DALLA FAVOLA ALLA FAVELA: MALEDIZIONE MUNDIAL – BARRICATE, SPARATORIE E INCENDI A COPACABANA: DOPO L’ESECUZIONE DEL BALLERINO DA PARTE DELLA POLIZIA, A RIO SCOPPIA LA RIVOLTA – A 49 GIORNI DALL’INIZIO DEI MONDIALI, IN BRASILE NULLA È COME PROMESSO!

Rocco Cotroneo per ‘Il Corriere della Sera'

Nella favela Pavão c'è da qualche anno un hotel boutique da 200 euro a notte, in genere clientela gay, vari bed and breakfast e un comodo ascensore per evitare i vicoli in salita. I pali della luce sono coperti di bigliettini, si affittano stanze per i Mondiali: vista assoluta sull'oceano. Dieci minuti a piedi e si tocca la sabbia di Copacabana, o si cena con la brezza del mare. E' lo stesso posto dove martedì la polizia ha ammazzato - e non si sa perché - Douglas Rafael da Silva, 26 anni, ballerino e piccola celebrità locale, perché lavora in un programma della tv Globo .

Una esecuzione come usava un tempo a Rio: botte, calci di stivali in faccia e il corpo abbandonato da qualche parte. Stavolta addirittura in un asilo nido. Appena qualcuno se n'è accorto, è piombato sul posto uno squadrone di poliziotti: e giù minacce per non far vedere o far saper nulla. Anche le ore successive hanno avuto un sapore antico: gli abitanti della favela in rivolta per l'omicidio, barricate e intense sparatorie che si sentivano ovunque (non esiste un abitante di Copacabana che non sappia distinguere un botto da un colpo di pistola).

Poi un secondo ragazzo colpito a morte da una pallottola vagante. Infine i poveri che «calano» sull'asfalto, come si dice qui, e protestano bloccando la vita della città, gli autobus, la stazione del metrò, fanno abbassare le saracinesche. Dai palazzi borghesi - con la cautela di non usare le finestre affacciate sul retro, quelle in linea di tiro - parte invece una raffica di tweet: è tornata la guerra a Copa, non uscite di casa. All'hotel Miramar, sul lungomare, turisti increduli barricati nella hall guardano cosa sta succedendo là fuori, ma in tv.


Dura vigilia di San Giorgio, il patrono di Rio de Janeiro, martire cristiano e Ogum nel sincretismo afro-brasiliano, il signore del ferro. Se la violenza torna a Copacabana, piuttosto che in un sobborgo lontano della grande metropoli, tutto si moltiplica per cento. Le colpe della polizia, l'imbarazzo delle autorità, la ripercussione nel mondo. In questo quartiere ufficialmente vige da anni la pace. Pavão, Pavãozinho, Cantagalo, Babilonia sono i nomi delle comunità (il politicamente corretto per dire favela) dalle quali lo Stato ha espulso i trafficanti di droga e armi, che prima dominavano le colline sulla spiaggia urbana più famosa del mondo. Luoghi già off-limits ma che i turisti ormai frequentano, e alcuni sono anche disposti a spendere parecchio per raccontare di aver passato la vacanza in una favela.

Le autorità negano che i narcos abbiano ripreso il controllo delle colline, promettono spiegazioni e una caccia ai colpevoli. Nel Pavão esiste un commissariato di pace, come in altre decine di favelas di Rio liberate negli ultimi cinque anni. Ma gli abitanti accusano proprio loro, i poliziotti «puliti» voluti dagli ultimi governi, di aver ammazzato il ballerino Douglas dopo un diverbio a causa di una moto. Sostengono che la pax sia in realtà una occupazione.

Come in tanti, nel Brasile di oggi, i poveri del Pavão non sono disposti ad accettare cose che prima erano considerate ineluttabili. Come i pessimi servizi pubblici, le inefficienze e tantomeno le esecuzioni della polizia. Quello di Copacabana è l'ultimo di una serie di episodi nelle ultime settimane. Proprio sul più bello la città rischia di tornare indietro di anni, cancellando successi e progressi.


L'orologio sulla spiaggia segna che mancano appena 49 giorni per i Mondiali e 835 per le Olimpiadi di Rio. Il primo evento incombe, ma nella città del Maracanã, di Garrincha e di Zico quasi non se ne vede traccia. Nella favela, così come in tutta la città, era tradizione in vista della Coppa del Mondo dipingere l'asfalto di giallo e verde, appendere le bandierine colorate tra un palazzo e l'altro. Su molti muri si scorgono ancora le caricature sbiadite degli eroi del 2002 o addirittura del ‘70, quando c'era Pelé. Quest'anno nulla.

Nei baretti gli schermi da decine di pollici sono pronti, ma si parla d'altro. Della maledizione del Mondiale, per esempio. Forse il Brasile lo vincerà (deve, soprattutto) ma se fosse già passato sarebbe meglio. In città finora ha portato caos nel traffico, aumenti sconsiderati dei prezzi e la sensazione che non lascerà nulla per il dopo, per la gente. Avevano promesso corsie di autobus, stazioni del metrò, l'aeroporto nuovo: si lavora a tutto, ma nulla finirà per tempo.

Le notizie sul ritardo del Brasile nella preparazione all'evento, lo spreco di denaro, gli effetti collaterali fanno il giro del mondo e ritornano a casa. Provocando fastidio e scetticismo in tutte le fasce sociali. In questo il Brasile non è più la patria delle diseguaglianze, sopra e sotto il cielo di Copacabana.

 

 

PROTESTE RIO COPACABANA PROTESTE FAVELAS RIO PROTESTE FAVELAS RIO PROTESTE FAVELAS RIO PROTESTE FAVELAS RIO PROTESTE FAVELAS RIO

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO