SBUCCIANDO BANANA - GIANNI LETTA SENATORE A VITA SAREBBE LA PROVA DEL “GRANDE TRADIMENTO” DELLE COLOMBE DI ALFANO IN COMBUTTA CON NAPOLITANO

Antonello Caporale per "Il Fatto Quotidiano"

Le erinni son deste e allarmate. E anche i fucilieri della cinta più vicina ad Arcore pronti a premere il grilletto contro quel che letteralmente è l'uomo del decoro, della tradizione, della fedeltà, dell'equilibrio. Nell'incredibile sottosopra berlusconiano persino la voce plausibile della nomina di Gianni Letta a senatore a vita increspa l'orizzonte e divide i fedelissimi perché, sviluppando un poderoso effetto ottico, l'eventuale chiamata a padre della Patria invece che far sorridere produce lacrime, anziché rasserenare incupisce.

Silvio è fuori gioco al punto che Giorgio Napolitano con la nomina di Letta, più che fare gli interessi del Cavaliere, che in questo momento avrebbe bisogno di ben altre parole e telefonate, indirizzerebbe sullo zio dell'attuale premier un falso segno di compensazione e riconoscenza. Sarebbe la prova della trappola.

"Gli stanno facendo credere di tutto, che Napolitano farà questo e quello, ma Berlusconi non ha capito che lo stanno accompagnando alla porta per liberarsene una volta per tutte. E in prima fila c'è Alfano che sta preparando il partito di centro con Enrico Letta".

Queste accuse, provenienti da fonti altolocate nel partito, misurano il grado di nevrosi e il possibile big bang a cui Forza Italia, se la vicenda giudiziaria dovesse tramutarsi - come ora appare - in una agonia definitiva del Capo, è destinata. Altro che coltelli!

Che al di sotto di ogni sospetto ricada l'uomo con le idee sempre ben pettinate, il principe di palazzo Grazioli, il virtuoso tra tanti descamisados, il fiore all'occhiello e l'amico più intimo di Silvio, è il segno del confuso trapasso di poteri nel partito. Come in un film, ora è Letta l'uomo da tener d'occhio. Possibile?

"Io sono intimissimo suo e sarei orgoglioso di una nomina, che è giusta, logica, coerente. La sua personalità sarebbe adeguata al ruolo. Chi più e meglio di Gianni? Certo, sappiamo che Berlusconi avrebbe tutte le caratteristiche per essere naturalmente senatore a vita, ma sappiamo anche che quel ruolo non lo metterebbe al riparo da eventi giudiziari futuri".

Dalle parti di Maurizio Gasparri la pellicola gira ancora nel verso giusto, e la maledizione vera è il temuto pronunciamento della Cassazione, quello di settembre, che con un verdetto finale (l'interdizione dai pubblici uffici) aprirebbe le porte alla catastrofe.

Giunti all'interdizione neanche il Partito democratico, che vive con imbarazzato riserbo il panorama penale in cui è immerso l'ex primo nemico ora alleato, potrebbe volgere lo sguardo altrove. Sentiamo Gianni Cuperlo: "La nostra bibbia è la Costituzione. E non c'è possibilità di negoziare alcunché. Daremmo immediatamente esecuzione a una sentenza della giustizia italiana. Non c'è da fare altro e neanche da immaginare alcunché".

Ecco l'agitazione, lo stupore e la paura. Ecco che le api operose del partito siano a un passo dal leggere, nella consecutio degli accadimenti, il grande tradimento. Tutto quadra, tutto porta verso il sospetto. Come intendere la nota di Alfano, appena due ore dopo che il tribunale di Milano l'aveva azzannato ai polpacci con sette anni di galera, con cui chiedeva equilibrio, "serenità", suggeriva prudenza invece che ira? "Lo stanno accompagnando alla porta". Magari col riguardo che si deve. E quindi, nel tracollo della fede, la massima opera di manipolazione: la nomina di zio Gianni a senatore a vita.

Che Letta, amico di tutto un oceano di amici, uomo ubiquo per definizione, nettare di moderazione e virtù democristiana, finisse trasfigurato nel demone, ridotto a pistola fumante, è questione che attiene alla psicopatologia della politica.

 

Giorgio Napolitano-Gianni LettaGiorgio Napolitano-Gianni LettaNAPOLITANO GALAN GIANNI LETTAGiorgio Napolitano e Angelino Alfano ALFANO GIURA AL QUIRINALE CON LETTA E NAPOLITANOMaurizio Gasparri Gianni Cuperlo

Ultimi Dagoreport

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN