EMENDAMENTO RUBY: IL PDL VUOLE CAMBIARE LA COSTITUZIONE (E LA GIUSTIZIA) - IL PD S’INCAZZA (PER FINTA?)

Repubblica.it

Era cosa nota a tutti che Silvio Berlusconi, all'indomani della sentenza di condanna a sette anni in primo grado del Tribunale di Milano nell'ambito del "Ruby gate", avrebbe spinto l'acceleratore sulla riforma della giustizia nel tentativo di inserirla, contrariamente al programma di Letta, tra le priorità dell'esecutivo di larghe intese. E la direzione sembra proprio quella. Lo conferma l'odierno blitz del Pdl sotto forma di emendamento al ddl sulle riforme, che arriva dopo i faccia a faccia dell'ex premier prima con Letta e poi con Napolitano. Al grido "La magistratura va riformata", il partito del Cavaliere chiede di includere anche il capitolo giustizia tra gli interventi che il comitato per le riforme costituzionali deve elaborare.

Il Pdl ha quindi depositato in commissione Affari Costituzionali al Senato un emendamento al ddl di iniziativa governativa che istituisce il comitato per le riforme e che approderà all'esame di Palazzo Madama lunedì 8 luglio. L'emendamento, a quanto apprende l'agenzia Dire, è il 2.12, a prima firma del senatore Donato Bruno, e propone che anche il titolo quarto della Costituzione, quello sulla disciplina costituzionale della magistratura, rientri tra le materie di competenze del comitato.

All'indomani della sentenza sul caso Ruby, salta così l'accordo preventivo di maggioranza che teneva fuori il capitolo giustizia dal disegno riformatore.

Il Pd insorge, parlando di "strappo inaccettabile". Lo dicono Danilo Leva, presidente forum giustizia partito democratico e Alfredo D'Attorre, responsabile riforme politiche istituzionali della segreteria nazionale Pd. Per i democratici "il ddl costituzionale, proposto dal governo traccia un percorso già definito e condiviso che riguarda materie come la forma di governo, il bicameralismo, nonché coerenti progetti di legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali. Per il partito democratico la riforma della giustizia non è un tabù, ma non si può prescindere da quelle che sono le garanzie di indipendenza della magistratura sancite dalla carta costituzionale. La giustizia", aggiungono, "non può essere il terreno su cui scaricare vicende estranee agli obiettivi di riforma e ammodernamento dell'assetto istituzionale".

L'emendamento del Pdl (a firma Bruno, Alberti Casellati, Bernini, Bonaiuti, Fazzone, D'AlÌ, Repetti, Zanettin, Paolo Romani, Giuseppe Esposito) chiede che "al comma 1" dell'articolo 2 del ddl, si sostituiscano "le parole: "degli articoli di cui ai titoli i, ii, iii e v della parte seconda della costituzione" con le seguenti: "degli articoli di cui alla parte seconda della costituzione".

Il pdl propone una formulazione più generica, dunque, ma che ha l'effetto di includere anche il titolo quarto della costituzione tra le possibili riforme. Mentre il testo del ddl governativo elenca esplicitamente i titoli della costituzione che saranno oggetto del dibattito riformatore, ed esclude, non citandolo, il quarto, nella formulazione proposta dal pdl salta l'elencazione esplicita. Si parla genericamente degli "articoli della parte seconda della costituzione" e di fatto si include implicitamente anche il titolo quarto, quello sulla magistratura.

Donato Bruno, come già detto primo firmatario dell'emendamento, sentito dai cronisti a Palazzo Madama precisa: "Non c'è stato alcun blitz del Pdl. Gli emendamenti sono stati consegnati quando non c'era alcuna sentenza relativa a Berlusconi. Della necessità di modificare il titolo IV della Costituzione ne abbiamo parlato apertamente in sede di discussione in commissione. Mi sembra logico che si discuta della opportunità di modificare anche la parte relativa alla magistratura, anzi è fondamentale. Faccio un esempio: se decidiamo di andare verso un modello presidenziale, va rivista anche la guida del Csm che spetta al presidente della Repubblica. Le riforme influiscono anche su Csm e Corte Costituzionale. Che facciamo? Non li tocchiamo? Mi sembra assurdo". Quindi Bruno conclude: "E' un problema tecnico. Alcune modifiche saranno necessarie".

Sull'emendamento del Pdl va all'attacco anche il Movimento Cinque Stelle: "I fatti che riguardano le singole persone non devono incidere sul calendario della commissione Giustizia della Camera", dice il vicepresidente M5S Alfonso Bonafede che annuncia: "Faremo le barricate perchè non sia subordinato a vicende che riguardano singole personalità". "Non ci deve essere nessuna accelerazione per i provvedimenti che non riguardano tutti i cittadini", aggiunge tenendo a precisare che "alla Camera, in Commissione, abbiamo lavorato bene e continueremo a farlo".

 

PROCESSO RUBY MANIFESTANTE AL TRIBUNALE DI MILANO FOTOMONTAGGIO RUBY TRIBUNALE DI MILANO - DA QUINKberlusconi alfano Maria Elisabetta Alberti CasellatiPaolo Romani Donato Bruno ALFONSO BONAFEDE

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO