MERCATO DELLE VACCHE A MONTECITORIO – DE GREGORIO ACCUSA L’INGRATO BANANA: “IL CAV. MI PAGÒ PER FAR CADERE PRODI. CI FU UNA GUERRA: ASPETTATE E CAPIRETE” – “LAVITOLA? È UN RAGAZZO DISEDUCATO ALLA VITA” - TRA I SENATORI CONTATTATI ALLA VIGILIA DEL VOTO DI FIDUCIA DI 7 ANNI FA C’ERA ANCHE CAFORIO: “DE GREGORIO MI OFFRÌ 5 MILIONI PER PASSARE CON SILVIO. REGISTRAI LA CONVERSAZIONE E PORTAI IL NASTRO A DI PIETRO”…

Guido Ruotolo per "La Stampa"

Scusi senatore De Gregorio, ma lei i soldi da Berlusconi li ha presi o no?

«Certo che li ho presi. Così come ho chiarito con i magistrati».

Senatore, allora lei ha deciso di collaborare con i pm napoletani quando ha scoperto che non sarebbe stato più candidato, cioè eletto?

«Un'altra sciocchezza. Ai pm di Napoli ho consegnato una copia della raccomandata spedita il 19 settembre scorso a Berlusconi, Verdini, La Russa, Biondi e Alfano nella quale annunciavo che non era mio interesse ricandidarmi, che avrei fatto un passo indietro utile per il rinnovamento. Chiesi loro di dare spazio nelle liste a due giovani di Italiani nel Mondo, così come sancito da accordi sottoscritti da Berlusconi e Verdini nel 2009. Ancora il 19 dicembre Verdini mi ha proposto la candidatura che io ho rifiutato chiedendo in cambio un posto blindato in lista per un giovane dirigente di Italiani nel Mondo».

De Gregorio, un passo indietro maturato perché voleva essere libero di potersi difendere nelle inchieste accusando il presidente Berlusconi?

«Vuole sapere quando ho maturato la decisione di chiarire, raccontare, assumermi le mie responsabilità anche penali? Quando ho sognato mio padre che mi ha spronato a liberarmi dai miei fardelli, a diventare uomo libero per poter ricominciare».

Non perché rischiava l'incriminazione per riciclaggio con l'aggravante di aver favorito l'organizzazione camorrista?

«È un'altra balla. Sono già a processo per riciclaggio semplice, senza aggravante e dimostrerò che ero una vittima di usura. In realtà ho maturato la scelta di collaborare nel momento in cui ho avvertito la consapevolezza che nel nuovo Parlamento una parte degli eletti avrebbe preteso una "Norimberga per i politici". Non volevo passare alla storia come un senatore che esce con le manette da Palazzo Madama. Da libero cittadino, invece, mi consegnerò alla giustizia. Ho scritto ai pm napoletani che il giorno dopo lo scioglimento delle Camere sarei andato da loro. E così è successo...».

Con l'avvocato Ghedini lei si è mai consultato?

«L'incontrai nel maggio scorso preannunciandogli la mia decisione e chiedendogli un aiuto per il dopo. Avrei voluto che mi fosse finanziato un film sul genocidio del popolo curdo».

In uno degli interrogatori lei ha detto che si è combattuta una vera guerra per far cadere il governo Prodi, e ha fatto riferimento al ruolo degli americani....

«Sul punto non posso dire nulla. Aspettate e capirete perché ho parlato di guerra».

Lei rispondendo a Berlusconi ha detto che da tempo si sta preparando agli arresti domiciliari. Perché non ha chiesto la revoca della misura, come ha fatto Marco Milanese che l'ha ottenuta?

«Non l'ho fatto perché non voglio intorbidare il clima».

Chi è per lei Valter Lavitola, suo compagno di merendine?

«Gli ho fatto da compare di cresima. È un ragazzo diseducato alla vita. In testa ha il film del denaro, vuole diventare ricco come Silvio Berlusconi».

Intanto era consapevole che liberarsi dei suoi macigni avrebbe comportato l'incriminazione di Berlusconi?

«Sono nel giusto, non mi pongo il problema di inguaiare qualcuno. Forse qualcuno ha solidarizzato con me quando Reggio Calabria mi ha indagato per rapporti con la 'ndrangheta? Non ho ricevuto neppure una telefonata... Quando si è discusso al Senato la richiesta del mio arresto ho avuto la chiara sensazione che mi dovevo guardare da possibili traditori nel mio gruppo».


2- IL SENATORE CAFORIO: "SERGIO MI CONVOCÒ IN CLINICA DI NOTTE E GARANTÌ 5 MILIONI SE PASSAVO DI LÀ"
Giuliano Foschini per "la Repubblica"

Il senatore Giuseppe Caforio è sorpreso.
«Avevo voluto rimuovere quanto accadde quella sera di sette anni fa. E invece...».

Ricordiamo, senatore.
«Era la vigilia del voto di fiducia al governo Prodi. Mi chiamò il mio ex compagno di partito, Sergio De Gregorio. Avevamo un buon rapporto. Era in clinica per una colica. Mi disse che voleva parlarmi».

Lei che fece?
«Chiamai il mio capogruppo e il mio segretario di partito, Antonio Di Pietro. Avevamo una manifestazione a Taranto: chiesi loro: "Che faccio, vado?". Mi dissero, vai e registra ».
«A Palazzo Madama c'era aria di campagna acquisiti. De Gregorio era appena passato dall'altra parte. Feci come mi dissero».

Perché registra? Come andò?
«Sergio mi mandò a prendere con una macchina che mi portò in questa clinica. Entrati e azionai il registratore: mi chiese di votare la sfiducia al governo Prodi. Mi parlò della
creazione di una grande coalizione, di un esecutivo nel quale lui avrebbe fatto il ministro e che quindi anche io avrei avuto un vantaggio. Soprattutto mi offrì cinque milioni di euro».

Cinque milioni?
«Due, o forse uno e mezzo, subito. Voleva il mio Iban: me li avrebbe fatti accreditare la mattina dopo con un giroconto in modo tale da non aspettare i tempi del bonifico. Prima del voto di sfiducia, come garanzia. Il resto sarebbe arrivato nei mesi successivi tramite la sua fondazione di Italiani all'estero».

Cose gli rispose?
«Che mi prendevo una notte per pensarci».

Qualcuno l'aveva avvicinata nei giorni precedenti?
«Si. Molti amici del Pdl mi chiedevano di passare con loro. Tanti, proprio tanti. Qualche giorno prima un amico, un collega del centrodestra, eravamo a pranzo e mi disse "Fammi solo un cenno e in cinque minuti arriva qui Berlusconi". Risposi no grazie».

E a De Gregorio che disse la mattina dopo?
«Alle otto con il mio capogruppo mi recai al ministero dei Lavori pubblici, dove c'era Di Pietro. Consegnai a lui la cassetta. Poi andai a Palazzo Madama e feci l'unica cosa che potevo e dovevo fare: votare la fiducia per Prodi. De Gregorio non ricordo se l'ho risentito. Questa storia l'avevo rimossa. Fino a ieri, chiaramente».

 

 

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