1. “DEPORTATA”! È QUESTA LA PAROLA CHIAVE DEL CASO SHALABAYEVA, QUELLO CHE DAGOSPIA AVEVA SOSTENUTO SIN DALL'INIZIO È CONFERMATO DA UN CABLOGRAMMA INVIATO DAL KAZAKISTAN AL VIMINALE E PRONTAMENTE ESEGUITO DA ALFANO. NON SOLO: IL GRADO DI PARENTELA CON IL DISSIDENTE KAZAKO ERANO CHIARAMENTE SPECIFICATE 2. MA LA VITTIMA PIÙ ECCELLENTE E’ IL "GRANDE DIFENSORE DEI DIRITTI UMANI" EMMA BONINO. ALFANO METTE A DISPOSIZIONE DEI KAZAKI LA POLIZIA ITALIANA PER PRENDERE IN OSTAGGIO LA MOGLIE DEL NEMICO NUMERO UNO DI NAZARVBAEV E LEI CHE FA? NIENTE! 3. I DIRITTI UMANI SONO UNA COSA BELLA QUANDO SI DEVONO RICEVERE INCARICHI INTERNAZIONALI, AIUTARE IL PROPRIO AMICO SOROS AD APRIRE LA PROPRIA FONDAZIONE, GUARDA CASO, IN KAZAKISTAN MA NON QUANDO C'È IN GIOCO LA POLTRONA…

1. DEPORTATA!
Superbonus per Dagospia

"DEPORTATA"! È questa la parola chiave del caso Shalabayeva, quello che Dagospia aveva sostenuto sin dall'inizio è confermato da un cablogramma inviato dal Kazakistan al Viminale e prontamente eseguito. Non solo ma le generalità ed il grado di parentela con il dissidente Kazako erano chiaramente specificate.

Il Capo della Polizia omette il dettaglio nella sua ricostruzione e questo non ne fa più un uomo delle istituzioni ma un uomo di parte che in Parlamento ha piegato i fatti alle convenienze del Ministro. Ma la vittima più eccellente del cablogramma e il "grande difensore dei diritti umani" Emma Bonino.

La Polizia italiana DEPORTA la moglie di un dissidente politico ed il capo della Polizia omette questo dettaglio al Parlamento, su input del Ministro dell'Interno, e lei che fa? Niente! I diritti umani sono una cosa bella quando si devono ricevere incarichi internazionali, aiutare il proprio amico Soros ad aprire la propria fondazione, guarda caso, in Kazakistan ma non quando c'è in gioco la poltrona. Dopo 40 anni di lotte per i diritti civili, di transnazionale transpartito, di palle di sopra e di sotto, Emma l'ambiziosa mostra il suo vero volto di donna di potere cinica ed ambiziosa.

Il suo compare Pannella non è in sciopero della fame, banchetta allegramente mentre una donna innocente e sua figlia di 6 anni sono state DEPORTATE dalla Polizia Italiana. È il segno di questi tempi d'ipocrisia e cinismo dove come in gigantesco Cafonal Criminal l'unico principio che conta è il "magnamose tutto".

2. QUEL CABLO DA ASTANA: "DEPORTATELA"
Carlo Bonini e Fabio Tonacci per La Repubblica

Ci hanno raccontato per cinquanta giorni - dal ministro Angelino Alfano, al suo capo di gabinetto, all'intero Dipartimento di Pubblica Sicurezza - che la notte del 28 maggio la nostra Polizia, teleguidata dalla diplomazia kazaka accampata al Viminale, cercava solo Mukhtar Ablyazov, "un pericoloso latitante".

E che quando la caccia si rivelò infruttuosa la storia fini lì. Che di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua di 6 anni nessuno sapeva, né poté sapere, se non a cose fatte. Che la loro espulsione fu un "danno collaterale".
PER «un blocco cognitivo». Per un cortocircuito dei «flussi informativi ascendenti e discendenti».
Ebbene, è un falso. Ora documentabile.

Negli atti allegati alla relazione del Capo della Polizia Alessandro Pansa e depositati all'attenzione dei senatori che ieri hanno rinnovato la fiducia al ministro, una nota Interpol proveniente da Astana la mattina del 28 maggio chiede alla nostra Polizia, alla vigilia del blitz, di identificare, fermare e "deportare" la donna che i kazaki ritengono viva con Ablyazov e che con lui dovrebbe trovarsi all'interno della villa di via di Casal Palocco 3. Alma Shalabayeva, nata il 15 agosto 1966.

Anche questo, un "dettaglio" cruciale espunto dalla sintesi della relazione finale del Capo della Polizia letta in Senato venerdì scorso da Alfano. Per ragioni evidenti. Dissimulare una verità che giorno dopo giorno si conferma tuttavia incoercibile. Che, sin dall'incipit, l'operazione orchestrata tra Astana e Roma aveva un unico obiettivo. L'intera famiglia Ablyazov. E che a quell'operazione tout-court il ministro dell'Interno Alfano diede impulso mettendo a disposizione dei kazaki la nostra Polizia.
Vediamo.

IL PRIMO CABLO DA ASTANA
La mattina del 28 maggio, alle 10,15, sui terminali di "Arianna", il sistema informatico della nostra Direzione Centrale della Polizia Criminale, lampeggia l'alert che indica l'arrivo di una nota Interpol. Il cablo è in lingua inglese, porta il numero 22/3-1614 e proviene dall'ufficio collegato di Astana, Kazakistan. È la nota - ne abbiamo dato conto nei giorni scorsi - che di fatto resuscita un polveroso inserimento di un ordine di cattura internazionale nei confronti del cittadino kazako Mukhtar Ablyazov inserito nel sistema Interpol nel marzo del 2009, ma da allora rimasto in sonno.

Sappiamo già che, nel sapiente canovaccio predisposto dai kazaki, la nota è cruciale. Deve cioè attivare l'ufficio Interpol italiano obbligandolo ad aggiornare la banca dati delle nostre polizie. Un passaggio cruciale necessario a eccitare, di lì a poche ore, il capo della squadra Mobile di Roma e a convincerlo che le richieste che si sentirà fare dall'ambasciatore Yelemessov (la visita in Questura è delle 15.30) hanno una patente di legittimità.

Alle 12.26, il cablo kazako comincia dunque ad essere lavorato e tradotto dai nostri uffici Interpol i quali, sulla base delle informazioni che hanno ricevuto,
attestano che "Ablyazov Mukhtar" è un ricercato, utilizza false identità, e - si legge testualmente - «vive a Roma, in una villa in affitto in via di Casal Palocco 3 di proprietà di una cittadina tedesca, utilizza una macchina modello Volvo XC90 targata EP241FJ e un Lancia Voyager con targa olandese».

Ancora: «È spesso accompagnato da un maschio asiatico che guida una Nissan Qashqai targata EM089MZ e potrebbe essere scortato da bodyguard armate in grado di reagire al suo arresto». Nello stesso cablo, i kazaki chiedono alla nostra Polizia di verificare queste informazioni e procedere all'arresto del latitante, «verificando l'identità di altri eventuali uomini presenti nella villa». Quindi, una chiosa. Già in qualche misura cruciale. «Non è escluso - si legge - che, nella stessa villa in affitto, viva con Ablyazov sua moglie, una cittadina kazaka di nome Alma Shalabayeva Boranbaevna, nata il 15 agosto 1966».

LA PRIMA MENZOGNA
Tradotto in italiano, il cablo 22/3-1614 - come documentano gli atti dell'inchiesta interna del Capo della Polizia - viene trasmesso alla Questura di Roma alle 16.57. E dunque, è possibile sostenere, senza ombra di dubbio, che, il pomeriggio del 28, la nostra Polizia, il capo di gabinetto del ministro dell'Interno, Alfano stesso, appunto. abbiano le informazioni necessarie per sapere che, nell'operazione di "cattura del pericoloso latitante", balli anche il nome della moglie che con lui vive.

Chi ha sostenuto il contrario, non dice il vero. E chi "non ricorda" di aver «mai sentito parlare di una donna» - e sono in molti, diciamo pure tutti i protagonisti dell'af-
faire all'interno del Viminale - o ricorda molto male o tace la verità.
Ma c'è di più.

"DEPORTATELA"
Sempre quel 28 maggio, qualche ora dopo il primo cablo e mentre a Roma l'ambasciatore kazako fa flanella nell'ufficio di Procaccini in attesa di verificare con i propri occhi che all'operazione venga dato semaforo verde dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza (il blitz scatterà alla mezzanotte), Astana decide di inviare una nuova nota Interpol a Roma. È il cablo 22/3-1625.

Leggiamo: «In aggiunta al nostro precedente messaggio concernente l'arresto del ricercato Ablyazov Mukhtar vi informiamo che con lui potrebbe vivere sua moglie Alma Shalabayeva. Vi confermiamo che è una cittadina kazaka, che ha un passaporto kazako NO816235 rilasciato il 3 agosto 2012 e un secondo passaporto N5347890 rilasciato il 23 aprile 2007.

La Shalabayeva potrebbe inoltre utilizzare un falso passaporto di un altro Paese, presumibilmente della Repubblica Centro Africana, con numero 06FB04081, rilasciato a nome Ayan Alma l'1 Aprile 2010. A tal riguardo, vi chiediamo dunque di identificare tutte le donne che vivono nella villa di Casal Palocco (...) e, qualora fosse provato che Alma Shalabyeva è in Italia illegalmente (con uso di documenti falsi), chiediamo alle rispettabili autorità italiane di "deportarla" in Kazakistan. Vi preghiamo di fornirci le informazioni sui soggetti in questione e di informarci anche in caso di esito negativo delle ricerche».

LA PROVA REGINA
Eccola, dunque, la prova regina del macroscopico insabbiamento della verità che in questi 50 giorni ha negato prima la logica, quindi l'evidenza dei fatti, aggiustando versioni di comodo in corsa. Eccola l'«inoppugnabilità» dei documenti, per parafrasare il premier Enrico Letta nella sua accorata difesa di Alfano. Che però, come si vede, non assolve il ministro, ma lo affossa con l'intero apparato. Non ci fu "un prima" e un "dopo" nell'Operazione Ablyazov.

Alla vigilia del blitz, i kazaki avvertirono l'autorità politica e gli apparati della sicurezza italiani che nella caccia grossa a Casal Palocco le prede erano due. Mukhtar Ablyazov e Alma Shalabayeva, di cui veniva segnalato in anticipo persino il falso passaporto centro africano che avrebbe poi effettivamente mostrato al momento del fermo. Con una differenza. Per Mukhtar, esisteva un titolo almeno formale che ne giustificava la cattura.

Alma aveva la sola colpa di essere la sua compagna, madre di una bimba di 6 anni.
«Vi chiediamo di deportarla». 28 maggio 2013. Tutti sapevano. Nessuno ha detto la verità. Che, per giunta, ieri in Senato, era sotto gli occhi di tutti. Soltanto a volerla vedere.

 

ANGELINO ALFANO alfano Angelino Alfano e il capo della polizia, Alessandro PansaALFANO, LETTA, BONINO TRISalfano proca big servo encomiok vignetta alfanoalfano kazaco bonino - alfanoablyazovvilla ablyazov palocco foto mezzelani carbone gmt gmt riproduzione vietataMUKTHAR ABLYAZOV E LA FIGLIA ALUA E LA MOGLIE ALMA SHALABAYEVAABLYAZOV moglie figliaABLYAZOV CON LA FIGLIA ALMA SHALABAYEVA KAZAKHSTAN ABLYAZOV NAZARBAYEV CON LA TESTA DEL DISSIDENTE ABLYAZOV

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...