GIORNALISTI, ALLEGRIA! I BOSS DELL’HI-TECH SI BUTTANO NELL’EDITORIA, MA C’E’ UN PROBLEMA: VOGLIONO LE NOTIZIE…

David Carr per "la Repubblica"

Produrre delle notizie credibili costa se si segue un modello di impresa problematico, che si ostina a rimanere agganciato ai binari malgrado stia per essere travolto da una locomotiva - rappresentata da un pubblico di lettori frammentario ed entrate pubblicitarie in declino. Proprio quando tutto sembrava ormai perduto, però, un'improbabile cavalleria è arrivata in soccorso al galoppo, portando cospicue quantità di denaro, idee fresche e una buona dose di entusiasmo.

La Silicon Valley e i suoi personaggi di punta - alcuni dei quali hanno contributo agli attuali problemi dell'editoria - hanno improvvisamente iniziato a investire significative somme di denaro per preservare la varietà e la qualità delle notizie.

La scorsa settimana Pierre M. Omidyar, fondatore di eBay, ha annunciato che finanzierà con 250 milioni di dollari il giornalista Glenn Greenwald e alcuni suoi colleghi nella creazione di un sito di notizie di nuova concezione.
Solo due mesi fa Jeff Bezos, fondatore di Amazon, aveva investito altrettanto per acquistare personalmente il Washington Post.

Stiamo parlando di mezzo miliardo di dollari che stanno confluendo nella produzione di notizie: un settore dal quale gli investitori i cui asset versano in condizioni precarie stanno invece fuggendo.

Ma non finisce qui. A luglio Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs, ha deciso di investire nella Ozy Media, una startup giornalistica. Chris Hughes ha impiegato il denaro guadagnato con Facebook per acquistare il "New Republic" e dare un sostegno finanziario ad "Upworthy", un aggregatore di contenuti di qualità.

Di recente alcune imprese giornalistiche di nuova generazione come Vice, Vox Media, BuzzFeed e Business Insider hanno ricevuto investimenti significativi. A tutto ciò si aggiunga il fatto che, dopo aver appoggiato la Participant Media, Jeff Skoll (un altro veterano di eBay) sta sostenendo il canale televisivo "Pivot", che realizza film e programmi socialmente rilevanti.

L'elenco non finisce qui, ma la tendenza è lampante: all'improvviso il giornalismo di qualità è diventato, se non irresistibile, quanto meno assai attraente per i capitali delle nuove imprese digitali. E a pensarci bene è giusto che sia così: malgrado tutti suoi eccessi, la Silicon Valley non è mai stata un luogo in cui l'ostentazione crea capitale sociale. E mentre qualsiasi reporter di tecnologia vi confermerà che la Valley è lungi dall'essere socievole con la stampa, coloro che vi occupano posizioni apicali sono dal canto loro avidi, attenti consumatori di notizie e nutrono delle forti opinioni riguardo alle lacune che queste presentano.

Vedere in questi recenti fermenti un semplice passatempo per alcune delle persone
più in vista del mondo della tecnologia sarebbe un errore.
«I tecnologi - ha affermato lo scorso fine settimana in un'intervista Omidyar - nutrono la convinzione, forse esagerata di poter migliorare il mondo. Certo, tentare di riuscirvi solo tramite la tecnologia potrebbe essere limitante. O forse stancante. Per questo l'idea di dedicarsi alla diffusione di contenuti su ampia scala appare come un'opportunità allettante».

Inoltre, sarebbe sbagliato credere che l'unico contributo che possa venire da dei giocatori "a forte impronta digitale" sia di tipo finanziario. Il loro investimento in termine di capitale intellettuale, infatti, è altrettanto importante. Se mai un settore ha avuto bisogno di innovazione - grandi idee, frutto di menti originali quello è il settore giornalistico.

«Credo - ha detto Omidyar - che la tecnologia possa contribuire alla nascita di un giornalismo influente per la nostra democrazia e capace di esercitare un forte impatto su un grande numero di persone. Credo anche che la tecnologia sia in grado di diffondere questo giornalismo tra un pubblico generalista in modo commercialmente sostenibile».

Alcune imprese di piccole dimensioni hanno già creato dei siti giornalistici capaci di indicare una nuova strada, ma senza i mezzi necessari a colmare i vuoti venutisi a creare in seguito all'imponente ristrutturazione del mondo dell'editoria. Quando ad un tratto si ebbe l'impressione che i quotidiani, principali fucine del giornalismo di grosso calibro, sarebbero stati depauperati, o si sarebbero trasformati in ozioso trastullo.

«Si riteneva - afferma Michael Zimbalist, vicepresidente del settore ricerca e sviluppo del "New York Times" - che i quotidiani sarebbero diventati dei semplici trofei nelle mani di ricchi imprenditori giunti ormai alla fine della loro carriera. Adesso, invece, gli imprenditori di successo sono disposti, già a metà della loro carriera, a investire e tenere duro. In passato si sono comportati da guastafeste, e adesso sono pronti a mettere a frutto la lezione».

Stiamo assistendo a una profonda riconfigurazione. Negli oltre dieci anni durante i quali ho seguito il mondo del giornalismo non avevo mai assistito a un momento di maggiore ottimismo o più promettente. Operatori non-tradizionali come Bezos possono permettersi di adottare una strategia a lungo termine cosa che egli ha già fatto piuttosto efficacemente con Amazon.

E gli ostacoli sono evaporati: strumenti digitali a basso costo facilitano la produzione e la collaborazione, mentre social media come Twitter e Facebook consentono la diffusione dei contenuti tramite la funzione di "sharing". Tecnologia e giornalismo - un tempo antagonisti - stanno per tentare un giro di danze, con Bezos e Omidyar in prima fila.

Non occorre certo una laurea in economia per capire che nel mondo della comunicazione la capacità di catturare l'attenzione dei consumatori per poi trasferirla altrove estraendone al tempo stesso valore potrebbe tornare molto utile. ITunes si è servito di contenuti a buon mercato e dal prezzo omogeneo per animare le vendite di dispositivi come l'iPod; Amazon si è servita di dispositivi a buon mercato, come Kindle, per incrementare le vendite di contenuti lucrativi.

Ebay è riuscita a ridurre gli attriti e i sospetti tra acquirenti e venditori che si scambiano articoli di ogni tipo. Riuscire ad adattare quelle stesse competenze alla produzione di notizie potrebbe avere un grande impatto, e le imprese editoriali potrebbero instaurare con i consumatori un rapporto che va oltre la fruizione passiva delle notizie.

Considerate l'abilità di Amazon nell'accompagnare i consumatori attraverso una varietà di opzioni altamente personalizzata. Che un articolo venga letto da un milione di persone è cosa ottima. «Come si fa però a indurre quel milione di persone a leggerne un altro?», domanda Henry Blodget, di Business Insider.

Amazon è straordinaria nel personalizzare il proprio sito a misura di ogni visitatore. Compie ricerche infinite e capisce l'importanza della fidelizzazione e della rilevanza dei siti come poche imprese editoriali.

Uno dei segreti di Amazon (e di Netflix) sta nel non offrire un unico sito, ma milioni di siti personalizzati. Non è difficile immaginare in calce a ogni articolo di attualità l'aggiunta di un invito attentamente calibrato che indichi: "Coloro che hanno letto questo articolo hanno letto anche...".

Sarà divertente vedere a cosa porterà questa nascente alleanza. Malgrado le loro numerose differenze, il mondo delle notizie e quello della tecnologia condividono una convinzione idealistica secondo la quale il lavoro può migliorare l'esistenza degli
esseri umani.

 

 

jeff bezosJEFF BEZOS AMAZONTHE WASHINGTON POST STEVE JOBS E LAURENE POWELL AMAZON MECHANICAL TURK jpegAMAZON APPSHOPTHE WASHINGTON POST

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?