DONATO MARRA-NAPOLITANO FOREVER - PROCESSO MEDIATRADE, PER I BERLUSCAS ULTIMO ATTO IL 6 MARZO - LA RUSSA CI LASCIA LAPENNA - GERARDO BIANCO A CACCIA DI TROMBATI - LA CATENA DI S. ANTONIO DEL PDL - L’AVVOCATO DI MOGGI IN CORSA - NENCINI (PSI) IGNORATO DA BERSANI, SI FARà SENTIRE IN SENATO - STORACE RIMONTA PER I CRESPI - I DS DI SPOSETTI ANCORA INCASSANO - TREMONTI: “NON SONO IL GHOSTWRITER DI ALFANO”…

A cura di Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"

1. CODICILLO PER MARRA
L. I. - Nel decreto legislativo varato dal governo lo scorso 22 gennaio, a Camere sciolte, sugli incarichi extragiudiziari dei magistrati è stata inserita una norma che consentirà al segretario generale del Quirinale, Donato Marra, di poter proseguire a lavorare al fianco di Giorgio Napolitano anche nei prossimi tre anni, senza dover riprendere servizio da consigliere di Stato.

La norma prevede infatti che tra gli «incarichi da svolgere fuori ruolo» (quelli pagati dall'amministrazione di provenienza) «o, se richiesta, di aspettativa senza assegni» (quando cioè a pagare è l'organo presso cui si è distaccati), ci sia anche la carica di «capo dell'ufficio del presidente emerito della Repubblica», figura introdotta per volere dell'ex presidente Francesco Cossiga, ma fino a ora mai entrata nel novero delle istituzioni presso le quali poter distaccare magistrati in aspettativa.

Marra, nato nel 1940, potrà rimanere in servizio da consigliere di Stato fino ai 75 anni, ma grazie al nuovo codicillo potrà restare fino alla pensione al fianco di Napolitano, anche quando non sarà più capo dello Stato, ma semplicemente presidente emerito della Repubblica.

2. CASSAZIONE, SILVIO ULTIMO ATTO
D. L. - Arriverà il 6 marzo la sentenza definitiva della Cassazione sul filone romano del processo Mediatrade, la presunta compravendita a prezzi gonfiati dei diritti tv dalle major americane da parte di Mediaset. La Cassazione ha fissato per quella data l'udienza in cui tratterà il ricorso con cui il pm Barbara Sargenti ha impugnato il «non luogo a procedere» pronunciato il 27 giugno 2012 dal gup Pierluigi Balestrieri nei confronti di Silvio Berlusconi, del figlio Pier Silvio e di altri dieci manager, tra cui il produttore Usa Frank Farouk Agrama.

L'accusa ipotizza una frode fiscale da 10 milioni consumata nel biennio 2003-2004. Il gup ha dichiarato prescritti i fatti del 2003 e ha assolto gli imputati per quelli del 2004. Il 18 maggio 2012, per il filone milanese del processo, l'ex premier è stato già prosciolto dalla Cassazione «per non avere commesso il fatto».

3. DEPUTATI IN BIANCO
Uno spettro si aggira in questi giorni per Montecitorio, terrorizza i deputati non ricandidati o messi in lista con scarse possibilità di farcela. Ha le fattezze bonarie di Gerardo Bianco,
l'ex segretario del Ppi, che dopo 5 anni di assenza dalla Camera è tornato a solcare il Transatlantico con una mission ben precisa: reclutare nuovi iscritti all'associazione di cui è presidente, quella degli ex parlamentari. Per adesso qualcuno lo evita, cercando di esorcizzare così la paura di non farcela. Ma per molti l'appuntamento è solo rimandato al giorno delle elezioni. «Mai come questa volta saranno così tanti», racconta serafico l'anziano e simpatico leader ex Dc, pronto a spiegare ai nuovi adepti che soprattutto nella casta l'unione fa la forza, anche dopo la trombatura. F. I.

4. LA RUSSA CI LASCIA LAPENNA
"Liberi, onesti e decisi", recita lo slogan di Fratelli d'Italia, il partito del trio La Russa, Crosetto e Meloni che ha deciso di farne motivo della campagna elettorale. Peccato che tra i suoi candidati al Pirellone ci sia un indagato per molestie e stalking. Andrea Lapenna, ex assessore di Cantù, è uno dei protagonisti di una storiaccia brutta di liti con i vicini di casa degenerata in accuse pesanti tra famiglie.

Iniziata nel 2005 con un tira e molla per una canna fumaria difettosa, è già costata al politico una causa civile persa e il pagamento di 25 mila euro in risarcimento danni. Ma la spirale di botta e risposta tra condomini non si è interrotta ed è degenerata in ingiurie, minacce, pedinamenti e aggressioni, tanto da spingere le vittime a denunciare il tutto alla procura di Como. Non proprio un bel biglietto da visita per il candidato consigliere regionale ed ex sottufficiale delle Fiamme gialle passato armi e bagagli dal Pdl al partito degli onesti. M.S.

5. QUI CI VUOLE L'AVVOCATO
Poteva passare alle cronache come uno dei più celebri casi di ricongiungimento parlamentare tra imputato e avvocato. Ma il rifiuto dell'offerta di un posto da capolista con i Riformisti di Stefania Craxi da parte di "Lucky" Luciano Moggi, l'ex dg della Juventus travolto dallo scandalo di Calciopoli, radiato dalla Federcalcio e già condannato in primo grado per associazione a delinquere e in appello per violenza privata, ha fatto saltare tutto.

Resta, invece, in corsa il suo legale, il professor Federico Tedeschini, numero due nel Lazio, alla Camera, nelle liste di Intesa Popolare, alle spalle del leader Giampiero Catone. Lui, con un imputato celebre si ricongiungerà comunque. Se sarà eletto, Tedeschini si ritroverebbe come collega al Senato un altro suo assistito. Si tratta dell'ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini (candidato dal Pdl a Palazzo Madama in Liguria) rinviato a giudizio per peculato per l'uso allegro della carta di credito aziendale, del quale il professore e aspirante parlamentare ha assunto la difesa. S.A.

6. PSI CONTRO BERSANI
Nel Psi non l'hanno presa bene. Anzi, la considerano un'inaccettabile disparità di trattamento tra figli (il Centro democratico) e figliastri (i socialisti). Prima Bersani chiede a Riccardo Nencini di non correre alle primarie (vetrina concessa invece a Tabacci), poi gli intima di non presentare liste alla Camera.

A beneficiarne è proprio il Centro democratico che entrerà a Montecitorio come migliore (e unico) partito dell'alleanza al di sotto del 2 per cento. È l'ultimo affronto, però, che non è andato giù: alla presentazione delle liste, Bersani si è "dimenticato" d'invitare Nencini. Ma a conti fatti, le tre candidature a Montecitorio e le due al Senato in posizione sicura nelle liste Pd potrebbero consentire al Psi di essere decisivo per la maggioranza a Palazzo Madama. Un dettaglio che Nencini sembra voler fare pesare quando si assegneranno le cariche di governo. S.A.

7. STORACE RIMONTA IN FAMIGLIA
Sembra sempre più difficile la rincorsa di Francesco Storace verso la poltrona di presidente della Regione Lazio. Tutti gli ultimi sondaggi davano infatti l'ex governatore molto indietro rispetto a Nicola Zingaretti. Tutti meno Datamonitor, le cui rilevazioni assegnavano al candidato di centrodestra uno svantaggio nettamente inferiore rispetto agli altri istituti.

La rimonta sarebbe dunque a portata di mano e proprio su questo sta battendo la campagna di Storace, curata dall'agenzia di comunicazione Spin Network, fondata da Ambrogio Crespi e che vede fra i consulenti suo fratello Luigi (spin doctor del sindaco Gianni Alemanno). Coincidenza: la moglie di Luigi, Natascia Turato, è invece il direttore ricerche presso Datamonitor. Ma le analogie non finiscono qui. Datamonitor ha sede a Roma nello stesso palazzo di Spin Network. Stessa situazione a Milano, dove le due società non solo risiedono nel medesimo stabile ma hanno lo stesso numero di telefono. Insomma, tutto in famiglia. P. Fa.

8. COMANDUCCI ADDIO
Un'altra era si chiude. Dopo Fabrizio Del Noce e Augusto Minzolini si prospetta l'uscita di un altro intoccabile Rai. A un anno e mezzo circa dal raggiungimento dell'età pensionabile, Gianfranco Comanducci, un potentissimo di viale Mazzini, vice direttore generale, tratta l'addio dalla tv pubblica, anche sull'onda dei rapporti piuttosto deteriorati con il dg Rai Luigi Gubitosi.

Comanducci, il cui potere sembrava inattaccabile - vari vertici avevano provato a rimuoverlo, per esempio quando fece nominare sua moglie dirigente contro il parere dell'allora direttore generale Claudio Cappon - sarebbe il primo dirigente a lasciare l'azienda senza la ricca pensione integrativa, antico privilegio dei capi Rai assunti prima del 1993. Gubitosi l'ha appena eliminata ritenendola insostenibile per i bilanci aziendali: calcolata in base al 68 per cento dello stipendio, secondo il dg, era oltre tutto anche discriminante per i pari grado che non ne potevano usufruire. D.P.

9. SPOSETTI CI CREDE ANCORA
Io ci credo. Recitava così lo slogan della campagna dei Democratici di Sinistra. Correva l'anno 2006 . Oggi il sito è ancora attivo, in bella mostra i manifesti che immortalano
Piero Fassino e la scritta «dai forza alle tue idee». Farlo è semplice. È sufficiente donare. Utilizzando il conto corrente postale o, in nome della finanza nostrana, acquistando un'azione di sinistra. I Ds ringraziano. «Se donate io sono felicissimo, i Ds hanno dei debiti», fa sapere il tesoriere Ugo Sposetti. Certo non sono più un partito, ma un'associazione, eppure il loro obiettivo è rimasto lo stesso: «Costruire un'Italia dove nessuno resti solo. Nessuno resti indietro». Nemmeno i Ds. S.Cer.

10. TUTTA FARINA DEL SACCO DI ALFANO
Letto il "Riservato", Giulio Tremonti, superministro dell'Economia dei governi Berlusconi, ha preso carta e penna e scritto al direttore. Con la consueta ironia: «Ho letto con interesse il "Tremonti 2 / Alfano targato Giulio" ("l'Espresso" n. 6), e in particolare: «L'intervento di Alfano? Gliel'ho scritto io». Non è assolutamente vero. Non sono così malridotto! Era tutta farina del suo sacco! Ma siccome "l'Espresso" non sbaglia mai, rispetto all'intervento di Alfano rivendico solo il copyright sul precedente storico, sull'analogia tra lo scandalo Mps e lo scandalo della Banca romana. Lo scandalo che ha affossato la sinistra storica. Tanto cordialmente, Giulio Tremonti».

E vabbè, diamo ad Angelino quel che è di Angelino e a Giulio quel che è di Giulio. Nell'assoluta certezza che anche Tremonti non sbaglia mai e dice sempre la verità...

 

 

 

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