marine le pen vladimir putin joe biden olaf scholz emmanuel macron

IL GALLETTO LA SPARA SEMPRE PIÙ GROSSA PER NON RIMETTERCI “LE PEN” – L'USCITA DI MACRON SULLE TRUPPE NATO IN UCRAINA È UN MESSAGGIO INTERNO PER INCHIODARE LE PEN ALLE SUE AMBIGUITÀ SU MOSCA: IL PREMIER ATTAL L’HA ACCUSATA DI AVER PORTATO IN FRANCIA LE “TRUPPE RUSSE” – LA PROPOSTA È ANCHE IL SINTOMO DELLE RUGGINI CON LA GERMANIA: BERLINO SENTE DI SPENDERE FIN TROPPO PER LA RESISTENZA UCRAINA, PARIGI RIMPROVERA A SCHOLZ DI COMPRARE ARMI DAGLI USA E NON DALLE INDUSTRIE EUROPEE  – LE TRUPPE FANTASMA GIÀ PRESENTI A KIEV E IL NO NETTO DI BIDEN…

 

 

emmanuel macron

1- MACRON, LA NATO E UN «FAVORE» A PUTIN

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

Vogliamo fare un favore a Vladimir Putin? Accettiamo la proposta di Macron e mandiamo truppe Nato in Ucraina. Una pazzia suicida per il fronte occidentale, totalmente slegata dalla realtà e invece rispondente agli interessi di piccolo cabotaggio del capo dell’Eliseo preoccupato dalla crescita della destra francese, oltreché dal bisogno di rilanciarsi a leader europeo […].

 

Per nostra fortuna, il rifiuto alleato è corale per quattro argomenti:

 

marine le pen emmanuel macron

1) Grazie all’esternazione solitaria di Macron, Putin può adesso ribadire la sua falsa affermazione di due anni fa, quando l’offensiva iniziale contro Kiev gli andò male e passò dal propagandare che era una «operazione speciale per denazificare l’Ucraina» all’altrettanto infondato pretesto della guerra di difesa contro «l’aggressione della Nato».

 

2) Joe Biden è sempre stato attento a non coinvolgere direttamente la Nato nello scontro con Putin per tenere lontano il rischio di guerra nucleare. Persino i Paesi baltici sono contrari a inviare i loro soldati in Ucraina.

 

MACRON SCHOLZ

3) Morire per Kramatorsk? Le opinioni pubbliche europee non sono pronte: il rischio è lo scontro interno e che battaglioni di pacifisti diventino putiniani.

 

4) In Afghanistan le truppe occidentali hanno clamorosamente fallito: perché dovrebbero riuscire contro la Russia? Molto meglio mandare subito armi e munizioni agli ucraini […

 

2. “IPOTESI TRUPPE OCCIDENTALI A KIEV” MA LA NATO GELA L’AZZARDO DI MACRON

Estratto dell’articolo di Anais Ginori per “la Repubblica”

 

macron putin

Emmanuel Macron cambia passo sulla guerra in Ucraina, alza l’asticella del confronto con la Russia, non più solo nei toni ma anche nel sostegno operativo a Kiev. Il leader francese apre a un’ipotesi rimasta finora una linea rossa invalicabile: l’invio di truppe occidentali per aiutare l’esercito ucraino. Lo stesso Macron ha ammesso che non c’è ancora un consenso su questo scenario, ma ha voluto ribadire che «in prospettiva, nulla deve essere escluso».

 

La bocciatura più pesante viene dalla Casa Bianca. «Il presidente Biden è stato chiaro sul fatto che gli Stati Uniti non invieranno truppe a combattere in Ucraina», spiega la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Adrienne Watson. Biden ritiene che la «strada verso la vittoria» sia che il Congresso approvi gli aiuti militari bloccati «in modo che le truppe ucraine abbiano le armi e le munizioni di cui hanno bisogno per difendersi» dall’invasione russa, ha aggiunto.

 

emmanuel macron olaf scholz volodymyr zelensky

E se da Kiev le parole di Macron sono apprezzate come un «segnale positivo », il Cremlino ha subito allertato su una nuova escalation. Secondo il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, un conflitto militare diretto tra la Nato e la Russia sarebbe «inevitabile » se soldati di Paesi occidentali dovessero essere inviati in Ucraina.

 

Reazioni contrarie arrivano da diversi Paesi rappresentati al vertice che si è svolto all’Eliseo, come Spagna, Polonia, Svezia. Il sostegno a Kiev «non prevede la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o della Nato», sottolinea in una nota Palazzo Chigi.

 

macron biden

Giorgia Meloni non era presente alla riunione e neanche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha mandato il viceministro Edmondo Cirielli. Tajani ha raccomandato «grande cautela» perché «non dobbiamo sembrare in guerra con la Russia».

 

Ma la spaccatura più forte è nell’asse tra Parigi e Berlino. Dalla Germania arriva un chiaro nein . Berlino non manderà truppe della Bundeswehr in Ucraina. Olaf Scholz aveva respinto l’idea di una coalizione dei volenterosi che garantisca un impegno boots on the ground , come viene chiamato in gergo. E dopo il summit il cancelliere tedesco ha chiuso a qualsiasi discussione: «Non ci saranno truppe sul terreno, nessun soldato inviato né da Stati europei né da Stati della Nato sul suolo ucraino».

 

olaf scholz e volodymyr zelensky

È un nuovo schiaffo della Germania alla Francia, dopo che Macron ha fatto ironie sulla posizione a lungo riluttante di Berlino. Da settimane Scholz e Macron litigano dietro le quinte sugli aiuti all’Ucraina, anche a Bruxelles dove i tedeschi premono per ridurre la propria quota nei fondi europei per Kiev sostenendo di essere già il maggiore contribuente in Europa al livello bilaterale.

 

Mentre la Francia, irritata per gli acquisti degli F35 americani da parte della Germania, insiste perché l’Ue compri armi dall’industria del continente.

 

CARRO ARMATO ABRAMS

[…] La mossa di Macron si spiega con una doppia chiave. Sul piano interno, in vista delle europee, è un modo di ravvivare le ambiguità di Marine Le Pen rispetto a Mosca, come si è visto già ieri nel dibattito in parlamento in cui il premier Gabriel Attal ha accusato la leader della destra di aver portato in Francia le «truppe russe».

 

Sul piano europeo, l’ostentazione muscolare […] serve a ribattere a chi insiste sul più massiccio piano di aiuti della Germania a Kiev, ma è anche un posizionamento strategico nell’Ue: occupare il vuoto degli Usa che Macron vede profilarsi con la campagna per la Casa Bianca, ancora prima di un’eventuale vittoria di Trump. […]

 

OLAF SCHOLZ - VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - INCONTRO A PARIGI

3. L’ELISEO HA ROTTO IL TABÙ ECCO GLI UOMINI DI CUI L’UCRAINA HA DISPERATAMENTE BISOGNO

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”

 

I potenti tank americani Abrams sono entrati in azione solo la scorsa settimana, ben 5 mesi dopo l’arrivo in Ucraina. Il Pentagono aveva avvisato: i militari di Kiev faranno fatica a gestirli, perché sono troppo sofisticati e […] diversi dai mezzi sovietici a cui sono abituati. E così è stato: nonostante il lungo addestramento, dopo poche ore i russi ne hanno distrutto uno e danneggiato un altro. Più i materiali consegnati dall’Occidente sono moderni, più diventa difficile per gli ucraini […] apprendere le tattiche per usarli e il modo di fare manutenzione.

 

donald trump - vertice nato

[…] Dietro le parole di Macron c’è proprio il dilemma che sta prendendo corpo in molte cancellerie europee. Se si vuole permettere a Kiev di resistere alla superiorità della massa bellica russa, l’unica strada è battere la quantità con la qualità e dotarla quindi di equipaggiamenti tecnologicamente avanzati. Strumenti che però gli ucraini possono imparare a utilizzare dopo molti mesi: troppo tardi per fronteggiare la crisi segnalata lungo tutte le trincee.

E l’unica maniera per rendere i difensori capaci subito di impiegare missili a lungo raggio, caccia, elicotteri, radar, sistemi contraerei e apparati di disturbo elettronico è mandare militari occidentali sul campo. Non combattenti di prima linea, né piloti di tank o jet, ma tecnici che si occupino di farli funzionare e ufficiali che suggeriscano le tattiche migliori per sfruttarne le prestazioni, rimanendo sempre nelle retrovie.

 

volodymyr zelensky olaf scholz 5

Dietro il coro di no che ha replicato alla dichiarazioni di Macron c’è una cortina di ipocrisia e riservatezza. Sin dai primi giorni dell’invasione sono circolate notizie […] sulla presenza di “consiglieri” impegnati sul terreno. In molti casi si trattava di contractor britannici, statunitensi e francesi ingaggiati tramite società private: istruttori delle forze speciali, che ogni tanto accompagnavano in azione i loro allievi.

 

In altre situazioni, però, questi inviati senza bandiere non potevano essere forniti dalle compagnie mercenarie, perché le loro specializzazioni erano troppo particolari. Sono stati evocati nel caso dei missili francesi Scalp e britannici Storm Shadow, che hanno permesso di infliggere i colpi più clamorosi contro le basi russe. […]

CARRI ARMATI ABRAMS

 

La scelta che diverse nazioni europee stanno cominciando a valutare è se incrementare questi soldati fantasma che si prendano cura dei nuovi armamenti e tamponino l’emergenza al fronte. Una decisione ad alto rischio, perché nonostante l’assenza di un coordinamento della Nato esporrebbe concretamente al pericolo di un’escalation con la Russia. E segnerebbe comunque un altro innalzamento del coinvolgimento dell’Occidente.

CARRI ARMATI ABRAMS M1 volodymyr zelensky olaf scholz 4emmanuel macron in fattoriaGIORGIA MELONI AL TAVOLO CON VON DER LEYEN, MICHEL, MACRON, ORBAN E SCHOLZ volodymyr zelensky olaf scholz 3

 

volodymyr zelensky olaf scholz 6

 

Ultimi Dagoreport

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...

giorgia meloni nicola fratoianni giuseppe conte elly schlein matteo ricci

DAGOREPORT – BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO LA SETTIMANA DI FERRAGOSTO, REGISTRA UN CALO DI 6 PUNTI PER FRATELLI D'ITALIA RISPETTO ALLE EUROPEE 2024 (IL PARTITO DELLA MELONI, DAL 29% PASSEREBBE AL 23) - A PESARE È LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE, DALLA PRODUTTIVITÀ CALANTE DELLE IMPRESE A UN POTERE D’ACQUISTO AZZERATO DAI SALARI DA FAME - IL TEST DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, CHE CHIAMA ALLE URNE 17 MILIONI DI CITTADINI,   POTREBBE DIVENTARE UN SEGNALE D'ALLARME, SE NON LA PRIMA SCONFITTA DELL’ARMATA BRANCAMELONI - A PARTIRE DALLE PERDITA DELLE MARCHE: IL GOVERNATORE RICANDIDATO DI FDI, FRANCESCO ACQUAROLI, È SOTTO DI DUE PUNTI RISPETTO AL CANDIDATO DEL CAMPOLARGO, IL PIDDINO MATTEO RICCI - LA POSSIBILITÀ DI UN 4-1 PER IL CENTROSINISTRA ALLE REGIONALI, MESSO INSIEME ALLA PERDITA DI CONSENSI ALL'INTERNO DELL'ELETTORATO DI FDI, MANDEREBBE IN ORBITA GLI OTOLITI DELLA DUCETTA. NEL CONTEMPO, DAREBBE UN GROSSO SUSSULTO AI PARTITI DI OPPOSIZIONE, SPINGENDOLI AD ALLEARSI PER LE POLITICHE 2027. E MAGARI FRA DUE ANNI LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SARÀ RICORDATA SOLO COME UN INCUBO...