DUE PESI E DUE DIFFAMAZIONI - "MATTEO" FELTRI: “UNA COMMISSIONE DEL SENATO HA PREPARATO UNA LEGGE AD ALTO TASSO ALCOLICO: PUNIRE CON NOVE ANNI CHIUNQUE DIFFAMI UN PARLAMENTARE O UN MAGISTRATO. SE OFFENDI UN GEOMETRA O UN MEDICO, CHISSENEFREGA”

Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”

vittorio feltrivittorio feltri

 

Non ci siamo mai illusi negli ultimi 60 anni che la politica risolvesse i problemi della gente, per il semplice fatto che li ignora e non si preoccupa neanche di capire quali siano. Deputati e senatori pensano solo alla propria sopravvivenza, al modo migliore per assicurarsi i privilegi garantiti ai poltronisti. Tutto ciò è molto umano, e ci induce a supporre che la maggioranza e l'opposizione siano unite indissolubilmente da un obiettivo comune: durare il più a lungo possibile.

 

Chi medita di mandare a casa Matteo Renzi e di provocare lo scioglimento anticipato delle Camere, nonché immediate elezioni, dimostra una ingenuità disarmante. Si voterà nel 2018 perché (e mi scuso se sconfino nel qualunquismo) nessuno in Parlamento e dintorni ha interesse a licenziarsi anzitempo. Siamo pronti a scommettere una cifra la cui entità lasciamo a voi stabilire. Negli ultimi giorni sono successe a Roma cose ai limiti della barzelletta. Le segnaliamo al lettore affinché si renda conto che il suo voto, a qualsiasi partito sia andato, è finito nella latrina.

RENZI BOSCHI fbRENZI BOSCHI fb

 

Una commissione del Senato ha preparato una legge (la notizia è già stata pubblicata nell' indifferenza generale) ad alto tasso alcolico: punire con nove anni di reclusione chiunque diffami un parlamentare o un magistrato. Se invece tu offendi la reputazione di un geometra o di un medico o di un tramviere, chissenefrega: sei assolto, ti danno una pacca sulla spalla e ti raccomandano di non farlo più.

 

Una norma di questo tipo è chiaramente anticostituzionale, ma i rappresentanti del popolazzo eletti dal medesimo sono talmente meritevoli del posto che occupano da non sapere che, almeno in teoria, ogni cittadino è uguale davanti alla legge. Cosicché non esitano a vergare una regola in cui elevano se stessi e i giudici a intoccabili, mentre considerano qualunque altro italiano un minus habens a cui è lecito dare impunemente dell' idiota. Basta questo episodio a delineare il profilo culturale e morale di molti senatori (intenti a non farsi cancellare dalle riforme presto oggetto di referendum).

 

senato ansa senato ansa

Da notare che giace in qualche cassetto di Palazzo Madama o di Montecitorio un' altra legge - in materia di diffamazione a mezzo stampa - che abolisce la galera per i giornalisti, così come è stata abolita nel mondo intero tranne che in Turchia e nei Paesi a forte densità di islamici. Una legge basata sul buon senso e sollecitata dall' Europa, ma inattuata perché lorsignori sono troppo indaffarati a fare altro, cioè nulla.

MAGISTRATI ERMELLINOMAGISTRATI ERMELLINO

 

Da tre anni il citato testo viene discusso e modificato, tirato di qua e di là inutilmente, talché non ha ancora ottenuto il benestare. La contraddizione è evidente. Da una parte si auspica la depenalizzazione del reato di diffamazione, dall' altra si aumenta la pena per il diffamatore delle caste fino a 9 anni di galera. Delle due l'una: o sono scemi coloro che pretendono di non infierire su chi diffama o sono scemi coloro che intendono rifilargli una condanna esemplare, 9 anni di reclusione.

Erika e OmarErika e Omar

 

Si tenga presente che Erika e Omar, i fidanzatini che fecero secchi la mamma e il fratello della ragazza, furono condannati rispettivamente a 16 e 14 anni (non del tutto scontati). Dal che si evince che un duplice omicidio sarebbe equiparato - per gravità - al reato bagatellare dello sputtanamento di un cretino titolare di scranno parlamentare o di un togato. Non è il caso di commentare una simile follia.

 

MAGISTRATI MAGISTRATI

Chiunque sarebbe abilitato a insultare gli autori della menzionata legge che, qualora fosse inserita nel codice penale, farebbe precipitare l' Italia a livello dell' Arabia Saudita o della Siria o dell' Afghanistan. Ma, tranne alcuni colleghi giornalisti, non c' è stata anima che finora abbia protestato. Aspettiamo di verificare se gli ideatori di questo capolavoro saranno bocciati dalla Corte costituzionale e, naturalmente, dagli elettori, quando sarà consentito a costoro di votare. Saremmo ottimisti se non fossimo realisti.

 

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…