mario draghi claudio durigon

DURIGON? DURA MINGA – QUESTA SETTIMANA IL FEDELISSIMO DI SALVINI, ORFANO DI MUSSOLINI, SARÀ COSTRETTO A DIMETTERSI DA SOTTOSEGRETARIO? DRAGHI NON HA PARLATO PUBBLICAMENTE DEL CASO (HA DI MEGLIO DA FARE), MA IL CORPACCIUTO ESPONENTE LEGHISTA STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ INGOMBRANTE, ANCHE PER L'ALA MODERATA (GIORGETTI-SALVINI) DEL SUO PARTITO. PASSATE LE FERIE, O LASCIA VOLONTARIAMENTE O SARÀ ACCOMPAGNATO ALLA PORTA. E POTRÀ FINALMENTE DEDICARSI AL GIARDINAGGIO NEL PARCO DI LATINA DEDICATO A FALCONE E BORSELLINO…

CLAUDIO DURIGON

FLASH! - DURIGON? DURA MINGA: IL FEDELISSIMO DI SALVINI, ORFANO DI MUSSOLINI, SI DIMETTERA' DA SOTTOSEGRETARIO NELLA SETTIMANA DEL 24 AGOSTO. DOPODICHE' AVRA' TUTTO IL TEMPO NECESSARIO PER FARE IL GIARDINIERE NEL PARCO COMUNALE DI LATINA DEDICATO ALLA MEMORIA DI FALCONE E BORSELLINO...

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/flash-durigon-dura-minga-fedelissimo-salvini-orfano-279975.htm

 

GIORNI CONTATI: ADESSO TUTTI VOGLIONO CACCIARE DURIGON

Federico Marconi per “Domani”

 

arnaldo e benito mussolini

La politica torna dalle ferie, le camere riaprono, e i partiti già devono affrontare una questione spinosa per gli equilibri del governo di Mario Draghi. Non c’è solo l’Afghanistan sul tavolo, anche il caso nato dopo le frasi pronunciate il 4 agosto dal sottosegretario all’Economia, il leghista Claudio Durigon.

 

arnaldo e benito mussolini

Il deputato del Carroccio, dal palco di una manifestazione del Carroccio a Latina, ha chiesto di intitolare il Parco Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dedicato ai due magistrati uccisi dalla mafia nel 2017, ad Arnaldo Mussolini, il fratello del duce. Parole che hanno fatto insorgere Partito democratico, Movimento 5 stelle, Liberi e uguali, ma anche tante associazioni della società civile, da Libera contro le mafie all’Anpi.

 

Proprio i partigiani, giovedì 19 agosto, hanno lanciato un appello al primo ministro, chiedendo la rimozione del sottosegretario: «È passato troppo tempo. Bisogna porre un rimedio deciso a questo vulnus istituzionale». Il presidente del Consiglio Draghi, però, non è mai intervenuto pubblicamente sulla questione.

CLAUDIO DURIGON E MATTEO SALVINI FANNO SELFIE IN SPIAGGIA

 

La proposta di Durigon ha generato molte polemiche, non solo per l’ammiccamento all’elettorato di estrema destra della città pontina, ma anche per la sua forza simbolica: Latina infatti è una città soffocata dai clan – Di Silvio, Ciarelli, Travali – che negli ultimi anni non solo hanno comandato sul territorio, ma hanno infiltrato l’economia e la politica, come sta emergendo dalle inchieste antimafia della procura di Roma.

matteo salvini saluta claudio durigon foto di bacco (2)

 

PIÙ MUSSOLINI PER LATINA

«Questa è la storia di Latina che qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome a quel nostro parco, che deve tornare a essere quel parco Mussolini che è sempre stato, su questo ci siamo e vogliamo andare avanti», le parole del fedelissimo di Salvini dal palco del 4 agosto, alla presenza del segretario, nella città che considera suo feudo e serbatoio di voti.

claudio durigon andrea santucci

 

Peccato che sia il primo a non conoscere quella «storia di Latina che qualcuno ha voluto cancellare»: «Nel 1943 il potestà stabilì di cambiare tutta la toponomastica. E da quel giorno Parco Arnaldo Mussolini è diventato Parco Comunale», ha spiegato a Domani il sindaco di Latina Damiano Colella. Insomma, il parco non è stato più chiamato Mussolini per volontà degli stessi fascisti che in un primo momento glielo avevano intitolato.

 

mario draghi in conferenza stampa

Durigon nei giorni successivi alla proposta, ha provato a difendersi: «Polemica sterile sulla notizia del parco Arnaldo Mussolini di Latina. Mai e poi mai penserei di mettere in discussione il grande valore del servizio prestato allo stato dai giudici Falcone e Borsellino: ciò non toglie che è nostro dovere considerare anche le radici della città». Insomma, tira dritto: per lui quel parco deve tornare a ricordare il fratello del duce.

 

PARCO FALCONE BORSELLINO LATINA

Matteo Salvini, di cui il sottosegretario è un fedelissimo, lo ha difeso: «Quel parco a Latina è stato per decenni intitolato al fratello di Mussolini, quindi non è nulla di nuovo ma non ci interessa il ritorno al passato», ha detto, senza prendere le distanze dalla proposta del leghista pontino. Alcuni leghisti hanno fatto capire che se Durigon dovesse perdere il ruolo nell’esecutivo, la tenuta della maggioranza sarebbe a rischio. Minaccia che però non ha fermato le richieste di dimissioni.

 

elio vito

IL RUOLO DI DRAGHI

Pd, M5s e Leu hanno deciso di presentare una mozione di sfiducia contro il segretario. I leader dei tre partiti hanno preso una posizione dura sul caso: non c’è altra strada per loro che la rimozione di Durigon.

 

 «È incompatibile con la Costituzione italiana intitolare una piazza a Mussolini. Credo che Durigon in questo senso abbia dimostrato la sua totale incompatibilità con il ruolo che sta avendo che è quello di rappresentante le istituzioni», ha dichiarato il segretario Pd Enrico Letta. Sulla stessa linea il leader dei 5 stelle, l’ex primo ministro Giuseppe Conte: «Mi sembra chiaro e lampante che un membro del Governo che faccia quelle affermazioni non possa rimanere al suo posto».

CLAUDIO DURIGON

 

E Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana: «Se Salvini e Draghi sperano che passando i giorni l’affaire del camerata Durigon vada nel dimenticatoio hanno sbagliato clamorosamente». Pure nel centrodestra c’è chi non ci sta: «Nell'interesse del governo, del centrodestra e di Forza Italia, che non ha ancora preso posizione, continuerò ogni giorno a chiedere le dimissioni di Durigon», ha affermato il forzista Elio Vito.

PARCO FALCONE BORSELLINO LATINA 2

 

Anche Maria Falcone, sorella del giudice ucciso da Cosa nostra, ha chiesto un intervento del primo ministro: «Le parole del sottosegretario leghista Claudio Durigon lasciano allibiti tanto da credere impossibile che siano state realmente pronunciate. Confidiamo che il presidente del Consiglio e il Consiglio dei ministri prendano le distanze da questa proposta che non merita commenti».

arnaldo mussolini 3

 

Draghi però non è ancora intervenuto pubblicamente sulla questione. Ed è lui l’unico che può prendere un provvedimento contro il leghista, che non sembra avere intenzione di lasciare il governo: è il presidente del Consiglio a nominare i sottosegretari, che non passano dal voto di fiducia del Parlamento. Solo lui può revocargli l’incarico, decisione che non dovrebbe nemmeno motivare secondo la Costituzione. Fino a oggi però Palazzo Chigi è rimasto nel silenzio. E i precedenti non lasciano ben sperare: perché non è la prima volta che le uscite di Durigon creano polemiche. E l’ultima volta Draghi aveva preso le sue parti.

 

NON È LA PRIMA VOLTA

A fine aprile, in delle dichiarazioni presenti in un’inchiesta di Fanpage, Durigon afferma che «Quello che indaga della Guardia di Finanza…il generale… lo abbiamo messo noi», facendo riferimento alle inchieste sui 49 milioni della Lega. Una frase che scatena le polemiche, nonostante Domani abbia raccontato come dietro l’uscita di Durigon ci sia poco di vero. Fioccano le richieste di dimissioni, Draghi però difende il suo sottosegretario: «La Procura di Milano ha confermato piena fiducia ai militari della Guardia di finanza. Nessun ufficiale generale ha svolto ruoli direttivi nelle investigazioni oggetto dell’interrogazione», ha detto alla Camera il primo ministro il 12 maggio.

 

MATTEO SALVINI E GIANCARLO GIORGETTI ALL HOTEL MIAMI DI MILANO MARITTIMA

I RAPPORTI A LATINA

Oltre alle dichiarazioni, Durigon ha una posizione difficile da sostenere anche per i suoi rapporti nel suo feudo, Latina. Domani gli ha dedicato due inchieste, in cui ha ricostruito – pubblicando i messaggi scambiati via WhatsApp – il rapporto del sottosegretario con Natan Altomare, un professionista locale. Sono rapporti confidenziali, che risalgono al 2018 e che il futuro deputato stringe con un soggetto che, a quel tempo, era già stato coinvolto in un’inchiesta della magistratura chiamata Don’t touch. Da quelle indagini e dal successivo iter giudiziario Altomare è stato assolto.

 

 

arnaldo mussolini 1

Nei messaggi che Durigon e il professionista si sono scambiati, anche domande e riflessioni nei giorni della formazione del governo Lega-M5s. Ci sono però anche le telefonate che Altomare ha avuto con Costantino “Cha cha” Di Silvio. Contatti che erano noti in città. Forse per ripulire la sua immagine da quel passo falso, Altomare ha pagato almeno due feste elettorali a Durigon e ha messo a disposizione un suo locale.

 

Un altro simpatizzante leghista molto attivo è Luciano Iannotta, presidente della locale Confcommercio. Oggi Iannotta e Altomare sono indagati, entrambi, per sequestro di persona. E sorprende che un sottosegretario e parlamentare così attento al suo territorio non conosca i rapporti e le vicende giudiziarie di alcune persone. «Altomare condivideva la nostra stessa passione politica e ci siamo ritrovati nella campagna elettorale, non conosco i dettagli personali», aveva detto Durigon a Domani lo scorso marzo. Era già sottosegretario, lo è ancora. Chissà per quanto.

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...