usa2016 clinton trump rubio cruz sanders

LA GRANDE FUGA - OGGI È IL SUPER-TUESDAY, E TRUMP E CLINTON PROVANO A STACCARE I RIVALI - SANDERS UN PO' SGONFIATO, CRUZ-RUBIO AZZOPPATI MENTRE DONALD INCASSA I PESANTI ENDORSEMENT DI CHRIS CHRISTIE E JEFFERSON SESSIONS (TEA PARTY) - I REPUBBLICANI SALGONO SUL CARRO DEL VINCITORE E SI ARRENDONO AL NUOVO CORSO DEL PARTITO

Glauco Maggi per “Libero Quotidiano

 

Il Supermartedì di oggi, con i suoi 11 Stati in Palio, ratificherà di sicuro la nomination di Hillary Clinton tra i Democratici, e porterà Donald Trump a un passo dalla vittoria nel GOP.

donald trump in nevadadonald trump in nevada

 

In entrambe le corse a contare, almeno per ora, non è tanto la matematica dei delegati per la convention estiva che saranno assegnati dalle percentuali dei consensi, quanto la forza politica che i due candidati hanno mostrato nel vincere ognuno tre delle precedenti quattro elezioni, e nel «momentum» che li sta sospingendo verso la meta sull' onda di quelle affermazioni. A parlare chiarissimo sono i sondaggi, che vedono Hillary e Donald favoriti quasi ovunque.

 

VERGOGNA

donald trump  donald trump

La Dem potrebbe perdere solo il minuscolo Vermont, e il repubblicano solo il Texas: ma questi sono i due stati in cui Bernie Sanders e Ted Cruz sono i rispettivi senatori in carica, quindi se non ce la facessero a vincere neppure a casa loro uscirebbero di scena non solo con certezza, ma con grande vergogna.

 

Clinton, secondo le medie curate dal sito RealClearPolitics (RCP), umilia Sanders in Georgia (63 a 28,2), in Virginia (55,4 a 35,8), in Texas (61,1 a 33), in Minnesota (54,5 a 28,5), in Tennessee (59 a 33), in Arkansas (57 a 28,5), in Alabama (65 a 27), e lo supera di 3 punti in Alaska (44 a 41) e di oltre 4 in Oklahoma (44,3 a 40). Solo nel Vermont (626mila abitanti in un paese di 310 milioni) Sanders ha un vantaggio più che sicuro (84,5 a 9,5).

 

john kasich   new hampshire john kasich new hampshire

La battaglia nel GOP è più accesa, ma a fare di Trump il superfavorito non sono tanto i numeri sulle previsioni di voto, che pure gli sorridono, quanto le divisioni tra gli altri sfidanti. Con tutto il panico che si respira nell' establishment del partito, e che traspare dagli editoriali dei giornali conservatori ortodossi (dal WSJ al Weekly Standard) e dalla campagna milionaria di spot anti Trump promossa dal Club for Growth (pensatoio pro crescita e pro libero mercato) e che è stata annunciata oggi dal suo allarmato presidente David McIntosh, nessuno dei quattro «cavalieri dell' apocalisse se vince Trump» ha fatto il bel gesto del sacrificio, a favore della causa superiore.

 

chris christiechris christie

Né l' afro-americano Ben Carson, con il 9% di consensi nazionali (i dati sono di RCP oggi 29/2), né John Kasich (8,8%), entrambi di fatto senza alcuna speranza. E tantomeno i due senatori gemelli cubani Ted Cruz (19,8%) e Marco Rubio (17,4%), avvinghiati in un confronto fratricida da mesi, e che soltanto nell' ultima settimana si sono accorti che il 35,6% dei repubblicani (sempre secondo RCP) è inamovibile dal sostegno al miliardario di New York.

 

Così, hanno trovato il coraggio della disperazione e lo hanno attaccato su tutto: dalle dichiarazioni dei redditi non ancora rilasciate al modo tardivo con il quale si è distanziato dall' appoggio, non richiesto, di un leader dei suprematisti bianchi.

bernie sandersbernie sanders

 

Ma la loro è una unione che fa la debolezza, perché sono più interessati, ognuno, a diventare «il solo» candidato che può sfidare Trump, anziché fare l' unica mossa concreta per sperare di non fargli più vincere Stati uno dopo l' altro e garantirgli i numeri per la nomination.

bernie  sanders hillary clintonbernie sanders hillary clinton

 

DECOMPOSIZIONE

Peraltro, il trionfo di Trump in Sud Carolina della settimana scorsa ha prodotto un effetto nefasto per il fronte che gli fa la guerra.

 

Prima i governatori del New Jersey Chris Christie e del Maine Paul LePage (conservatori moderati- pragmatici), poi il senatore dell' Alabama Jefferson Sessions (campione dei Tea Party ammirato da Cruz, che lo additava a modello di rigore nella lotta anti-amnistia in Congresso) sono saliti sul carro del vincitore.

 

Dal Nord Est liberal e dal sud ultraconservatore sono dunque arrivati i primi segnali che il fronte dell' establishment del partito non solo non sa coagularsi attorno a una sola bandiera, ma anzi si sta sfaldando. Come dire che è già in atto un processo di rifondazione del GOP attorno al Trump nominato, che è la sola arma e speranza degli anti Hillary d' America di non ritrovarsela alla Casa Bianca.

hillary  clinton  dibattitohillary clinton dibattito

 

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…