beppe grillo giuseppe conte mario draghi

DAGO-RETROSCENA! – DURANTE LE SETTIMANALI TELEFONATE CON DRAGHI, IL TORMENTONE DI GRILLO E' DI PERCULARE "LA POCHETTE CHE CAMMINA", FINCHE' MARIOPIO UN BEL GIORNO SBOTTA: “MA SE LO RITIENI INADEGUATO, PERCHÉ NON LO MANDI VIA? BUTTALO FUORI!” - LA BATTUTA INOPPORTUNA DI DRAGHI E' STATO POI GIRATA DA GRILLO A SUO MERITO, DAVANTI A CONTE: "MA COME, TI HO PURE DIFESO DA DRAGHI CHE VOLEVA CHE TI CACCIASSI!" - E SCATTA LA VENDETTA DI TRAVAGLIO E DEI COLONNELLI DEI 5STELLE (TAVERNA, FICO, CRIMI) SU GRILLO CHE NON VUOLE L'ADDIO A DRAGHI NE' LA DEROGA AL SECONDO MANDATO - ALL’INSIPIENZA POLITICA DI DRAGHI E GRILLO, ALLA FINE CI METTE UNA PEZZA MATTARELLA.... 

DAGOREPORT

 

conte draghi grillo 4

Cosa si sono detti davvero, nelle loro lunghe telefonate, Beppe Grillo e Mario Draghi? I due, da quando “Mariopio” si è insediato a palazzo Chigi, hanno preso la buona abitudine di sentirsi periodicamente.

 

Un filo diretto per fare il punto sull’azione di governo, le oscillazioni della maggioranza, il comportamento dei Cinquestelle nell’esecutivo. I due hanno simpatizzato: è stato facile amalgamare il cinismo romano di Draghi e le battute folgoranti di Grillo. In una delle tante chiacchierate “L’Elevato di torno” deve aver spinto sull’acceleratore sul suo “amministratore delegato” Giuseppe Conte.

 

MARIO DRAGHI E SERGIO MATTARELLA - FOTOMONTAGGIO DI BEPPE GRILLO

Lo scetticismo di BeppeMao per l’avvocato di Volturara Appula è di vecchia data e consolidato. In passato lo ha folgorato certificandolo come un “senza quid” (“Non ha visione politica né capacità manageriali”, “ha presentato uno statuto seicentesco”). La tensione tra i due arrivò alle stelle al punto che Di Maio e Fico furono costretti a correre a Genova per cercare di mettere pace tra i due, che tra un ‘vaffa’ e l’altro rischiavano di far deflagrare il Movimento Cinquestelle.

 

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

Lo scetticismo di Grillo verso Conte, mai superato, diventa una gag al limite del  tormentone durante le chiacchierate con Draghi.  Quelle esternazioni sapide, confezionate a mo’ di battuta, che un comico come Grillo spara senza pensarci troppo su.

 

Draghi, che come il fondatore del M5s non è un politico e non brilla certo per cautela, deve aver fatto eco all’ironia su Conte con una controbattuta romanesca. Della serie: “Ma se non ti piace proprio, se lo ritieni così inadeguato, perché te lo tieni? Perché non lo mandi via?”. Una di quelle salaci rispostacce che uno come Andreotti, ai tempi di palazzo Chigi, avrebbe evitato di sparare per non accendere eventuali rogne nella rissosa maggioranza di governo. Un botta e risposta, quello tra il comico e Mariopio, finito lì, tra risate complici.

 

fico grillo di maio

Quando Beppe Grillo, martedì scorso, ha avuto un confronto con Conte, due big del M5s e il sociologo De Masi, ha riportato la chiacchierata da bar avuta con Draghi, ma da gran paraculo girandola a suo merito: “Ma come, ti ho pure difeso da Draghi che voleva che ti cacciassi!”.

 

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

 

 

 

 

 

Una spacconata da cazzaro che non solo non rispecchiava la verità ma che gli attribuiva la volontà di proteggere la “Pochette che cammina” che non ha mai avuto (il più inflessibile critico di Conte è stato proprio Grillo). In quel momento la “rivelazione” è rimasta sul tavolo, tra una birra e un caffè. Nessuno l’ha raccolta né rilanciata. Forse perché tutti i presenti l’hanno presa per quel che era: una fanfaronata.

 

Ci ha pensato quel vanesio di Domenico De Masi, vicino a Travaglio, a innescare la polemica con l’intervista, il 28 giugno, a “Un giorno da pecora”: “Grillo si è incontrato coi parlamentari, ha detto un sacco di cose, per esempio che Draghi gli telefona continuamente e gli parla pure male di Conte”.

 

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

Travaglio ha fiutato l’aria e ha capito di poter usare la bischerata tra Grillo e Draghi come grimaldello per spingere Conte e il M5s fuori dalla maggioranza e dal governo. Il 29 giugno, infatti, il “Fatto” ha soffiato sul fuoco e ha intervistato De Masi per fargli ripetere a pappagallo la versione più “utile”: “Secondo Grillo, Draghi gli ha chiesto di rimuoverlo dal M5S, perché inadeguato. Io sono insorto, mi sono messo a urlare: ‘È indecente, si parla del tuo presidente, con quale diritto Draghi vi chiede questo?’”.

 

domenico de masi

Insomma De Masi, da bravo napoletano, ha fatto il pazzariello indignato salvo poi riconoscere, sempre nell’intervista al “Fatto”, che “il rapporto di Grillo con Conte è conflittuale”: “Per come lo decodifico io. Penso che Beppe abbia paura di perdere il Movimento, il suo figlio politico. Teme che Conte gli tolga potere”. Insomma ha riconosciuto che il primo a voler silurare Peppiniello Appulo è proprio BeppeMao.

 

Conte s’è inviperito come non mai: dopo aver preso a schiaffi da Grillo, bastonate alle amministrative, dsubito la mega-scissione di Di Maio & friends, quando ha sentito che pure Draghi lo considera irrilevante, inadeguato, poco più di uno scatolone da dismettere, è andato su tutte le furie.

 

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - LUIGI DI MAIO - BY MACONDO

E’ salito al Quirinale con passo marziale per comunicare a Mattarella tutta la sua frustrazione e per far trapelare le sue riflessioni, cioè l’intenzione di uscire dalla maggioranza. La Mummia Sicula, con fare sornione, ha ascoltato lo sfogo e poi ha messo Peppiniello Appulo davanti alla più amare delle verità: Caro Conte, se esci dal governo, in una fase così delicata per il Paese (pandemia, guerra e recessione alle porte), è solo una tua responsabilità.

 

Con la diaspora guidata da Di Maio, caro Conte, il governo ha i numeri per reggere anche senza quel che resta del M5s. Quindi per Draghi non ci sarebbe alcun problema. Ci sarebbe invece per i parlamentari cinquestelle che, uscendo dalla maggioranza e dal governo, dovrebbero lasciare gli incarichi di sottogoverno e nelle commissioni. Peggio andrebbe se saltasse la legislatura e si tornasse subito al voto: potrebbero dire addio al vitalizio, non ancora maturato (scatta a ottobre).

 

giuseppe conte mario draghi

Ma è questa la priorità politica di Conte? Peppiniello si ritrova un Movimento esanime nei sondaggi (7%), con una scissione parlamentare che ne ha quasi dimezzato le forze, con gli ultimi colonnelli fedeli (Taverna, Crimi, Fico) incazzati come bisce per il “no” di Grillo alla proroga al limite dei due mandati e con l’assenza di un candidato per le regionali in Sicilia dopo il passo indietro coatto di Giancarlo Cancelleri (anche lui ha raggiunto il limite dei due mandati).

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE

Di tutta questa ridicola vicenda, resta però l’insipienza politica di Draghi. Non è un politico e si vede: costretto a tornare da Madrid nottetempo a Roma per metteree una pezza all'increscioso incidente.

 

Da presidente del Consiglio non può inanellare una gaffe dopo l’altra, con tale leggerezza. Già aveva avuto un pessimo impatto l’attacco a Erdogan (“Un dittatore di cui si ha bisogno”), poi ha rincarato la dose con il suo personale bando a Putin al prossimo G20 (“Non ci sarà”) che ha fatto incazzare Mosca (“Non decide lui”). Parole suonate come un maldestro attacco al Cremlino proprio in un momento in cui è necessario imbastire una trattativa per la pace.

 

 

 

 

grillo draghi contegiuseppe conte beppe grillo grillo fico di maio di battistagiuseppe conte beppe grillo CONTE GRILLO

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)