GOVERNO, I PONTI NON TORNANO! IL 2026 DIFFICILMENTE SARÀ L’ANNO DELL’APERTURA DEI CANTIERI DELL’OPERA SIMBOLO DEL GOVERNO MELONI, IL PONTE SULLO STRETTO - PALAZZO CHIGI HA PRESO IN MANO IL DOSSIER DOPO LO STOP DELLA CORTE DEI CONTI ALLA DELIBERA CHE STANZIA I FONDI (13,5 MILIARDI) PER L’OPERA - NEL FRATTEMPO E' ARRIVATA ANCHE LA BOCCIATURA DEI MAGISTRATI CONTABILI DEL DECRETO INTERMINISTERIALE SUL CONTRATTO TRA MIT E MEF DA UNA PARTE E LA SOCIETÀ STRETTO DI MESSINA DALL’ALTRA; INOLTRE LA COMMISSIONE EUROPEA HA ACCESO DUE FARI SUL RISPETTO DELLA DIRETTIVA AMBIENTALE HABITAT E DI QUELLA SUGLI APPALTI…
Antonio Fraschilla per la Repubblica - Estratti
ponte sullo stretto meloni salvini
Il 2026 difficilmente sarà l’anno dell’apertura vera dei cantieri dell’opera simbolo del governo Meloni, il ponte sullo Stretto. Perché se, ottimisticamente, il ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini e la società Stretto di Messina avevano fissato giugno 2026 come mese per avere la registrazione della Corte dei conti e quindi la pubblicazione della delibera Cipess che stanzia i fondi, 13,5 miliardi, con la posa della prima pietra a ottobre, nel frattempo sono arrivate altre due “cattive” notizie che mettono più che a rischio questo obiettivo.
La prima è la bocciatura dei magistrati contabili del decreto interministeriale sul contratto tra Mit e Mef da una parte e la società Stretto di Messina dall’altra; l’altra è l’apertura di due fari della commissione europea sul rispetto della direttiva ambientale Habitat e della direttiva sugli appalti.
Con la Corte dei conti che ha già detto, in soldoni, che l’iter messo in piedi dal governo Meloni per il Ponte, ripescando la vecchia gara e il vecchio progetto di venti anni fa, non rispetterebbe la direttiva Ue sugli appalti invitando quindi l’esecutivo a bandire una nuova gara internazionale.
progetto del ponte sullo stretto - la stampa
Il governo in parte ha preso atto della situazione facendo slittare le somme stanziate in bilancio nel 2025, circa 750 milioni, al 2033. Un segnale che anche al Mef sanno bene che sarà difficile far partire i cantieri. Ma nel frattempo non si aspettavano Mef e Mit la bocciatura anche del decreto sul contratto che, come detto dai giudici contabili nella delibera con le motivazioni della bocciatura, è legata anche al mancato via libera della delibera Cipess.
Palazzo Chigi ha preso in mano il dossier Ponte proprio dopo lo stop della Corte dei conti alla delibera Cipess: l’intenzione del governo, e dei tecnici, è quella di ripresentare la delibera entro maggio per rispondere a tutti i rilievi della Corte sul piano finanziario dell’opera e sui pareri mancanti di Consiglio dei lavori pubblici a autorità trasporti.
PROTESTE CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO A MESSINA
Non rispondendo soltanto a un rilievo e provando a convincere la Corte della bontà dell’iter scelto dal governo: cioè sostenendo che non occorre fare una nuova gara e che l’aumento del costo per la realizzazione dell’opera senza lavori connessi non supererà del 50 per cento il vecchio contratto fatto con i privati (se supera questa soglia scatterebbe la procedura di infrazione Ue).
Il problema è che, anche se la Corte a giugno darà via libera con la bollinatura e pubblicazione in Gazzetta, poi si dovrà attendere anche il via libera del “contratto” tra ministeri e Sdm, il cosiddetto terzo atto aggiuntivo.
E comunque si dovrà quindi avere un ok anche solo informale della commissione Europea sulle due direttive , ambiente e appalti: non a caso il pressing del governo italiano, tramite il ministro Salvini, verso Bruxelles su queto fronte è già iniziato...
PROTESTE CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO A MESSINA
rendering del Ponte sullo Stretto di Messina
salvini ponte sullo stretto
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