FESSI & CONTRADDETTI - LE CAZZATE DI VILLAGGIO - MONTI ALL’UFFICIO BREVETTI (SCADUTI) – DI FRONTE ALL’ESPLODERE DEI CONFLITTI D’INTERESSE TRA I POTERI MARCI, VEGAS GIOCA A MOSCACIECA

"Nessuno vuol più starsene
ozioso in un angolo, tutti hanno
sete delle imprese degli altri.
E' un spettacolo da circo: gli artisti escono"
(Karl Kraus, Detti e Contraddetti)

di DAGOSTRIKE

1. PAOLO VILLAGGIO.
Paolo Villaggio torna a recitare al teatro San Babila di Milano con il suo monologo-autoflagellazione "Vita, morte, miracoli di un pezzo di merda". E in attesa di andare in scena il mitologico papà di Fantozzi continua a regalare le sue "perle" (false) ai cronisti-bamboccioni.

Dopo aver rivelato che il suo amico Fabrizio De Andrè mangiava "topi vivi" all'ora di colazione, il comico genovese assicura di aver "raccolto lucciole in un bicchiere" da offrire alla futura moglie Maura. No, non si trattava di lanterne, magari in omaggio alla sua città natale.

"Dico la verità, ma la esaspero", mette in guardia i giornalisti Villaggio che di lucciole scambiate per lanterne se ne intendono. Poi, però, rivela che il suo amico Vittorio Gassman andava a letto con un taglierino nel tentativo di asportare "un quadratino di pelle dal fondo schiena" delle sue donne ("Panorama").
Chissà dov'è finita quella pregiata collezione di tessuti femminili.
Il solo a pensarci viene la pelle d'oca.

E in sovrappiù, Villaggio racconta il giorno che cambiò la vita (e i costumi sessuali) di Ugo Tognazzi. Il Grande Ugo stava tentando di sodomizzare un omosessuale in una stanza d'albergo milanese quando in strada scoppiò una bomba. Che cosa era accaduto? L'attentato di piazza Fontana? La strage fuori la Questura?
Il mistero non è sciolto da Fantozzi-Maigret.
L'unica cosa certa è che da quella volta la "condotta di Ugo è stata più lineare".

2. MARIO MONTI.
Dimenticate le "liti delle comari" (Andreatta-Formica), i Casini tra Udc ed ex diccì sul patrimonio della Balena bianca e il suo simbolo. E scordate pure i boja chi molla per tenersi la Fiamma tricolore tra gli ex missini Fini&Affini.

Il bello doveva ancora succedere nelle guerre intestine del Palazzo. E sta accadendo in queste ore nel "club dei migliori" di Scelta Civica che, con grande anticipo sui tempi, Dagospia aveva definito "Sciolta civica".
Con grande scandalo del nuovo Tarzan della politica, Andrea Romano.

E' guerra per il "marchio" tra i monticiani doc e gli scissionisti. Anche se la "griffe" (politica) si è rivelata un'autentica patacca sul mercato elettorale. E per risolverla non ci si rivedrà tuttiin una sede di partito. Bensì all'ufficio Brevetti!

Ecco la triste e amara parabola di Mario Monti - il più amato a suo tempo dai giornali dei Poteri marci -, che nel novembre 2011 il capo dello Stato chiamò alla guida del governo dopo averlo nominato senatore a vita. E dopo aver convinto Silvio Berlusconi a farsi da parte (dimissioni responsabili).

Un vero capolavoro istituzionale "alla rovescia" quello compiuto da Giorgio Napolitano. Chiamato a salvare il Paese sull'orlo del baratro appena un anno dopo il governo guidato dal bocconiano-risanatore ("a la carte"), lasciava in eredità all'Italia un debito pubblico record. Con buona pace dei tedeschi che ne avevano imposta la nomina considerandolo un maggiordomo al loro servizio.
Diceva Ennio Flaiano: "Non credo alla predestinazione. Esiste soltanto la predisposizione".

3. GIUSEPPE VEGAS.
Ormai tutti lo chiamano il Mago di via Isonzo per le sue straordinarie capacità di sparire non appena qualche magagna o conflitto d'interessi (e ce ne sono!) s'affacciano nel saloon della finanza. Non ultimo il caso dell'Rcs dopo quelli, altrettanto inquietanti, di Sai-Unipol, Mediobanca-Ligresti, Monte Paschi di Siena.

E tutti a chiedersi (ad eccezione dei giornaloni dei Poteri marci) che fine ha fatto lo sceriffo con la stella di carta, Giuseppe Vegas, che dovrebbe controllare sulla regolarità delle società di Borsa. E con chi il governo di Enrico Letta sostituirà il commissario in scadenza, Michele Pizzinga?
Ah saperlo.

Chiuso nel suo bunker di via Isonzo, il presidente della Consob appare un convinto seguace dell'ex premier francese Henry Queuille: "procrastinare le decisioni finché non siano più pertinenti". Insomma, l'ex senatore di Forza Italia è della scuola di chi è convinto ottusamente che per non fare errori (e compromettere la carriera) è meglio non fare niente.
Già, bisogna davvero "essere decisi per tergiversare" (Stanislaw J.Lee)

 

 

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