"FRANCESCA ALBANESE È UNA TESTIMONIAL PERFETTA PER GIORGIA MELONI E TUTTO IL CENTRODESTRA" – RONCONE: “OGNI USCITA DI NOSTRA SIGNORA DEI PRO PAL, CHE DICE CHE HAMAS HA FATTO ANCHE COSE BUONE E SE LA PRENDE CON LILIANA SEGRE, COINCIDE CON UNA POLEMICA IN CUI LEI FINISCE PER RAPPRESENTARE UN CERTO TIPO DI SINISTRA RADICAL CHIC INAFFIDABILE – E DOPO L’ASSALTO A "LA STAMPA" LA ALBANESE DICE, CON ARIA DA MAESTRINA, CHE SI TRATTA DI UN "MONITO" (COLPIRNE UNO PER EDUCARNE CENTO?), SENZA NEPPURE ACCORGERSI CHE IL GIORNALE DIRETTO DA MALAGUTI È TRA QUELLI PIÙ RIGOROSI NEL SEGUIRE LE VICENDE DELLA CAUSA PALESTINESE. DALLE PARTI DI FRATELLI D’ITALIA SPERANO CHE LA ALBANESE NON MOLLI DI UN CENTIMETRO..."
Fabrizio Roncone per “Sette – Corriere della Sera”
Con spavalda ostinazione, sempre meticolosa e attenta nel colpire sfoggiando un eloquio affilato e avvolgente, sempre teatrale, con una smorfia che sembra un sorriso, i capelli color argento, gli occhiali modaioli, Francesca Albanese - l'ormai celebre relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi - continua nella sua personale campagna elettorale in favore di Giorgia Meloni e di tutto il centrodestra. E, oggettivamente, una testimonial perfetta.
Ogni uscita di Nostra Signora dei pro Pal coincide infatti con una polemica, una di quelle baruffe in cui lei, plasticamente, finisce per rappresentare un certo tipo di sinistra - radical chic, ma con lampi gruppettari - inaffidabile e senza mai un filo d'imbarazzo, un dubbio, un po' di vergogna: come quando sta lì a spiegarci che quelli di Hamas non sono necessariamente dei tagliagole, perché Hamas ha fatto anche cose buone, perché bisogna provarle a capire le ragioni dei terroristi e quella che invece proprio non si può capire, quando parla d'Israele e di Gaza, è la senatrice Liliana Segre, colpevole d'essere tornata viva da Auschwitz, numero di matricola 75190 tatuato sull'avambraccio sinistro.
francesca albanese in modalita gandhi
(...) E quando commenta l'assalto d'un centinaio di squadristi completi di kefiah che, urlando «Giornalista/sei il primo della lista!», irrompono nella redazione torinese de La Stampa e la trovano vuota solo perché i giornalisti sono in sciopero.
La Albanese dice, con aria severa, da maestrina, che si tratta di un "monito" (colpirne uno per educarne cento?), senza neppure accorgersi d'esser dentro un grottesco corto circuito, perché il giornale diretto da Andrea Malaguti è tra quelli più attenti e rigorosi nel seguire le vicende della causa palestinese.
Ma è davvero questa la causa che sta nel cuore della giurista irpina? La domanda è legittima. E, con curiosità, se la pongono anche in via della Scrofa, dove c'è la sede di Fratelli d'Italia. E dove, com'è ovvio, sperano che Nostra Signora dei Pro Pal non molli d'un centimetro.
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