del Paese. Non c'è scenario che sia rassicurante: nell'ipotesi in cui Draghi diventi presidente della Repubblica potrebbe non avere il potere di garantire una stagione di responsabilità dei partiti.

 

mario draghi mario monti 3

Se il passaggio al Quirinale non dovesse funzionare, potremmo solo immaginare come Draghi possa continuare a negoziare con partiti da cui viene usato. È sufficiente ricordare l'ingiusto trattamento che è stato riservato a Mario Monti, colpevole di aver fatto quello che i partiti si erano impegnati a fare quando il Paese stava fallendo e non erano stati in grado di compiere. Si dirà che, se il Paese ha fatto a meno di Monti allora, potrà fare a meno di Draghi oggi che l'Europa ci manifesta concreta solidarietà. Ma non è per forza così.

 

Una leadership politica cresciuta negli ultimi anni tra populismo e irresponsabilità fiscale potrebbe non essere in grado di fare i conti con condizioni che erano normali solo dieci anni fa. Sempre che questa stagione duri ancora. Non solo, infatti, stanno per ridursi gli acquisti (più che proporzionali) di titoli pubblici italiani da parte della Banca centrale europea, ma nel 2023 i vincoli europei torneranno e, se i fondi europei non saranno utilizzati in modo adeguato, il tasso di crescita del Paese potrà non essere sufficiente a ridurre il debito.

 

sergio mattarella e mario draghi

Sui vecchi tram delle città italiane un tempo c'erano scritte in metallo con ammonimenti a non espettorare sul pavimento, non oltraggiare il creatore e, in modo più perentorio, a non disturbare il manovratore. I passeggeri erano chiamati a comportamenti responsabili e a non distrarre il conducente, anche se quei tram seguivano binari di acciaio, ancorati al terreno, e i comandi si limitavano, più o meno, a un freno e un acceleratore. Ora i binari non ci sono più e a bordo è stata abolita la figura del controllore dei biglietti. Bisognerebbe farsene carico prima di andare a sbattere sul muro.

mario draghi giuliano amato

Ultimi Dagoreport

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…