mario draghi ursula von der leyen emmanuel macron giorgia meloni

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...

DAGOREPORT

 

mario draghi in conferenza stampa 3

Anche Draghi, ogni tanto, commette un errore. In effetti, in questi anni, qualche decisione l’ha toppata, come la cieca corsa al Colle nel 2022, quando, auto-candidandosi su spinta del suo staff di Palazzo Chigi, si era convinto di poter succedere a Sergio Mattarella.

 

Sbagliò all’epoca, e sbaglia oggi a dare fin troppo adito, con le uscite pubbliche, alle voci che lo danno in corsa per la presidenza della Commissione europea.

 

“Mariopio”, come confermato da Matteo Salvini nel libro “Controvento”, è abituato a comandare, come si dice? a sedere a capotavola, e non si trova a suo agio in quelle dinamiche ineludibili della politica, che sono il dialogo, la trattativa e il compromesso. Servirebbe, inoltre, un po’ di “scaltrezza” per comprendere come e quando muoversi all’interno di un agone pieno di insidie e di serpi come quello della politica.

ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 22

Draghi, è bene ricordarlo, è stato riportato al centro dell’attenzione pubblica da Ursula von der Leyen, che l’ha scelto come “super-consulente” per realizzare un dossier sulla competitività dell’Unione europea. Un lavoro che l'allievo del liceo gesuita Massimo avrebbe dovuto consegnare brevi manu alla Presidente, lasciando a lei la responsabilità di illustrarlo pubblicamente.

 

“Mariopio” invece non ha resistito alle sirene dei media, che tanto lo incensano, ha dimenticato il committente del rapporto (Ursula) ed è salito in cattedra squadernando i difetti dell’Unione e le necessarie riforme, offrendosi come l’unico portatore della ricetta salva-Europa.

 

Più che un’autocandidatura, un “ghe pensi mi” da parte di chi l’Euro l’ha già salvato una volta con il famoso “Whatever it takes”. Un comportamento simile l’ha avuto Enrico Letta, a cui era stato commissionato il report sul mercato unico. Anch’egli non ha tenuto a freno la lingua e ha lasciato al suo ego la possibilità di strabordare.

 

MATTEO SALVINI CONTROVENTO

Per Draghi è stato un grave errore di comunicazione e di opportunità politica, al punto che lo stesso Macron, suo grande sponsor, non l’ha presa bene (Scholz invece risulta non pervenuto perché impegnato a baciare la pantofola di Xi Jinping a Pechino).

 

Il toyboy dell’Eliseo sa che esistono delle procedure che non possono essere dribblate facilmente. Non a caso, oggi “Mounsier Arrogance” è intervenuto sul tema, dicendo: “Mario Draghi è "un amico formidabile, ma le nomine si fanno dopo il voto, bisogna prima convincere i cittadini sui programmi".

 

Al momento sul tavolo c’è una candidatura, certificata dal Congresso del Ppe: quella di Ursula von Der Leyen. Nel momento in cui la triade che oggi governa l’Unione (Macron, Scholz, Tusk) dovesse cambiare cavallo, si aprirebbe un’altra partita.

 

Al momento però, verso Ursula non sono arrivati siluri definitivi, ma soltanto aspre critiche che, in politica, possono essere uno strumento per spingere l’interlocutore a scendere a patti e trattare nuovi accordi. D’altronde, Ursula, come già dimostrato nel rapporto con Giorgia Meloni, è disposta a tutto pur di essere riconfermata.

 

mario draghi parla alla cop26 di glasgow 1

La presidente teme di essere scavalcata, per conto del Ppe, da Manfred Weber, in un ribaltamento di quanto avvenuto cinque anni fa (lo spitzenkandidaten allora era il presidente del Partito Popolare, poi uccellato proprio dalla cofana bionda per volere di Macron-Merkel).

 

La candidatura di Weber, per quanto credibile visto il suo solido animo europeista, porta con sé alcuni nodi politici tutti interni alla Germania: è esponente della Csu, il partito bavarese “junior partner” della coalizione con la Cdu (che è l'ala destra della Csu).

 

Sarebbe irrituale sostituire il cavallo di punta del partito più grande per sostituirlo con il frontrunner della formazione più debole. Senza considerare le posizioni più a destra di Weber, che in passato lo hanno spinto a dialogare apertamente con Giorgia Meloni e le euro-formazioni sovraniste, che potrebbero indispettire il socialista Olaf Scholz, che comunque al Consiglio europeo pesa.

 

EMMANUEL MACRON E MARIO DRAGHI

A Bruxelles si cercano delle alternative che al momento scarseggiano. L’ipotesi Roberta Metsola è considerata un ripiego. Se Ursula accettasse un compromesso con Macron, Scholz e Tusk, dopo le elezioni europee, si ritroverebbe a guidare una Commissione “sotto tutela”, anche per la debolezza di fare patti con tutti dell'ex portaborsette della Merkel. L’opposto, cioè, di quello che servirebbe all’Unione in una fase di disordine mondiale, che da Gaza all’Ucraina sta attanagliando il Continente.

 

Se invece, dal risultato delle urne, dovesse consolidarsi una situazione di stallo, tra veti incrociati, maggioranze ballerine, indecisione dei leader, a quel punto potrebbe uscire dal cilindro il coniglio Mario Draghi. Il suo nome sarebbe garanzia di una Commissione forte e autorevole, persino troppo per molti leader abituati a comandare e restii a cedere fette di sovranità all’Unione.

mario draghi ursula von der leyen

 

Il piano di “Mariopio”, d’altronde, è chiaro: difesa comune, stop alla concorrenza interna e maggiore integrazione finanziare, industriale, hi-tech. Di fatto un ceffone soprattutto per i sovranisti euroscettici perché gli Stati perderebbero potere.

 

E Giorgia Meloni? Se dopo il 9 giugno i risultati elettorali fossero meno lusinghieri del previsto e capisse di essere tagliata fuori dalla partita per la formazione della nuova Commissione, la Ducetta de' noantri potrebbe rientrare in gioco proprio lanciando il nome di Draghi.

MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI

mario draghi a spasso con il cane 2MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ MATTEO SALVINI CONTROVENTOdonald tusk mario draghi cop26ROBERTA METSOLA IN VIAGGIO VERSO KIEV

 

LA DRAGHETTA - BY EMAN RUSGIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI

mario draghi roberta metsola DONALD TUSKmanfred weber congresso forza italia MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE MARIO DRAGHI emmanuel macron roberta metsola 2mario draghi abbraccia emmanuel macron DRAGHI - ORBAN - MACRON - MITSOTAKIS - VON DER LEYEN mario draghi 4Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....