emanuele orsini giorgia meloni adolfo urso

DOPO LE BANCHE, IL GOVERNO HA FATTO INCAZZARE ANCHE GLI INDUSTRIALI – IL MINISTRO URSO SI È VANTATO: “CON QUESTA MANOVRA ABBIAMO SUPERATO LE ASPETTATIVE DI CONFINDUSTRIA CHE CHIEDEVA SUPPORTO ALLE IMPRESE PER 8 MILIARDI”. IMMEDIATA LA REPLICA PICCATA DEL CAPO DEGLI INDUSTRIALI, EMANUELE ORSINI: “IO QUEI NUMERI NON LI HO ANCORA VISTI, FORSE URSO HA DELLE TABELLE DIVERSE” – SUL FRONTE BANCHE  LA DUCETTA NON VUOLE ANDARE ALLO SCONTRO FRONTALE ED È “INDISPETTITA” (EUFEMISMO) CON SALVINI CHE CONTINUA AD ALZARE I TONI...

1 - CONFINDUSTRIA ATTACCA URSO NON VEDIAMO I FONDI RICHIESTI”

Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per “la Stampa”

 

adolfo urso giorgia meloni - foto lapresse

Un botta e risposta a poche ore di distanza, quello tra Confindustria e governo sulla legge di Bilancio. Ne deriva che il confronto tra imprese ed esecutivo si fa sempre più teso. «Aspettative superate? Non vedo otto miliardi», taglia corto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, rispondendo alle frasi del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

 

Le parole arrivano mentre il governo rivendica una manovra «costruita insieme alle imprese» e Confindustria replica che le cifre non tornano. «Forse ha tabelle diverse, io quei numeri non li ho visti», afferma Orsini, collegato all'assemblea di Confindustria Canavese.

 

emanuele orsini - assemblea di Confindustria Verona e Vicenza

«Le nostre aspettative si superavano se c'erano otto miliardi di euro per i prossimi tre anni. Non li vedo». Il presidente degli industriali chiede una visione chiara e di medio periodo: «La cosa fondamentale è che ci sia una prospettiva triennale [...]».

 

Il titolare del Mimit Urso ha ribattuto da Verona: «Nei prossimi tre anni sono già previsti 9,5 miliardi in più per le imprese, con strumenti efficaci costruiti anche grazie al confronto con Confindustria». [...]

 

Dietro lo scontro di cifre c'è la distanza tra la prudenza degli industriali e l'ottimismo del governo. Confindustria chiede risorse certe e visibili. Palazzo Chigi, di contro, punta a difendere la tenuta dei conti pubblici senza rinunciare ai segnali di sostegno alla crescita.

 

2 - LA PREMIER ALLE BANCHE "GIUSTO CHE DIANO UN AIUTO" LITE GOVERNO-CONFINDUSTRIA

Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”

 

matteo salvini giorgia meloni foto lapresse

Mentre i due vicepremier continuano a litigare, prendendo ogni giorno le distanze dalla manovra di bilancio che pure in Cdm hanno votato, Giorgia Meloni lavora ai correttivi e prova a sedare la rissa. Indossando i panni della novella Robin Hood che toglie ai ricchi — le banche — per dare alle famiglie, sempre più in difficoltà.

 

Esercizio studiato per spuntare gli artigli alle opposizioni, intente a dipingerla come una paladina della grande finanza a scapito degli italiani «soffocati sotto il peso dei mutui e del caro vita». Ma anche per arginare Matteo Salvini, tornato ad accusare: «Negli ultimi tre anni le banche italiane hanno fatto 112 miliardi di utili, quindi chiederò che sul piano casa, che nel 2026 è scoperto, una parte di fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da un sistema che sta facendo margini notevolissimi e può contribuire». [...]

 

tassa sugli extraprofitti delle banche

Parole che hanno indispettito la presidente del Consiglio. Attentissima a non spaventare gli istituti di credito e pure le imprese, cui ieri ha spedito una serie di messaggi al miele.

 

«Se cresce lo spread, se sale il rating dell'Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del superbonus, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole», spiega Meloni nel nuovo libro di Bruno Vespa, Finimondo, in uscita dopodomani.

 

GIORGIA MELONI EMANUELE ORSINI

«Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 se ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro».

 

Rivolgendosi, subito dopo, all'ad di Intesa Carlo Messina: «Non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perché daremmo un segnale sbagliato», rassicura la premier. «Ho spiegato che per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie alle nostre politiche, ha avuto dei grandi benefici». Robin Hood, appunto.

 

Una controffensiva a tutto campo, proseguita poi nel telegramma inviato all'Assemblea di Confindustria Canavese: «In questi tre anni abbiamo dimostrato che le imprese, in particolare quelle che investono, assumono e creano ricchezza per i territori, possono contare su questo governo» si autoincensa Meloni.

 

adolfo urso giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse

Idillio rovinato però dal battibecco fra il ministro Adolfo Urso e il presidente degli industriali. Al mattino il titolare del Made In Italy si era infatti vantato: «Con questa manovra abbiamo superato le aspettative di Confindustria che chiedeva supporto alle imprese per 8 miliardi di euro». Piccata la replica di Emanuele Orsini: «Io quei numeri non li ho ancora visti, forse lui ha delle tabelle diverse». [...]

riccardo magi tenta di consegnare una bustina di cannabis light ad adolfo urso 1

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