meme - virginia raggi e il cinghiale

VIRGI’, FACCE RIDE: “MI SONO ACCOLLATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE DEL LAVORO” (VIDEO) – LA RAGGI CHIUDE 5 ANNI DI PESSIMA AMMINISTRAZIONE (NO ALLE OLIMPIADI, NO AD APPALTI E INVESTIMENTI, OPERE ANNUNCIATE COME LO STADIO DELLA ROMA E LA FUNIVIA CASALOTTI-BOCCEA E MAI REALIZZATE) CON UNA DISFATTA EPOCALE. AL NETTO DI CINGHIALI, TOPI E GAFFE, LA EX ADDETTA ALLE FOTOCOPIE DELLO STUDIO PREVITI PURE SULLA QUESTIONE MORALE, LA CUP OF TEA DEL GRILLISMO, È STATA DEFICITARIA. LA CITTÀ È FERITA, MA ANCHE AL MASOCHISMO C’È UN LIMITE… - VIDEO

https://m.dagospia.com/beppe-conte-travaglio-ho-perso-mezzo-milione-voti-catastrofica-284893

 

https://video.corriere.it/politica/dalla-gioia-rabbia-due-volti-virginia-raggi-quella-2016-2021/c3cb31c6-25c4-11ec-9c26-509de9bc1f2d?vclk=video3CHP%7Cdalla-gioia-rabbia-due-volti-virginia-raggi-quella-2016-2021

 

VIRGINIA RAGGI IN CONFERENZA STAMPA DOPO LA SCONFITTA

Da video.corriere.it

 

«Sarà bello fare tutto quello che ci siamo prefissi di fare» a «Mi sono accollata la parte più difficile del lavoro». Ecco le due Virginia Raggi. Quella raggiante del 19 giugno 2016, festeggiata dal popolo grillino e da Alessandro Di Battista, e quella delusa che appare in conferenza stampa a tarda serata nel 2021. Il suo saluto al Campidoglio è pieno di polemiche. L’ex sindaca a stento trattiene le lacrime. «Ho tracciato la strada a chi viene dopo di me», le sue ultime parole.

 

 

LA SCONFITTA DI RAGGI È IL VERDETTO SEVERO DI UNA CITTÀ FERITA

 

EMILIANO FITTIPALDI per editorialedomani.it

 

 

VIRGINIA RAGGI IN CONFERENZA STAMPA DOPO LA SCONFITTA

Solo un sondaggista sbadato o un grillino doc che non vive dentro il grande raccordo anulare poteva sperare davvero che Virginia Raggi riuscisse a sedersi, di nuovo, sulla poltrona più alta del Campidoglio. Perché è vero che la spaccatura tra Roberto Gualtieri e Carlo Calenda dava qualche chance suppletiva rispetto alle stime della vigilia. Com’è un’evidenza che la destra abbia tirato fuori dal cilindro il tribuno Enrico Michetti, a memoria uno dei candidati più manchevoli che si ricordi. Eppure era impensabile che la sindaca non pagasse dazio per lo scatafascio in cui è precipitata la città eterna, disastro di cui è colpevole massima insieme ai suoi dirigenti e a chi, nel Movimento, l’ha da sempre appoggiata fino a favorirne l’autocandidatura.

VIRGINIA RAGGI SCONFITTA ALLE AMMINISTRATIVE - MEME

 

Dopo essere stata assolta dal processo per falso, sembra dunque (quando questo articolo viene stampato lo spoglio non è ancora del tutto concluso) essere arrivato inesorabile il verdetto degli elettori: per loro Raggi è colpevole, senza se e senza ma. I primi cittadini uscenti hanno spesso il favore del pronostico o, quantomeno, un pacchetto consistente di voti dettati dalla fama e dal rapporto con un pezzo di opinione pubblica. La Giovanna d’Arco di Grillo ha invece preso appena il 20 cento dei voti per due elementari motivi: non ha rispettato le promesse proclamate urbi et orbi durante la trionfale campagna elettorale e ha non-governato Roma per un lunghissimo lustro, abbandonando la capitale a sé stessa e ai suoi abitanti oggi esanimi.

 

La vittoria dell’ex avvocato dello studio Previti si fondò sul mito dell’onestà, sul rilancio delle periferie, sulla mobilità alternativa e la lotta alle discariche. Soprattutto, si alimentò delle catastrofi di Gianni Alemanno, dei difetti atavici dei partiti tradizionali e dei loro giochi di potere, come quelli che costarono il posto al piddino Ignazio Marino.

 

HA FATTO PEGGIO

VIRGINIA RAGGI QUARTA DIETRO CALENDA

Raggi a sorpresa è riuscita a fare peggio, dal punto di vista amministrativo, di gran parte dei suoi predecessori. Al netto dei cinghiali e dei topi, delle gaffe a ripetizione sulle “cupole del Colosseo” o sui bombardamenti “fascisti” a San Lorenzo, la sindaca ha sostituito oltre una dozzina tra assessori e vicesindaci, una ventina di amministratori delegati e manager delle partecipate del comune, oltre un numero indeterminato di dirigenti apicali. Generando caos e minando ogni catena di comando, fondamentale per governare una città complessa come Roma.

 

Di fatto, la Raggi ha preferito da subito “non fare”. Non fare appalti, non partecipare alle Olimpiadi, non investire. Il “poraccismo” issato a mantra e filosofia politica. Le condizioni dei trasporti pubblici, al netto delle difficoltà storiche di Atac e di dipendenti fannulloni, sono presto arrivati ai minimi termini. Metafore definitive le chiusure senza tempo delle stazioni della metropolitana per problemi alle scale mobili, e i bus in fiamme nel centro storico fotografati dai turisti.

 

virginia raggi 9

 Sulla monnezza e l’igiene urbana ha pesato la confusione del management di Ama scelto da Raggi, l’ideologia anti impianti e l’assenza di impieghi intelligenti. Oggi la città è molto più sporca di quando ha cominciato la consiliatura, eppure la grillina non si è mai assunta alcuna responsabilità dello stato delle cose, dei suoi errori e di quelli dei suoi fedelissimi. Ha preferito rimpallare le responsabilità sui precorritori, o meglio ancora sulla regione Lazio governata da Nicola Zingaretti.

 

Altre volte ha scaricato il barile sui municipi: come nel caso della vegetazione cresciuta all’improvviso su strade e marciapiedi di ogni quartiere, fenomeno vegetale provocato dalla decisione del comune di tagliare alcuni servizi dell’Ama. Obiettivo: risparmiare qualche spiccio e provare a sanare i bilanci della spa. Risultato: il nuovo sindaco di Roma per ripulire le erbacce che hanno occupato passi carrai e incroci dovrà spendere assai di più di quanto accantonato.

 

virginia raggi 6

La sindaca pure sulla questione morale è stata deficitaria: incapace di selezionare la sua classe dirigente, ha scelto come collaboratori figure come Raffaele Marra, ex vicecapo di gabinetto poi condannato in primo grado per corruzione, e poi Luca Lanzalone, già messo a capo di Acea e consigliere della sindaca sul nuovo stadio della Roma, altra opera annunciata (al pari della funivia Battistini-Casalotti) ma di cui non è stata posata nemmeno una pietra.

 

VIRGINIA RAGGI GIUSEPPE CONTE

Il “no” ai grandi eventi, i video celebrativi in cui la manutenzione di una strada viene raccontata nello storytelling come un’opera pubblica straordinaria, la devastazione dei parchi e dei giardini, il traffico impazzito a causa dei “cantieri elettorali”: tutto ha contribuito al declino di un’esperienza politica che rischia di finire qui. Perché la città è ferita, ma anche al masochismo c’è un limite.

virginia raggi 4virginia raggi 10raggi al votovirginia raggi al seggio 2virginia raggi incerta su chi votare CINGHIALE AL POSTO DELLA LUPA CAPITOLINAvirginia raggi al seggiogiuseppe conte virginia raggi 2giuseppe contevirginia raggi giuseppe conte virginia raggi giuseppe conte virginia raggi 5

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…