nunzia de girolamo berlusconi

E’ GIA’ FAIDA IN “FARSA ITALIA” - I RAS LOCALI IN RIVOLTA CONTRO I PARACADUTATI DA ARCORE - SI SONO DIMESSI I COORDINATORI DI EMILIA ROMAGNA E MARCHE, CAOS A LECCE PER LA PRESENZA DI SCILIPOTI E SOMMOSSA IN ABRUZZO - NUNZIA DE GIROLAMO DENUNCIA “METODI DA GOMORRA” NELLA COMPOSIZIONE DELLE LISTE

Ugo Magri per ‘la Stampa’

 

NUNZIA DE GIROLAMO - BERLUSCONI - ANNAELSA TARTAGLIONE

L'ombra cupa di Gomorra si allunga sulle liste di Forza Italia. Non perché Gennaro Savastano o Ciro Di Marzio (il «pelato» della serie tv) siano in lista con Berlusconi, ma per certi «metodi alla Gomorra», appunto, che una furibonda Nunzia De Girolamo è andata a denunciare dal Cav. Nottetempo l'avevano messa al secondo posto del listino proporzionale, giù in Campania, con scarse speranze di venire rieletta. La congiura sarebbe stata ordita da Luigi Cesaro, per gli amici «'a Purpetta», che neppure lui c'entra nulla coi camorristi sebbene sia sotto inchiesta per voto di scambio.

 

compleanno di nunzia de girolamo con berlusconi 3

Davanti alle chiassose rimostranze di Nunzia l'ex premier, che ancora non si è del tutto rimesso dagli sbalzi di pressione sofferti venerdì, ha scavato di corsa per lei un posto a Bologna, terremotando così le liste dell'Emilia Romagna già scritte e riscritte una quantità di volte e depositate ieri sera solo pochi minuti prima del gong, grazie alle acrobazie nel traffico di un fattorino da Formula Uno.

 

andrea cangini

Nel frattempo si era già dimesso il coordinatore regionale Massimo Palmizio, grande amico di Marcello Dell'Utri, però non per la De Girolamo bensì a causa dei tanti, troppi «paracadutati» nella sua regione: Vittorio Sgarbi, Michaela Biancofiore, Mariastella Gelmini, Antonio Martusciello, Paolo Romani, tutti quanti in fila sulla via Emilia per garantirsi un seggio, casomai non lo ottenessero nella propria regione.

 

Si è dimesso anche il coordinatore forzista delle Marche, Remigio Ceroni, per protestare contro l'arrivo di Andrea Cangini, ormai ex direttore del Quotidiano nazionale. Stesso gesto in Basilicata della coordinatrice Dina Sileo, che lancia un j'accuse contro una classe politica regionale, a suo dire, «squalificante». Rivolta a Lecce, dove a quanti faticano sul territorio è stato preferito nientemeno che Domenico Scilipoti, simbolo dei cambi di casacca (Antonio Razzi invece non ce l'ha fatta). Sommossa pure in Abruzzo, dove in poche ore tutto è cambiato come nel gioco dei quattro cantoni.

 

RAZZI SCILIPOTI

Con Paola Pelino (già sotto choc per l'accusa di non aver pagato una Mercedes in leasing) spostata da Pescara a L'Aquila in modo da far posto a Gianfranco Rotondi, l'ex ministro che il giorno prima si era fatto ricevere pure lui da Berlusconi minacciando di passare la notte all'addiaccio davanti al portone di Arcore.

 

Chi ne ha fatto le spese è il nipote di Bruno Vespa, Andrea Ruggeri, «scacciato» a sua volta dalla Pelino. Offesa dalle malelingue, fugge dalla Sicilia e si rifugia in Lombardia, sempre grazie a Silvio, l'ex tronista Ylenia Citrino. Valzer di parentele in Sicilia, con la compagna magistrato dell' assessore regionale Armao, Giusi Bartolozzi, che si candida alla Camera, come pure il cognato del potente Francantonio Genovese e il figlio di Franco Mineo, frenato da una condanna in primo grado che non impedisce invece a Michele Iorio di riproporsi in Molise.

andrea ruggeri

 

Sulla carta c'era posto per tutti, considerato che gli «uscenti» rimasti fedeli al Cav sono una sessantina, mentre nel prossimo Parlamento Forza Italia potrebbe conquistare ben 250 poltrone. Invece sono prevalsi gli istinti che danno ragione all'etologo Konrad Lorenz circa la parentela tra gli umani e le scimmie: invidie, sgomitamenti, in qualche caso esecuzioni sommarie.

 

AMEDEO LABOCCETTA

Pulizia etnica degli ultimi ex An sopravvissuti al Pdl: non verranno ricandidati, oltre al pugnace e perciò scomodo Andrea Augello, nemmeno Amedeo Laboccetta, Alberto Giorgetti, Marco Martinelli, Pietro Laffranco, Fabrizio Di Stefano. Perlomeno risparmieranno i 30 mila euro cash che sono stati chiesti a tutti i candidati come contributo spese elettorali. Con una differenza: quelli con collegi «sicuri» li hanno dovuti scucire subito, invece gli «incerti» avranno tempo fino al 4 marzo, e pagheranno soltanto se eletti.

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