FUTURO FOR-NERO - DOPO IL FLOP ESODATI, LA MINISTRA È RIMASTA SOLA. OLTRE AI RAPPORTI TESI CON PASSERA, GIARDA, PATRONI GRIFFI, ORA HA BRUCIATO I PONTI PURE CON L’INPS - ELSA NON ERA NEANCHE NELLA ROSA DI MONTI. AL LAVORO DOVEVA ANDARE CARLO DELL’ARINGA, UN PD VICINO ALLA CISL. MA ERA TROPPO LIBERISTA. COSÌ SI PASSÒ A FORNERO, AMICA DEL PREMIER E VICINA AL PDS TORINESE DAGLI ANNI ’90 QUANDO FU CONSIGLIERE COL SINDACO CASTELLANI…

Giancarlo Perna per "il Giornale"

Certo, vedendo l'agitazione scomposta di Totò Di Pietro contro Elsa Fornero, di cui chiede la sfiducia individuale, viene voglia di difendere il ministro del Lavoro dalla furia dell'ossesso. Di dire che è una donna coraggiosa che si assume una parte scomoda, che si batte per il Paese e che sotto sotto ha un cuore, poiché piange.

Ma appena ci rifletti, vedi che è impossibile stare dalla parte di Elsa che ha più spocchia che chili di peso. Inalbera una perenne faccia da dea egizia disgustata dall'altrui idiozia e ha un paio di tic rivelatori: se ascolta, mette due dita sotto il mento per farti capire che le tocca puntellarlo, se no, muore di noia; quando invece è lei che parla, alza al cielo l'indice della destra nel gesto del profeta che indica la via. Ha un evidente problema di super ego.

Con la storia degli esodati ha fatto davvero traboccare il vaso. Elsa insiste che i poveri cristi messi sul lastrico dalla sua riforma delle pensioni - fatta con la mannaia della presunzione anziché col bisturi della razionalità- sono 65mila. Ma quando l'Inps dice che invece sono la bellezza di 390mila, lei grida al complotto.Se l'è presa col presidente dell'ente, Antonio Mastrapasqua, e il direttore generale, Mauro Nori, trattandoli da quinta colonna della reazione in agguato: «Chi gioca al massacro andrebbe sfiduciato... chi ha passato i numeri lo ha fatto con dolo, per danneggiare il governo».

Il ministro non ha smentito le cifre, ma si è inviperito che siano state divulgate quando non faceva comodo a lei. Neanche sfiorata dall'idea che l'Inps ha l'obbligo istituzionale di dire come stanno le cose e che la gente lo esige. Dunque, i vuoti sdegni di Fornero vanno annoverati tra le neuropatie del potere.

Elsa è una donna che si è fatta da sé. Una specie di Cenerentola di San Carlo Canavese, qualche migliaio di anime, dove l'inverno spirano i venti boreali della vicina Val d'Aosta. Figurarsi il gelo all'alba, quando Elsina usciva dalla sua modesta abitazione per andare a Torino e frequentare prima ragioneria e in seguito la facoltà di Economia, vincendo borse di studio a iosa. Poi, dopo tanti sacrifici, un mucchio di successi. Professore nell'ateneo torinese, cariche bancarie, onorificenze e medaglie.

E, a coronamento, un eccellente matrimonio con Mario Deaglio, anche lui docente di Economia, e rampollo della borghesia torinese, laica e liberal,dotata di quell'etica sabauda, detta «azionista», ossia severa e cipigliosa che distingue, sotto la Mole, l'acculturato di sinistra dalle masse pitecantrope.

Fornero ha sposato, con Deaglio, anche queste pose. Di qui, la sua corrugata indignazione, la convinzione dell'infallibilità, una totale mancanza di sfumature, aggravate dall'alterigia del cattedratico tradizionalmente maldisposto all'ascolto degli altri). Il mastodontico guaio combinato con gli esodati, è tipico della mentalità. Per dimostrarsi più virtuosa dei predecessori, Elsa ha spazzato via ogni gradualità nella riforma pensionistica.

Ricordate con Maroni, Sacconi e altri titolari del Welfare, gli scaloni, scalini, scalette con cui si regolavano le transizioni tra un sistema e l'altro? Bè, via questa robaccia:dall'oggi al domani tutti in pensione a 67 anni. Così, le mezze età che avevano lasciato con qualche anticipo pensando di andarci di lì a poco in base alla legge vigente se ne trovano un'altra che li condanna a restare lustri senza lavoro né reddito. E Fornero anziché cospargere di cenere il suo capino, sparge insulti su chi la mette di fronte ai suoi incaponimenti.

Al momento della formazione del governo Monti, Elsa non era nella rosa. Al Lavoro doveva andare Carlo Dell'Aringa, un pd vicino alla Cisl, coautore con Marco Biagi, vittima delle Br, del Libro bianco sull'abolizione dell'articolo 18. Su Dell'Aringa, però, fu lo stesso Pd a opporsi perché troppo «liberista».Così si passò a Fornero,amica personale del premier e vicina al Pds torinese dagli anni '90 quando fu consigliere comunale di maggioranza col sindaco Valentino Castellani.

Nonostante il Pd alle spalle, Elsa - come peraltro Monti- era davvero intenzionata ad abolire l'articolo 18, per favorire i licenziamenti necessari, sostituendo all'attuale reintegro un congruo indennizzo. È stato Napolitano a mettersi di mezzo. Sapendo che il Pd - in tutto dipendente dalla Cgil - non avrebbe retto alla botta, il presidente ha ordinato a Monti, che l'ha imposto a Fornero, di annacquare il provvedimento.

Quello che ha visto la luce, e che Monti e Fornero fingono di considerare una stratosferica conquista, è scritto a quattro mani - dicono - dalla Cgil e dal capo gabinetto di Elsa, Francesco Tomasone, cigiellino onorario. Cedimento fatale foriero di danni. Infatti, anziché snellire il mercato del lavoro lo ha irrigidito, ha dimezzato l'aura di Monti di fronte all'Ue e ha svelato che Fornero ringhia con i deboli e bela con i forti.

Sconfitta e ridimensionamento non hanno però attenuato nel ministro l'arroganza, che molti chiamano piemontese, e che invece è propria della cerchia torinese di giacobini inflessibili cui ho accennato. Di qui, le continue liti con i colleghi per le ragioni più sciocche. Ha fatto un liscio e busso al sottosegretario Polillo, reo di avere detto cose sensate sugli esodati, da un'ebdomada battibecca con Patroni Griffi sui licenziamenti degli statali, mentre il ministro Giarda, per reconditi motivi, rifiuta di sederle accanto.

Elsa, tuttavia, si era a lungo astenuta dal passatempo dei ministri tecnici di sfrugugliare a turno il popolo bue: «Il posto fisso è monotono (Monti); chi non è laureato a 28 anni è uno sfigato (Martone); gli italiani sono per il posto fisso, nella stessa città, a fianco di mamma e papà (Cancellieri)». Finché, un giorno, c'è cascata anche lei: «Il posto fisso è un'illusione». Così, si è scoperta la storia della figlia.

Silvia Deaglio, 37 anni,è il prototipo dell'ideale italiano sbeffeggiato dai tecnici al governo: posto fisso, nella città dove vive, accanto ai genitori e sotto la loro ala premurosa. Valente oncologa, abitante all'ombra del Valentino, Silvia è prof. associato (con anticipo sulla media) a Medicina, nello stesso ateneo torinese dove sono ordinari mamma e papà. È inoltre responsabile della ricerca alla HuGeF, istituto che si occupa di genetica, fondato dalla Compagnia San Paolo di cui la mamma era vicepresidente e cofondato dall'Università di Torino di cui mamma e papà sono baroni.

La Compagnia San Paolo, quella della mamma vicepresidente, è anche finanziatrice delle ricerche HuGeF, introiti che sarebbero aumentati da quando Silvia ne è responsabile, con ricadute positive pure sul versante accademico. Nel verbale del concorso ad associato, tra i motivi della promozione universitaria c'è infatti questo: «La candidata dimostra un'ottima capacità di attrarre fondi di finanziamento per la ricerca...». Un tempo si chiamava familismo, oggi non so.

 

ELSA FORNERO ELSA FORNERO VIGNETTA VINCINO ELSA FORNERO SI CREDE MEGLIO DEGLI ESODATI VIGNETTA MANNELLI ELSA FORNERO W IL PRIMO MAZZO jpegelsa fornero ELSA FORNERO ELSA FORNERO PIERO GIARDA Filippo Patroni GriffiFornero GetContentFORNERO MONTI silvia deaglio

Ultimi Dagoreport

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO