CHI VA COL BANANA, IMPARA A BANANARE - GHEDINI E LONGO COSTRETTI A MOLLARE LA DIFESA DI BERLUSCONI PERCHE’ RISCHIANO DI ESSERE INDAGATI NEL RUBY-TER - AL LORO POSTO FEDERICO CECCONI

Paolo Colonnello per "la Stampa"

Il primo effetto concreto della sentenza Ruby c'è già: ed è il cambio della guardia della difesa di Silvio Berlusconi nella nuova inchiesta che verrà aperta in procura appena gli atti sulle false testimonianze e "l'inquinamento probatorio" arriveranno materialmente sul tavolo del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati.

Al posto di Niccolò Ghedini e Pietro Longo infatti, Berlusconi schiererà Federico Cecconi, ex difensore di David Mills e legale al di fuori dall'"inner circle" di Forza Italia, in grado cioè di mettere in atto una difesa che non abbia alcun sapore politico ma sia soprattutto tecnica.

Una "normalizzazione" dettata più che da una nuova linea di rapporti con la procura dalle circostanze di fatto, visto che nella sentenza "Ruby due", quella in cui sono stati condannati Mora, Fede e Minetti e il cui deposito è atteso per il 2 dicembre, tra i possibili indagati figurano proprio i due avvocati storici di Berlusconi, ovvero Ghedini e Longo, i cui nomi compaiono nella lista di posizioni da mandare all'attenzione degli uffici inquirenti al quarto piano di palazzo di giustizia insieme ad un'altra trentina di persone.

Ordinando la trasmissione degli atti relativi ai due legali, il presidente della quinta sezione, Annamaria Gatto, aveva individuato come punti da approfondire una riunione avvenuta ad Arcore tra Berlusconi e le «olgettine», convocate telefonicamente per il 15 gennaio del 2011 alla presenza di Ghedini e Longo, e due verbali «fotocopia» delle indagini difensive ritrovati durante le perquisizioni nelle abitazioni di alcune testimoni.

Se, come è probabile, i due procedimenti ordinati dal tribunale verranno riunificati in un'unica indagine, Ghedini e Longo si troverebbero ad essere iscritti sul registro degli indagati con il loro cliente per favoreggiamento e ovviamente non potrebbero più rappresentarlo come difensori.

L'inchiesta potrebbe perfino metterli fuori gioco nel processo d'appello, ma in questo caso si tratterebbe più di una questione di opportunità. Di sicuro nelle 327 pagine della sentenza firmata da Giulia Turri, la notizia di reato indicata alla procura è chiara e circostanziata: il Cavaliere ha cercato di inquinare le prove del suo processo fin dal 6 ottobre 2010, quando ancora non era nemmeno stato iscritto sul registro degli indagati.

Da una parte, secondo il tribunale, facendo interrogare senza alcuna garanzia la minorenne Karima El Mahroug dall'avvocato Luca Giuliante, ex tesoriere del Pdl in Lombardia ed ex legale di Lele Mora nonché da un presunto «emissario di Lui», inteso come Berlusconi; dall'altra avrebbe corrotto buona parte delle "olgettine" chiamate a testimoniare versando loro un assegno mensile di 2.500 euro dal gennaio 2011.

La Procura per ora attende. Bruti Liberati sostiene che gli atti non siano ancora arrivati e di non aver letto le motivazioni della sentenza. Si vuol far vedere insomma che non c'è alcuna fretta nell'iscrivere nuovamente Berlusconi sul registro degli indagati. Un gioco a rimpiattino con la politica in attesa probabilmente del voto sulla decadenza da senatore di Berlusconi previsto per mercoledì.

Le prospettive dell'inchiesta a questo punto potrebbero essere ben diverse e dovrebbero tener conto dei duri giudizi contenuti nella motivazione del tribunale dove si parla di «capacità a delinquere» dell'imputato (e pregiudicato) Berlusconi nonché «dell'attività sistematica d'inquinamento probatorio». Due motivi, reiterazione e inquinamento probatorio, capaci perfino di reggere una misura restrittiva.

 

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