APOCALISSE GRILLO - I VECCHI PARTITI VANNO IN CONFUSIONE, I DINOSAURI DELLA POLITICA RISCHIANO L'ESTINZIONE – INVECE DI FARE AUTOCRITICA O DI SUICIDARSI, TUTTI ARGOMENTANO CHE FINE FARÀ IL M5S, PREVEDENDONE L'IMPLOSIONE O LA STESSA DERIVA DI PARTITI “RIVOLUZIONARI” COME LA LEGA - L'ELEFANTINO FERRARA GLIELA TIRA: “SONO GIÀ UN GRUPPO DI ULTRACORROTTI. SI MUOVONO COME VETERANI DELLA POLITICA”...

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

"Tintarella di luna/tintarella color latte/che fa bianca la tua pelle/ti fa bella tra le belle". Con le mani finalmente in pasta, il sudore sulla fronte, 5 amazzoni a dimenarsi tra le luci stroboscopiche del Gilda e la selvaggia Roma ai suoi piedi, il deputato padano Leoni Orsenigo capì che fuori dal Parlamento e dentro i confini del Raccordo Anulare, non esisteva cappio così stretto da non poter essere sciolto.

Ora che il nodo del disincanto è gordiano, si corre rapidi verso Weimar e Grillo viene raccontato alternativamente come il Cristo redentore della Dolce Vita trascinato dall'elicottero di Mastroianni e osservato dalle ninfe felliniane: "Ma è Gesù, dove lo portate?", l'incarnazione terrena della profezia Maya o l'unno che lascerà solo macerie dopo aver abusato delle istituzioni, qualcuno, tra i custodi della liturgia, inizia a dubitare. Più quello urla o minaccia tagli alle guarentigie, più spande panico. Si agitano destra e sinistra. Il fu Pdl con Giorgia Meloni: "Oggi muore il partito di plastica".

La gauche radicale, cancellata da Enrico Letta: "O diventa sinistra di governo o scompare", i preoccupati cantori "del prestigio internazionale". I commentatori turbati, chini a declinare pericoli: "Sindrome greca" scrive Verderami sul Corriere o a suggerire soluzioni come Geremicca su La Stampa: "...Non sono più pensabili riposte politiche complessive in grado di iniettare un po' di fiducia nei cittadini". In mancanza del doping, la soluzione è un altro trucco: "Si può però tentare attraverso lo strumento della legge elettorale, di arginare fenomeni in altro modo non contrastabili".

Se evaporeranno anche le alchimie sul Porcellum "per difendere sistema e partiti" rimane sempre la soluzione Beppe Tritoni. I colonnelli. L'ordine. La disciplina immaginata da Monicelli che i 100 "attivisti" pronti a occupare Montecitorio per battere pulsantiera e ritmo del caos venturo non li aveva visti, ma sul Paese tra forca e marce su Roma aveva le idee chiare. Qualcosa accadrà. Se i realisti allevati a pane e Dc minimizzano: "Verrà il fronte nazionale, non passeranno" e i nichilisti ballano l'ultimo valzer, della salvezza della specie si occupano i fatalisti già disegnati ieri da Gian Antonio Stella.

I figli di Grillo faranno la fine dei leghisti. "Si corromperanno". Se ai barbari profili di ieri in declamante discesa dal Nord per dare una lezione ai ladroni, capitò di sfumare docili nelle albe etiliche, nella cornice delle discoteche dismesse dal Psi e nelle torte divise al Jackie'O tra camerati e adoratori dell'ampolla padana, cosa accadrà ai tanti Cancelleri del M5S, Il partito-pardon movimento-virale, ma padronale, spontaneo, ma verticistico, liberatorio, ma incatenato ai distinguo burocratico-semiologici da collettivo anni '70? Il primo risultato è la corsa all'ammucchiata.

Alla tautologia: "Grillo dovrà attenersi alle regole". Alla descrizione irridenti a cui il genovese, con il suo barocco carico iconografico (lo zio Sam, il nuoto, il vaffanculo, afrori di Berkeley e di ventennio) più o meno inconsapevolmente si presta. "Basso di statura, con un largo torace e una testa grande; i suoi occhi erano piccoli, la sua barba sottile e brizzolata". Dell'Attila originale, aveva già parlato con toni meno apocalittici dei contemporanei, Prisco di Panion nel 448.

Del barbaro di oggi, senza femminismi di ritorno: "Tremate, tremate, le streghe son tornate", nei pigri vicoli della più radicata romanità, si comincia ad avvertire la presenza. C'è chi è contento e non vede l'ora. Giuliano Ferrara è tra loro. Ride, sostiene, perché non se ne può fare a meno: "La trimurti Grillo, Casaleggio, Cancelleri a livello fisiognomico e non solo è una cosa pazzesca". Imita in fedele dialetto Cancelleri, schernisce "I guru boccoluti che assicurano l'apocalisse del web", si mette in platea per assistere a un teatro: "impressionante, di fronte al quale anche l'atroce spettacolo del Pdl attuale impallidisce".

Non è escluso che il contraccolpo sia definitivo: "Ma è un eroismo a metà, il palazzo è crepato in ogni interstizio", mentre è certissimo, giura il direttore del Foglio che non ci sarà bisogno di blandizie locali o canti delle sirene per deviare dal sentiero i probi: "Sono già un gruppo di ultracorrotti. Non in senso tribunalizio o penale, in senso assoluto. Si muovono come veterani della politica, Grillo è un vecchio attore incanutito e i suoi figuranti, come dimostra il simpatico Pizzarotti a Parma, non restituiscono alla patria biografie trionfali". Pausa: "Vuole sapere davvero che barbari mi ricordano i grillini? Quelli del Paeplum anni 60, dove Maciste combatteva tutti. Ora c'è Grillo, forse il cinema di genere ci ha guadagnato".

 

Giancarlo Cancelleri Beppe GrilloGIORGIA MELONI GIORGIA MELONI GRILLO asp jpegBEPPE GRILLO NUOTA NELLO STRETTO DI MESSINA BEPPE GRILLO E GIANROBERTO CASALEGGIO ALLARRIVO IN SICILIA CASALEGGIOPizzarotti

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”