elezioni europee europa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…

DAGOREPORT

ELLY SCHLEIN PAOLO GENTILONI

Dai banchi dell’Italia, sono arrivati soltanto tre voti favorevoli alla riforma del Patto di stabilità e crescita: Herbert Dorfmann e Lara Comi del Ppe e Marco Zullo di Renew (al quale si può aggiungere Sandro Gozi che però è stato eletto in Francia).

 

A unirli c’è un “dettaglio” rilevante: nessuno di loro tornerà nell’aula di Strasburgo. Il loro voto, quindi, è slegato dalle dinamiche del consenso, e si sono potuti permettere di scegliere secondo coscienza. Così non è stato per gli altri.

 

paolo gentiloni valdis dombrovskis

Ciascun partito si è mosso assecondando logiche elettorali interne, in vista delle elezioni europee: nessun leader voleva concedere il fianco alla concorrenza e difendere la propria fetta di consenso.

 

Le norme restrittive su deficit e debito previste dal Patto non portano voti, anzi, ed essere accusati di averle avallate non piace a nessuno, men che mai a un mese e mezzo dal voto.

 

Elly Schlein, con i suoi tre passaporti, era intenzionata a far votare no, come hanno fatto i 5 Stelle.

 

franceschini schlein

La segretaria multigender non era intenzionata a lasciare a Conte quell’elettorato sinistrello euro-scettico e anti-rigorista. Sono state le pressioni di Dario Franceschini a convincerla a cambiare rotta, per non sconfessare il lavoro di mediazione del Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, pur sempre membro autorevole del Partito democratico.

 

Elly ha virato su una più morbida astensione dopo che “Su-Dario” le ha fatto una lezioncina di sfumature politiche: in Europa l’astensione viene considerata “cugina” del sì, visto che di fatto consegna le decisioni alla maggioranza.

 

ursula von der leyen giorgia meloni

La delegazione di Fratelli d’Italia, invece, si è astenuta per altre ragioni. Giorgia Meloni spera ancora in una forte affermazione di Ecr e dei movimenti di destra alle elezioni europee, e punta a una maggioranza diversa da quella attuale, così da poter impugnare il Patto e modificare i passaggi più sgraditi.

 

A Palazzo Chigi temono che le nuove clausole imbriglino il governo Ducioni in maniera irreversibile, bloccando ogni scelta. I conti pubblici, esplosi a causa del Superbonus, sono in affanno, al punto da obbligare l’esecutivo a rimandare la mancetta elettorale degli 80 euro nella tredicesima. Come scrive oggi Federico Fubini sul “Corriere della Sera”, “tutti i partiti di maggioranza e opposizione che negli anni hanno sostenuto bonus immobiliari costati 219 miliardi a Roma, una volta a Bruxelles evitano di sottoscriverne la disciplina di bilancio.

 

VALDIS DOMBROVSKIS - PAOLO GENTILONI

E chi osserva, dal resto d’Europa, non può che percepire una fuga preventiva dalle responsabilità, mentre si avvicina il momento in cui le nuove regole morderanno. Tutti del resto, da destra e da sinistra, giustificano l’astensione lamentando che il nuovo Patto sia inadatto a rilanciare gli investimenti.

 

Eppure il governo italiano è l’unico in Europa, fra coloro che dispongono dei fondi fin dall’inizio, a chiedere già un rinvio delle scadenze 2026 sul Piano di ripresa e resilienza. Anche sui fondi che ha, l’Italia si sta astenendo: dallo spenderli nei tempi”.

 

SALVINI CONTRO L EURO

Ovviamente, nella scelta della Meloni, ha pesato la necessità di proteggersi a destra da eventuali attacchi di Salvini, che avrebbe avuto buon gioco a rinfacciarle il “tradimento”. La Lega non ha tentennato e ha votato contro, facendo fare al suo Giorgetti la solita figura di palta, visto che il ministro dell’Economia ha trattato e firmato il testo della riforma.

 

Le decisioni politiche delle delegazioni italiane hanno sollevato molte perplessità tra gli euro-poteri: il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, si è lagnato con Gentiloni della inaffidabilità e contraddittorietà del Partito Democratico, la cui posizione a Strasburgo ha lasciato tutti interdetti.

 

morawiecki meloni

Un certo malcontento è serpeggiato anche nel gruppo dei Conservatori europei, dove sta montando una frondina contro la Presidente, Giorgia Meloni. Non solo perché i polacchi del Pis hanno votato convintamente a favore del Patto da buoni falchi del rigorismo economico nell’Unione, ma anche perché, a differenza degli altri euro-gruppi, Ecr non ha presentato uno spitzenkandidaten, per esplicita volontà della Reginetta della Garbatella. Un eventuale frontrunner dei Conservatori vincolerebbe la Ducetta a quel nome, e invece vuole avere le mani libere per accordi e accordicchi post-voto.

 

Un camaleontismo che ha spiazzato i duri polacchi del Pis, che si chiedono a che gioco giochi la premier italiana, al punto da iniziare a temere qualche “brutto scherzo” dopo le europee (tipo un traghettamento di Fratelli d’Italia verso il Ppe, o all’interno di una maggioranza Ursula-bis tenendo fuori il resto dei conservatori).  

 

Per la ratifica del Patto, inoltre, dopo il voto dell’Europarlamento servirà un altro passaggio al Consiglio europeo, dove è necessaria l’unanimità. La seduta si terrà dopo le elezioni europee, quando Giorgia Meloni, una volta chiari i rapporti di forza a Bruxelles, sarà “libera” di votare a favore del Patto. Passata la festa, gabbato lo santo.

giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa 3URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - OLAF SCHOLZ

elly schlein paolo gentiloni

Ultimi Dagoreport

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…