1. SOLO IL FOTOGRAFO DI DAGOSPIA ERA PRESENTE IERI SERA ALLA CENA DI PALAZZO BARBERINI, ANFITRIONE RENZI E MINISTRI VARI, IN ONORE DEL PREMIER CINESE LI KEQIANG 2. TRA MADONNA BOSCHI E LA GUIDI, LA “MOSCERINI’’ E MARTINA, IL DISCORSO INIZIALE L’HA SVOLTO ANDREA GUERRA (A CHE TITOLO?). ATTOVAGLIATI MORETTI, STARACE, ROMITI, BASSANINI, MORETTI POLEGATO, PALENZONA, IRENE PIVETTI (SIC!), PATRIZIO BERTELLI 3. OLTRE AI 20 ACCORDI, PER UN VALORE DI 8 MILIARDI DI EURO, A PALAZO CHIGI I DUE PREMIER HANNO INCONTRATO IL PRESIDENTE DELL’AGENZIA DI STAMPA LAPRESSE, MARCO DURANTE CHE HA RECENTEMENTE HA CHIUSO UN ACCORDO CON XINHUA, L'AGENZIA DI RIFERIMENTO IN CINA 4. SARA’ DURANTE A GESTIRE LE AZIENDE CINESI PER EXPO 2015 (BEN QUATTRO PADIGLIONI)

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

1. DAGOREPORT

stretta di mano tra li keqiang e matteo renzi (3)stretta di mano tra li keqiang e matteo renzi (3)

Nessuno sa che mentre Renzi parla e tesse la tela con il cinese Li Keqiang dietro vi è un lavoro del presidente dell’agenzia di stampa LaPresse, Marco Durante.

LaPresse ha infatti chiuso un accordo con Xinhua, che è l'agenzia di riferimento in Cina, e gli stessi hanno chiesto a Marco Durante di adoperarsi per le aziende che arriveranno in Italia per Expo 2015 (ben quattro padiglioni) e tutta la gestione è in mano al patron di LaPresse. 

 

Ieri sera prima della cena a palazzo Barberini il presidente di LaPresse e Li Keqiang si sono incontrati negli appartamenti privati di Renzi, e hanno discusso per più di un'ora delle strategie della Cina per Expo e degli investimenti che la stessa vuole fare sul territorio italiano. Durante a fine incontro è uscito da una porta secondaria dove lo aspettava una Maserati blu.

stretta di mano tra li keqiang e matteo renzi (2)stretta di mano tra li keqiang e matteo renzi (2)

 

2. VENTI ACCORDI FIRMATI CON LA CINA: ENERGIA, FINANZA ED ELICOTTERI

Marco Galluzzo per “il Corriere della Sera

 

Gli ultimi arrivati, ieri, sono un accordo fra Cassa depositi e prestiti e China Development bank, del valore di circa 3 miliardi di euro. Uno fra Finmeccanica e il gruppo cinese Baic, per la fornitura di 50 elicotteri. Un’intesa fra Enel e Bank of China. Un progetto di collaborazione fra il Gse, il Gestore dei servizi energetici e la provincia dello Zhejiang, che coinvolge venti aziende tricolori. Un altro fra il Fondo Strategico Italiano e il suo omologo cinese, il potente Cic International: operazioni di investimento comune del valore massimo di 500 milioni di euro.

maria elena boschi (3)maria elena boschi (3)


Sono solo alcuni dei 20 accordi, per un valore di 8 miliardi di euro, che Italia e Cina, o le loro aziende, hanno siglato ieri, alla presenza dei rispettivi capi di governo. Un ulteriore tassello della crescita quasi a due cifre delle relazioni commerciali e soprattutto degli investimenti diretti cinesi in Italia. 


Chiamarlo shopping finanziario sarebbe errato. Investimento economico di lungo periodo riduttivo. In altri Paesi sarebbe impossibile, o molto difficile, trovare un investitore estero (nel nostro caso la State Grid Corporation of China) che controlla il 35% della società che a sua volta controlla la rete elettrica e del gas (Cdp Reti). 

sala pietro da cortonasala pietro da cortona


L’Italia qualche mese fa ha detto di sì, secondo alcuni suscitando malumori americani, di sicuro aprendo le porte di asset strategici (rete energia elettrica, rete gas) all’enorme capacità monetaria della Repubblica Popolare e soprattutto al suo modo di investire: nelle prime aziende di un Paese, ma anche in società (dove Pechino nominerà propri consiglieri di amministrazione) che per core business sono pezzi «sensibili» degli interessi economici di uno Stato. La Cdp scaricherà un po’ del debito che negli anni il Tesoro le ha accollato, i cinesi avranno voce in capitolo in delicate scelte di sviluppo del nostro Paese. 

sala dei marmisala dei marmi


«Siamo nel decimo anniversario del partenariato strategico, festeggiamo questo compleanno con un grande progetto di cooperazione», ha spiegato ieri Renzi sottolineando che l’interscambio con la Cina ha toccato nel 2013 quota 32,9 miliardi di euro e nel 2014 «l’export è cresciuto dell’8,3%». 


Numeri che raccontano che mai come in questi ultimi mesi la Cina ha scoperto l’Italia. Ieri Renzi e Li Keqiang parlavano davanti ai cronisti di collaborazione sempre più stretta nel settore culturale e del cibo, «siamo due regni del buon mangiare», ha enfatizzato il premier cinese, auspicando intrecci futuri sinergici fra ravioli di Pechino e pasta tricolore. 
 

roberto celliroberto celli

La sensazione che offrono le cifre però è che il piatto forte, più che il cibo, o Marco Polo, sia un investimento finanziario che ha al contempo caratura geopolitica: ieri il premier cinese ha parlato apertamente di «Paesi terzi» che l’Italia e la Cina possono «esplorare» insieme.

 

È noto che Pechino sia a caccia di approdi logistici e infrastrutture per la sua espansione commerciale nel Mediterraneo e in Nord Africa. Chi meglio del nostro Paese? 
Con riserve valutarie che si misurano in trilioni di dollari di certo la Cina ha scelto di accelerare sull’Italia. La visita di Renzi a Pechino ha fatto da volano per alcune scelte. Ieri un’altra parte di quelle scelte si sono concretizzate, insieme ad alcune domande che si portano dietro. 

roberto celli intervistatoroberto celli intervistato

 

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