
IL GOVERNO RISCHIA DI FINIRE SBANCATO! - I VERTICI DEGLI ISTITUTI DI CREDITO SONO INCAZZATI NERI PER LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI IMPOSTA DAL GOVERNO: "È INUTILE RIVENDICARE LA DIFESA DELL’ITALIANITÀ DELLE BANCHE E DEI RISPARMI, SE POI SI FA DI TUTTO PER ALLONTANARE GLI INVESTITORI DAL BELPAESE" - INFATTI, IL RISCHIO È CHE SI VERIFICHI UN ESODO DELLE BANCHE DALL'ITALIA: CON L'AUMENTO DELL'IRAP, GLI ISTITUTI CHE HANNO CAPITALE A MAGGIORANZA INTERNAZIONALE POTREBBERO ESSERE ATTRATTI DA SOLUZIONI FISCALMENTE PIÙ CONVENIENTI (ALL'ESTERO)
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri, Claudia Luise per “la Stampa”
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani giancarlo giorgetti foto lapresse
«È inutile ricorrere al Golden power rivendicando la difesa dell’italianità delle banche e dei risparmi, se poi si fa di tutto per allontanare gli investitori dal nostro Paese». Per l’esperto banchiere che a taccuini chiusi si è sfogato con La Stampa «l’ennesimo sforzo richiesto alla banche è incomprensibile».
Non è tanto una questione del quanto, anche perché con la corsa dei tassi d’interessi gli istituti tricolori hanno macinato utili record, ma piuttosto del come: «Le banche hanno un ruolo sociale, non c’è dubbio, ma devono anche rendere conto ai loro azionisti. E per i manager diventa difficile dare spiegazioni ai propri soci. Soprattutto quando chiedono della fiscalità».
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse
Il timore è che di fronte a uno scenario contraddistinto dall’incertezza crescano le tentazioni di andare all’estero. Ottenendo l’effetto contrario di quello che l’esecutivo cerca di fare dall’inizio del suo mandato: trattenere in Italia i risparmi dei cittadini
Certo, non tutte le situazioni sono uguali: ci sono banche fortemente ancorate alla Penisola con un nocciolo duro di azionisti che mai di sognerebbe di traslocare, ma ce ne sono altre con capitale a maggioranza internazionale che potrebbero essere attratte da soluzioni fiscalmente più convenienti.
Tradotto: per il terzo anno consecutivo le banche hanno ceduto alle richieste del governo, ma potrebbe essere l’ultima volta. Anche perché se dall’Abi vige il più assoluto riserbo in attesa di testi definitivi, l’amarezza è palpabile. Addirittura c’è chi sussurra che avrebbe voluto un atteggiamento più aggressivo dall’associazione delle banche.
tassa sugli extraprofitti delle banche
Che però non sarebbe stato nel suo stile e in quello del suo presidente Antonio Patuelli che, invece, preferisce l’arte della diplomazia. Con l’obiettivo di negoziare fino all’ultimo le migliori condizioni possibili. Negli ultimi giorni, inoltre, tutti i principali banchieri si sarebbero attivati con il governo per difendere le proprie ragioni. […]
Insomma, i banchieri sono usciti sconfitti ancora una volta dal governo che nel 2023 ha imposto – in maniera piuttosto maldestra – una tassa sugli extraprofitti che, come nel caso dell’energia, si è rivelata un enorme buco nell’acqua; lo scorso anno ha messo a bilancio lo slittamento delle Dta, ovvero la trasformazione delle imposte differite in crediti d’imposta; quest’anno la tecnica è stata affinata.
ARTICOLO DI POLITICO SUL DIETROFRONT DI GIORGIA MELONI SULLA TASSA DEGLI EXTRAPROFITTI BANCARI
La tassa sugli extraprofitti si è trasformata in una exit tax su base volontaria – che rischia di acuire ulteriormente le tensioni tra i banchieri e i loro azionisti. Nel 2023, le banche aveva avuto l’opzione di pagare un’imposta del 40% sugli extraprofitti o in alternativa di accantonare le somme a patrimonio.
Oggi l’esecutivo offre alle stesse banche la possibilità di sbloccare 6,2 miliardi di euro di riserve non distribuibili. La proposta sul tavolo sarebbe quella di partire da una tassazione del 27,5% per le somme sbloccate nel 2026 per poi salire nel 2027 e ancora nel 2028. Ovviamente non c’è alcun obbligo, ma l’aliquota crescente rappresenta un forte incentivo. Anche perché dal 2029 torna la tassazione al 40%, presupponendo che nel frattempo i capitali siano stati completamente sbloccati. […]
tassa sugli extraprofitti delle banche
L’ennesimo ricorso alla Dta era il mantra dei banchieri. Nella sostanza si tratterebbe di un prestito alle casse dello Stato. Abbastanza perché all’interno dell’Abi non ci fossero particolari resistenze di fronte a un leggero incremento degli importi già fissati con l’ultima manovra. Peraltro se fino al 2022 con i tassi a zero l’operazione per le banche era senza costi, adesso l’impatto è di qualche centinaia di milioni di euro per l’intero comparto.
L’Irap è una delle note più dolenti: per le banche dovrebbe salire dal 4,65% al 6,65% e per le assicurazioni dal 5,90% al 7,90% con un gettito totale stimato in circa 900 milioni che, però, dovrebbe appunto diventare strutturale. Così come strutturali dovrebbe diventare anche i provvedimenti relativi alle svalutazioni per le perdite sui crediti e la deducibilità degli interessi passivi. […]
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