renzi franceschini orlando

GUERRE DEMOCRATICHE – RENZI NELLA TENAGLIA FRANCESCHINI-ORLANDO: GRANDI MANOVRE SULLA LEGGE ELETTORALE, DIALOGO CON PISAPIA E A SETTEMBRE LANCIO DELL’ULIVO 2.0-  “SU-DARIO” CONSIGLIA A MATTEUCCIO IL LIBRO DI MARQUZ “CENT’ANNI DI SOLITUDINE” – LA BATTUTA DI FIORONI: “TI SALUTO PRIMA CHE TI INFLIGGANO CENT'ANNI DI RECLUSIONE...”

renzi franceschinirenzi franceschini

Andrea Carugati per “la Stampa”

 

«I Renzi passano, i cattolici democratici restano». Roberto Di Giovan Paolo, ex senatore Pd, è vicino a Dario Franceschini dai tempi della giovanile Dc, quando erano i ragazzi di "Zac," Benigno Zaccagnini. A differenza dello storico portavoce Piero Martino, passato nei giorni scorsi in Mdp, Di Giovan Paolo, insieme a David Sassoli, fa parte della categoria da lui definita «irriducibili». Di quelli che intendono dare battaglia a Renzi dentro il partito.

 

matteo renzi andrea orlandomatteo renzi andrea orlando

I cattolici di sinistra contro un segretario che «ha fatto suo il doroteismo di Gava», sorride l' ex senatore. Tappa fondamentale di questa battaglia sarà a fine settembre a Camaldoli, tradizionale location delle settimane della Fuci. «Tra noi cattolici il malessere è forte. E non è solo una questione di posti in lista. Il Pd non può diventare un partito personale, sarebbe fuori dalla sua cultura fondativa».

 

A Camaldoli verrà lanciato un messaggio a Pisapia, ma anche a Renzi: «Serve un Ulivo 2.0 con il Pd come architrave», spiega Di Giovan Paolo.

 

RENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

Beppe Fioroni ieri in Transatlantico ha chiacchierato a lungo con Franceschini: «Ti saluto prima che ti infliggano cent' anni di reclusione...». Il riferimento è al libro che martedì sera «Dario» aveva consigliato a Renzi, "Cent' anni di solitudine" di Garcia Marquez. «Se qualcuno pensa a un Pd senza cattolici democratici non va lontano», avverte Fioroni. L' ex ministro si richiama alle parole del neopresidente della Cei Gualtiero Bassetti (e non è il solo): «Non serve un nuovo partito cattolico, ma una più attiva presenza sui temi della persona». Anche Fioroni ha in programma un appuntamento alla ripresa, il 30 settembre a Orvieto, sui cattolici e «le speranze degli ultimi».

 

Un altro deputato vicino al ministro della Cultura parla di «forte fibrillazione». «A ottobre il Pd compie dieci anni: sarà il momento per fare un tagliando, confrontare il progetto e il manifesto dei valori a cui abbiamo lavorato con Pietro Scoppola con i risultati che abbiamo sotto gli occhi».

RENZI E ORLANDORENZI E ORLANDO

 

Gli ex diccì non ci stanno a passare per quelli che si ribellano per paura di perdere le poltrone. «Chi viene dalla Dc non può aver paura del confronto di linee», assicura Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari regionali. «Il Pd non può restare fermo sulle alleanze», insiste Sassoli. Dopo l' addio di Martino, la chat su Whatsapp dei franceschiniani è un fiume in piena. Il messaggio più frequente è «da soli non si fa nulla.

RENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

dobbiamo muoverci in gruppo». Lo sguardo è rivolto a sinistra, «ma solo se nascerà con Pisapia e Prodi un nuovo Ulivo». «In una ridotta di sinistra che ci staremmo a fare?».

 

Per ora la linea è tentare di piegare Renzi al premio di coalizione, in asse con la corrente di Andrea Orlando, e contando sui numeri dei gruppi parlamentari. L' incubo di un Paese ingovernabile dopo le elezioni è stato al centro di una discussione una decina di giorni fa alla fondazione "I popolari", guidata da Francesco Saverio Garofani e Pierluigi Castagnetti, che si è detto «molto pessimista» sugli esiti di un voto col proporzionale. Ieri il ministro della Giustizia ha lanciato l' associazione "Dems", con l' obiettivo di «tornare al Pd delle origini e guardare a sinistra». Il 5 ottobre Orlando terrà un seminario sulla legge elettorale con Pisapia. Invitato anche Franceschini.

ANDREA ORLANDO MATTEO RENZIANDREA ORLANDO MATTEO RENZIPISAPIA BOSCHI 2PISAPIA BOSCHI 2PISAPIA BOSCHIPISAPIA BOSCHIfranceschini renzi1franceschini renzi1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…