gianluigi paragone

GIANLUIGI, MA CHE DICI? – “IL FATTO” INFIOCINA PARAGONE: “LA DOMANDA È PERCHÉ NON SE N’È ANDATO AL MOMENTO DELL' ACCORDO COL PD, SEBBENE AVESSE MINACCIATO DI FARLO PER TORNARE A FARE IL GIORNALISTA, PARDON: A RIFUGIARSI DIETRO IL PARAVENTO DELL' ESSERLO”  – “ORA SPIEGA AI GRILLINI COM' ERANO I GRILLINI DELLE ORIGINI, QUANDO LUI ERA DELLA LEGA. E LA CRISI DI COSCIENZA SCOPPIA QUANDO IL M5S GLI CHIEDE…”

Daniela Ranieri per “il Fatto Quotidiano”

 

gianluigi paragone

"Io non vorrei mai appartenere a un club che conta se tra i suoi membri uno come me". Gli iscritti al M5S di prima e seconda ora e di prima e seconda fila dovrebbero portare stampigliata questa frase di Groucho Marx cara a Woody Allen sulla maglietta della salute, se non proprio tatuarsela sul petto.

 

Gianluigi PARAGONE

Da anni ormai l' Italia politica è occupata dalle crisi di coscienza di un esercito di fuoriusciti o fuoriuscenti dal MoVimento; MoVimento in cui sono entusiasticamente entrati accettandone le regole e da cui fuoriescono per l' improvvisa scoperta di regole, o per una versione da saga fantasy del riflusso scismatico espresso dalla formula "io sono rimasto fedele al movimento delle origini, sono loro che sono cambiati".

di maio e paragone

 

Nell' ormai famoso passaggio da spina nel fianco a partito di potere seppure sui generis, il M5S è cambiato molto, o per opportunismo (come quando ha votato contro l' autorizzazione a procedere nel caso Diciotti), o per non cambiare; ma in questo caso, si parva licet, è come se periodicamente un fedele si sentisse autorizzato ad aprire uno scisma nella Chiesa cattolica perché i preti si rifiutano di dire che il pipistrello è un uccello, come è scritto nella Bibbia.

di battista paragone

 

L' ultimo fuoriuscente clamoroso (in senso etimologico) è Gianluigi Paragone, un giornalista eletto senatore nel proporzionale (fu battuto dal leghista Candiani all' uninominale nella sua Varese) nel 2018, quando s' è accorto che "non potevo sempre rifugiarmi dietro il paravento dell' essere giornalista", il che implica viceversa che il giornalista che non si candida a niente si rifugia dietro il paravento dell' essere sé stesso, oppure che uno dei due non è un giornalista.

 

gianluigi paragone matteo renzi

Direttore della Padania nel 2005, quindi vicedirettore di Libero, poi, nel 2009, "cooptato in Rai su indicazione della Lega" (ipse dixit), conduttore populista e vicedirettore di Rai 1 e Rai2, infine nel 2013 domatore a La7 di ospiti tenuti in piedi in una specie di gabbia da circo a urlare davanti a un microfono enorme (metonimia della voce del popolo) la cosa più caciarona e provocatoria possibile, se si voleva essere invitati di nuovo.

 

giuseppe conte roberto gualtieri

Ora Paragone, che già aveva minacciato di dimettersi in caso di accordo col Pd e si astenne dal voto di fiducia al Conte 2, spiega ai grillini com' erano i grillini delle origini, quando lui era della o per la Lega. Un indizio che forse applica il principio di Groucho Marx è il fatto che non si sia ribellato alle perdite di innocenza e alle compravendite dell' anima, tra le quali bisognerebbe mettere pure l' aver imbarcato gente della Lega e di averci fatto un governo, ma alle scelte più consone e naturali per il M5S , con la rilevante eccezione del voto contro il Tav, "un' opera antimoderna ordinata dal sistema", voluta dalla Lega in quanto "partito di sistema".

Una vita contro il potere, e lo dice un ex vicedirettore di Rai 1 e Rai2.

MEME SU LUIGI DI MAIO E IL DITO MEDIO A MATTEO SALVINI

 

Sicché fatalmente "il caso Paragone" è un caso M5S , dato che chi fosse Paragone si poteva apprendere consultando la sua opera omnia: L' invasione. Come gli stranieri ci stanno conquistando e noi ci arrendiamo (con Francesco Borgonovo, Aliberti, 2009); GangBank. Il perverso intreccio tra politica e finanza che ci frega il portafoglio e la vita (Piemme, 2017); Noi no! Viaggio nell' Italia ribelle (Piemme, 2018); La vita a rate. Il grande inganno della modernità: soldi in prestito in cambio dei diritti (Piemme, 2019).

giannelli conte di maio salvini

 

La domanda è perché Paragone non se n' è andato al momento dell' accordo col Pd, sebbene avesse minacciato di farlo per tornare a fare il giornalista, pardon: a rifugiarsi dietro il paravento dell' esserlo. La crisi di coscienza scoppia ora, quando il M5S gli chiede di votare la fiducia su una Legge di Bilancio non abbastanza leghista, cioè una legge che Salvini si è guardato bene dal fare, inventandosi la crisi etilica del Papeete, e per votare la quale era comunque meglio stare nella Lega, contro l' Europa "cattiva, ingiusta, generatrice di conflitti sociali" (una cosa che non dice manco più Salvini, che vuole Mario Draghi al Quirinale).

di battista paragone

 

Siamo andati a controllare: il Codice etico prevede all' art. 3 l' obbligo di "votare la fiducia, ogni qualvolta ciò si renda necessario, ai governi presieduti da un presidente del consiglio dei ministri espressione del MoVimento 5 Stelle", a proposito di fedeltà ai princìpi.

 

roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes

Il problema non è tanto che il M5S non è rimasto fedele a sé stesso, visto che tutte le infedeltà a sé stesso sono state commesse prima di oggi e soprattutto che la Legge di Bilancio bisognava pur farla, e farla col Pd, non con lo spettro nostalgico di Borghi e Salvini; bizzarro è che l' agnizione di essere sovranisti e anti-Ue avvenga ora, con altri tre senatori della Repubblica - tali Urraro, Grassi e Lucidi - che prendono cappello lamentando "la totale mancanza di democrazia" dentro il M5S , infatti vanno nella Lega dove comanda solo Salvini insieme ai suoi bestiofori, o bestiogeni, insomma i gestori della Bestia.

LA CRISI TRA DI MAIO E SALVINI BY OSHO

 

Una transumanza che ha costretto Gian Marco Centinaio, ex ministro leghista, a una scrematura: "Abbiamo detto dei no? Certo, non prendiamo tutti. Alcuni non rientravano nei nostri standard", che è tutto dire. Altri dieci "grillini fedeli alle origini" sarebbero pronti a seguire Paragone per fare un gruppo-canaglia di sostegno e pressione psicologica al governo, tipo Italia Viva, al che si aprirebbe l' aporia di qualcuno che spiega ai Cinquestelle cosa sono i Cinquestelle diventando come Renzi.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...