giorgia meloni e giancarlo giorgetti

LA MANOVRA DEL RINCULO – DOPO I RIMBROTTI DI BRUXELLES, IL GOVERNO POTREBBE FARE DIETROFRONT SULLA SOGLIA PER L'USO OBBLIGATORIO DEL POS - FORZA ITALIA INCASSA L'AUMENTO DELLE PENSIONI A 600 EURO PER GLI OVER 75 (IL CAV AVEVA PROMESSO LE PENSIONI A MILLE EURO) MA DEVE CEDERE SUGLI SGRAVI PER I NEO-ASSUNTI - MANCA ANCORA L'UFFICIALITÀ SU OPZIONE DONNA (SE CI SARÀ O MENO IL CRITERIO DEI FIGLI), SULLO SCUDO PENALE PER GLI EVASORI CHE SI METTONO IN REGOLA CON IL FISCO…

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Il governo ha scommesso su venerdì 23 dicembre: per quel giorno la legge di Bilancio deve essere licenziata dalla Camera. Per Giorgia Meloni non si deve «nemmeno immaginare l'ipotesi dell'esercizio provvisorio». Ne va della credibilità di un governo di destra che è appena nato e che in Europa attendono alla principale prova d'esame. La manovra va approvata entro i tempi, prima del 31 dicembre.

 

Costi quel che costi: compromessi, rinunce, e anche qualche concessione all'opposizione. Il ritardo però ieri era palese. E il clima durante i lavori della Commissione non dei migliori. In teoria, il calendario prevede che il testo arrivi in aula per martedì, accompagnato dal maxi-emendamento del governo. Ma solo se per domani a pranzo la Commissione avrà dato il via libera. Al Tesoro ammettono che potrebbero prendere un giorno in più, e rinviare a mercoledì. Anche perché non tutti gli emendamenti sono noti, e non tutte le norme presentano una copertura bollinata.

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

 

Per questo, l'opposizione ha chiesto e ottenuto che il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti vada in Commissione, per mettere la faccia su provvedimenti che al momento restano ignoti. Lo farà questa sera, e dalle sue risposte il governo potrà guadagnare o perdere ore preziose. Nonostante fiocchino accuse di «gestione improvvisata» (Pd) e di «incapacità» (Terzo Polo), non c'è aria di ostruzionismo.

 

Per l'esecutivo sarebbe fatale, anche perché, come non a caso avvertiva ieri la dem Debora Serracchiani, il Parlamento deve anche finire di approvare il decreto legge sui Rave party.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

Sulla manovra ci sono alcuni punti che ancora non sono chiari. La soglia per l'uso obbligatorio del Pos che svincola dalle sanzioni i commercianti, per esempio. Doveva scendere da 60 a 30 euro, ma ieri sera è spuntata l'ipotesi di una retromarcia totale sui pagamenti col bancomat. Manca ancora l'ufficialità su Opzione Donna (se ci sarà o meno il criterio dei figli), sullo scudo penale per chi si mette in regola - a determinate condizioni - con il fisco.

 

E sul Reddito di cittadinanza: «Dobbiamo ancora decidere, sull'ipotesi di scendere a 7 mesi. Libererebbe 200 milioni di euro. È una questione politica alla fine», ammette Luca Ciriani, ministro dei Rapporti con il Parlamento. In fondo, è sempre una questione politica. Ma questa volta i soldi a disposizione sono davvero pochi. «Ogni copertura significa scontentare qualcun altro. È un continuo lavorìo - ancora Ciriani -, costruisci una cosa e ne demolisci un'altra per trovare la copertura».

 

PAGAMENTI CON IL POS 3

È un teorema che si ripete ogni anno. Questa volta però i giorni sono pochissimi. I ministri lavorano in apnea, e Giorgetti deve rosicchiare tempo giocando sulle norme-mancette che a ogni legge di Bilancio servono a placare le opposizioni. L'intero pacchetto di emendamenti doveva essere pronto per ieri. Il ministro non ce l'ha fatta.

 

Il capitolo fiscale è arrivato solo poco prima delle dieci di sera. In generale, solo una parte delle modifiche è stata resa nota ed è chiusa. Le pensioni minime a 600 euro per gli over 75 sono un caso.

giancarlo giorgetti giorgia meloni

 

L'unico, parziale, risultato ottenuto da Silvio Berlusconi, dopo una battaglia che il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Alessandro Cattaneo, ha definito «campale». Le trattative con gli alleati di Fratelli d'Italia e della Lega sono durate giorni e hanno prodotto poco. Sulla decontribuzione per i giovani under 36, Giorgetti ha dovuto sudare per convincere Berlusconi che «non è una misura a costo zero» come lui sosteneva. Il compromesso si è fermato a 8 mila euro, ma il padrone di FI chiedeva lo sgravio totale.

 

PAGAMENTI CON IL POS 2

Il leader, infatti, al di là del video d'amicizia inviato alla festa di FdI e degli annunci, non è completamente soddisfatto. Ha le sue idee, e pensa che uno che ha fatto il premier per quattro volte meriti un po' più di ascolto. Il cammino, comunque, è lungo: «Nei prossimi mesi - promette Berlusconi - ci faremo sentire di più, perché da noi deve comunque passare ogni decisione». Sulle pensioni - che valgono voti, tanti - non demorde, e già nel 2023 tornerà alla carica. E in quel caso, avverte, i soldi che ora sono mancati, perché gran parte sono stati destinati al caro bollette, andranno trovati. «L'obiettivo - assicura - è arrivare a mille euro, come avevo promesso in campagna elettorale».

licia ronzulli silvio berlusconi

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?