FERRARA AGITA LA COTICA CONTRO L’ITALIA ETICA DI “REPUBBLICA (ARTICOLI DI ECO, SERRA, ASPESI) - ”E’ DISONESTO CHI PREDICA UNA DEMOCRAZIA INCORROTTA - “LA DEMOCRAZIA FA SCHIFO, PUZZA, È PER SUA NATURA E DEFINIZIONE SPORCATA DALLA MANIPOLAZIONE DEL CONSENSO - LA DEMOCRAZIA DI MASSA È SPETTACOLO, AVANSPETTACOLO, NON RIFLESSIONE”…

Giuliano Ferrara per "Il Foglio"

Bisogna che gli ottimati del circo mediatico e giudiziario, i palasharpisti di ogni latitudine ideologica, quelli che danno petulanti lezioncine di etica da posizioni di minoranza intransigente, si mettano in testa che la democrazia fa schifo, puzza, è per sua natura e definizione sporcata dalla manipolazione del consenso in regime di suffragio universale diretto.

La democrazia di massa è spettacolo, avanspettacolo, non riflessione; è agitazione di simboli e vitalismi come la favolosa (efficace) nuotata del sessantacinquenne venuto a stupire e a manipolare la Sicilia, l'amico di Casaleggio, il Pataca, il Grillo, piuttosto che elaborazione di idee, progettazione architettonica del futuro politico, convito energizzante dell'eros civile, mito poietico, macché, tutte balle:

l'assessore o il consigliere venuto dal nulla democratico, selezionato nel crogiuolo delle preferenze elettorali, da sempre si procura i voti con ogni mezzo lecito e illecito, una volta sono i soldi arrivati chissà come, una volta i circuiti dipendenti dalla affiliazione lobbista quasi perbene, una volta direttamente la 'ndrangheta più sprezzante e avida, e quando sgarra oltre la decenza, e quando lo beccano (intendiamoci, solo se e quando lo beccano) finisce in galera come segnacolo di eccezione che conferma la regola.

Dove la società è tendenzialmente pulita o perbenista, puliti per quanto possibile sono gli affari, relativamente pulito è il circuito del denaro, dell'investimento, dell'opera, che ne so, in posti come Casalecchio di Reno o Sesto San Giovanni dove vige il cosiddetto sistema Penati, la funzione di collettore del consenso e dei mezzi per procurarselo la fanno i partiti tutori, la protezione sociale pubblica, le cooperative, lo stato, classi dirigenti senza particolari scrupoli etici ma attente a distinguere interesse collettivo e interesse personale, a tenere sotto controllo gli spiriti selvaggi della democrazia invece che a farsene ingabbiare.

La Milano di Umberto Eco, il luogo felice dove potevi uscire con chiunque, senza essere consegnato a una vita riservata e moralmente repellente di ogni contaminazione con il Male, che è il suo consiglio comportamentale per l'oggi, non è mai esistita, questo è appena ovvio. Il miracolo economico, la politica repubblicana dei partiti lo ha provocato e assecondato e accompagnato mangiando a quattro palmenti, generando quel sistema del consenso democratico che ha funzionato finché hanno funzionato le sue coordinate culturali, civiche, e l'antipolitica di vario ordine e grado, e l'influenza indipendente e aggressiva di media e giudici era cosa inconcepibile.

Il patto con il Male c'è sempre stato, è insito in un regime non aristocratico e forse in ogni regime politico, anche quello capace apparentemente di sublimarlo, ma una volta il patto con il diavolo era governato dalla politica, e produceva anche sogni democratici clamorosamente suggestivi, se non belli, poi la politica democratica si è indebolita, e allora abbiamo la nuda e sprezzante 'ndrangheta e delle facce che non dicono più niente se non si travestono con le teste di maiale.

La democrazia è corrotta nel suo fondamento, è a misura d'uomo e dunque è storta come il legno storto. Recide come sistema ogni rapporto con il divino e il suo diritto, con il sacro, con la tradizione, con uno spazio pubblico occupato dalla storia e dal suo superbo portamento: la democrazia è la tabula rasa, il contare ciascuno per uno e dunque il contare le persone, la massa delle persone, come se fossero soldi, piccioli, birilli, pupi, mezzi e non fini.

E' una utopia regressiva della quale non possiamo fare a meno per proteggere le libertà civili, i diritti della coscienza e della personalità e della proprietà, i diritti liberali. Ma non possiamo scambiarla per una scuola di misura e di responsabilità etica, è disonesto farlo, bisogna sapere che la sua regola è la dismisura dei mezzi che sopravanzano il fine.

 

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