conte mastella boschi meloni

“A CHI HA A CUORE IL DESTINO DELL'ITALIA, DICO: AIUTATECI” - LA FRASE CULT DI CONTE CHE ELEMOSINA VOTI CON IL PIATTINO IN MANO – MASTELLA: "IL PROBLEMA NON È MAI TENERE UNA CHIAPPA A DESTRA E UNA A SINISTRA. L'ABILITÀ È CAPIRE DOVE È OPPORTUNO SEDERSI. STAVOLTA, PER ESEMPIO, HO DETTO A MOLTI PARLAMENTARI: SEDETEVI ACCANTO A CONTE” - LA BOSCHI CON LOOK CIMITERIALE, LA MELONI PRENDE L’APPLAUSO PIÙ FORTE DELLA GIORNATA. UNA DEPUTATA DEL PD: “AVREI VOLUTO BATTERLE LE MANI ANCHE IO” – IL RACCONTO DI FABRIZIO RONCONE - VIDEO

Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

 

giuseppe conte alla camera

Tanto per inquadrare la giornata. Finora abbiamo dovuto contare 82.554 bare. Oggi il Covid ne ha uccisi altri 377. C'è un'intera popolazione da vaccinare, i disoccupati sono milioni, sulla presentazione del Recovery fund siamo in grave ritardo. Ma intanto eccoci qui. A Montecitorio. Per capire se l'Italia ha ancora un governo. E un premier. Il primo che compare è però il suo portavoce, Rocco Casalino.

 

Rumore di tacchi, gli enormi lampadari del corridoio accesi anche se manca poco a mezzogiorno: Rocco ha smarrito la sua aria spavalda da io sono io, goccioline di sudore gli scivolano sopra la mascherina, viene avanti con passo nervoso nel suo abito scuro, aderente, da bodyguard di provincia. Lui avanti, Giuseppe Conte subito dietro. Occhiaie. I capelli ormai ingrigiti sulle tempie e il ciuffo fermato con la lacca. La pochette portafortuna. Una scia di profumo al limone.

meme sulla crisi di governo conte versione di caprio

 

La voce letargica con cui pronuncerà la frase cult del suo discorso. «A chi ha a cuore il destino dell'Italia, dico: aiutateci». Conte prende posto nell'emiciclo e ciò che colpisce sono gli sguardi bassi, i silenzi, la cappa di mortificazione che avvolge i banchi dove siedono i deputati del Pd, dei 5 Stelle, di Leu. A questo voto di fiducia - non scontato e, come si sa, del tutto incerto a Palazzo Madama - Conte arriva infatti dopo aver trascorso giorni e notti a fare calcoli. Sostituire il capriccioso Matteo Renzi e i suoi di Italia viva, alla fine, si è rivelata un'operazione assai complessa. Mercato osceno.

giuseppe conte alla camera

 

Sono state promesse ricandidature sicure e ministeri (Renzi racconta che a lui è stato proposto addirittura quello degli Esteri), le preghiere si sono alternate alle minacce. Evocate le dolorose figure di Razzi e Scilipoti. Clamoroso l'intervento di uno specialista del rango di Clemente Mastella («Sono un uomo di centro, un cattolico, abituato ad aiutare il prossimo. Il problema non è mai tenere una chiappa a destra e una a sinistra. L'abilità è capire dove è opportuno sedersi. Stavolta, per esempio, ho detto a molti parlamentari: sedetevi accanto a Conte, e votategli la fiducia»).

il centrodestra contro conte alla camera 1

 

Da una porta esce Dario Franceschini, ministro della Cultura, e anche lui si avvia frettoloso verso gli scranni del governo. Non è uno che di solito sprizzi allegria, ma questa mattina ha uno sguardo proprio torvo. A lui, uno dei leader del Pd, è toccato il compito di pronunciare la frase più drammatica delle ultime ore: «Responsabili è una parola positiva».

 

Il collega di partito Emanuele Fiano, con sensibilità, ha precisato: «In realtà non vogliamo responsabili, ma responsabilità». Nel suo discorso Conte li chiama comunque «volenterosi», e il passaggio ha il suono del vero e proprio appello - inevitabile s' alza il coro «Ma/ste/lla! Ma/ste/lla!». Luigi Di Maio, già di suo sempre tutto perfettino, sembra di cartone: comprensibilmente immobile. Un po' la storia che quegli spietati del Pd (ma chi? Goffredo Bettini?) non avrebbero esitato a sfrattarlo dalla Farnesina; un po' che nel 2017 stava lì a raccontarci che lui i voltagabbana li detestava, e che «il mercato delle vacche va fermato».

conte franceschini

 

Quelli della Lega si spazientiscono però quando Conte dice che «in nessun altro Paese il Parlamento è stato così tanto coinvolto come in Italia per il Recovery»: in realtà ci sarebbe da prenderla a ridere, che se non era per Renzi - questo gli va riconosciuto - stavamo ancora con tre fogli dentro una cartellina fatta arrivare ai partiti alle due di notte; i leghisti cominciano a urlare «Bugiardo!», pugni mulinati nell'aria, fischi, esposti tre cartelli: «Conte dimettiti». Ma il premier li ignora.

 

Prosegue annunciando una legge proporzionale e la rinuncia alle deleghe per i Servizi e per il ministero dell'Agricoltura (promesso, sembra, all'Udc). Renzi mai nominato. Per lui, però, durissime allusioni: «Quel che è successo è incancellabile». La Boschi, opportunamente, ha un look cimiteriale: abito nero, e nera è pure la mascherina. Italia viva perde tre pezzi (FI, per ora, solo Renata Polverini): Vito De Filippo è già tornato con il Pd, Michela Rostan annuncia che, tra poco, voterà per il governo, Giacomo Portas non vota. Poi si alza il loro ex presidente, Ettore Rosato, e dice che «tra i 5 Stelle ci sono persone capaci di capire come capiamo noi».

speranza di maio

 

I grillini si guardano: sta dicendo che non siamo tutti scemi? Conte parla 55 minuti e prende, in totale, 14 applausi (alcuni stiracchiati). Il più forte della giornata è però per Giorgia Meloni (una deputata del Pd: «Giuro: avrei voluto batterle le mani anche io»). Sentite il capo di Fratelli d'Italia: «Avvocato Conte, stamattina mi sono vergognata per lei, non solo per quell'"aiutateci" che tradiva la sua disperazione, ma per il mercimonio che ha inscenato in quest' Aula». Giornata politicamente straziante. Sensazione fortissima: più che una crisi di governo, questa è una crisi di sistema. I numeri, alla fine, dicono: 321 voti a favore, 259 contrari, 27 astenuti. Stiamo andando tutti a Palazzo Madama in tragico pellegrinaggio.

boschimeloniCLEMENTE MASTELLAmastellamastella sandra lonardogiuseppe conte alla camera 3

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