vladimir putin

IL GRANDE BLUFF DI MOSCA - I CONTINUI PASSI AVANTI E INDIETRO  SU UN POSSIBILE ACCORDO RIFLETTONO LE DIVISIONI DENTRO AL POTERE RUSSO: C’È CHI HA CAPITO CHE QUESTA “OPERAZIONE MILITARE” È UN PANTANO ED È MEGLIO ANDARE VIA, MA PUTIN VUOLE LA TESTA DI CHI GLI HA PROMESSO UNA GUERRA LAMPO E NON HA ALCUNA INTENZIONE DI USCIRNE DA SCONFITTO – MA NEL PAESE LA SPACCATURA TRA LE SPIE E I GENERALI ORMAI È ARRIVATA AL PUNTO DI NON RITORNO: DA UNA PARTE C’È IL PRAGMATISMO DEGLI EX FALCHI DEL KGB, DALL’ALTRO I “CORTIGIANI” DELLO ZAR CHE…

1 - MOSCA CAMUFFA LA RITIRATA DA KYIV, MA WASHINGTON NON SI FIDA. I PUNTI IN DISCUSSIONE NELLA TRATTATIVA

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

putin

 

Bisogna ritirarsi facendo finta di vincere, anzi, facendo vedere che non soltanto si vince, ma lo si fa con generosità. Ieri i delegati ucraini hanno capito che era questo il senso della costruttività russa al tavolo dei negoziati di Istanbul, i segnali li stavano cogliendo già da un po’ e l’ultimo era arrivato proprio in mattinata quando è riapparso il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, per dire che la Russia deve concentrarsi sulla liberazione del Donbas.

 

Un dettaglio importante: la “denazificazione”, grido di battaglia di Vladimir Putin per iniziare la guerra, è diventata “liberazione”.

 

(...)

sergei shoigu vladimir putin

 

 

 

La Russia ha annunciato che ridurrà le attività attorno a Kyiv e Chernihiv per  “aumentare la fiducia reciproca”. E gli ucraini sanno bene che si tratta di un bluff a metà – attorno alla capitale gli ucraini stanno riguadagnando molto terreno – e Mosca sta cogliendo l’occasione per trasformare una possibile fuga in un gesto di apertura.

 

A Chernihiv, invece, negli ultimi giorni l’esercito russo ha intensificato i bombardamenti per consolidare il controllo dell’area a nord, quindi qui la riduzione della pressione militare sarà reale.

vladimir putin

 

(…) Nessuno è più disposto a fidarsi di Mosca, che sembra cercare più una riabilitazione della sua immagine internazionale e anche nazionale che la pace. 

 

I continui passi avanti e indietro  su un possibile accordo riflettono anche le divisioni dentro al potere russo: c’è chi ha capito che questa “operazione militare” è un pantano ed è meglio andare via mentre gli ucraini si dimostrano in vena di concessioni. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha detto che negoziare è un errore: bisogna portare avanti quello che si è iniziato. E non è il solo a pensarla così. 

PUTIN COME VOLDEMORT MEME

 

2 - SPIE CONTRO GENERALI

Anna Zafesova per “La Stampa”

 

«Hasaviurt»: la parola viene sussurrata nei canali Telegram considerati un megafono dei falchi del Cremlino, evocata nei talk show propagandistici, e Ramzan Kadyrov si ferma a un passo dal pronunciarla quando invoca una battaglia per Kiev «fino alla fine». Hasaviurt è il nome del villaggio daghestano dove, nell'estate del 1996, il generale russo Aleksandr Lebed'firmò con i comandanti degli indipendentisti ceceni una tregua che avrebbe dovuto aprire la strada alla secessione della Cecenia dalla Federazione Russa. Un processo interrotto dalle bombe russe lanciate su Grozny nel 1999 dal neopremier Vladimir Putin, ma rimasto nel vocabolario politico moscovita come sinonimo di "tradimento", almeno per i falchi, e di ammissione della sconfitta in una guerra ingiusta per gli ormai quasi estinti liberali.

guerra ucraina

 

I segni del tradimento sarebbero la dichiarazione del negoziatore russo Vladimir Medinsky sulle condizioni di pace proposte dagli ucraini, e nell'annunciato ritiro delle truppe russe da Kiev promesso da Sergey Shoigu, che sostiene che l'obiettivo della guerra fin dall'inizio fosse "soltanto" il Donbass. È curioso che a ridimensionare gli obiettivi russi in Ucraina, almeno in pubblico, sia proprio quel ministro della Difesa la cui sparizione di dieci giorni - attribuita, secondo insistenti voci, a un attacco di cuore successivo a una strigliata al Cremlino - abbia preoccupato perfino il Pentagono.

 

adolf hitler vladimir putin josip stalin - murales

Se i falchi dell'esercito si trasformano davvero in colombe, il motivo sarebbe l'impossibilità fisica di proseguire la guerra. Un bagno di realtà offerto dall'esercito ucraino, dopo che gli ufficiali russi in partenza per il fronte si erano messi in valigia le alte uniformi da sfoggiare il 9 maggio alla parata a Kiev, come ha rivelato Zelensky. Il 9 maggio è una data che per Putin ha una «importanza religiosa», dice il politologo di opposizione Abbas Galyamov: è l'anniversario della vittoria su Hitler, ed entro quel giorno il presidente russo deve presentare al suo Paese una vittoria, una vittoria qualunque, se non a Kiev, a Mariupol, o almeno a Donetsk.

 

kadyrov putin

Resta ovviamente senza risposta l'interrogativo su chi, e perché, abbia promesso a Putin una vittoria impossibile. Esperti di servizi segreti russi come Andrey Soldatov indicano da settimane l'esistenza di un conflitto tra militari e intelligence, con l'ex Kgb - cioè la polizia politica Fsb e lo spionaggio estero Svr - tagliati fuori dai preparativi per la guerra. Una teoria in parte contraddetta dall'arresto (peraltro smentito) di Sergey Bededa e Anatoly Bolukh, i generali dell'Fsb responsabili dell'Ucraina, possibili capri espiatori del fallimento sul campo.

 

vladimir putin volodymyr zelensky

Ma altre fonti, come la talpa "Wind of Change" che comunica da mesi con il dissidente Vladimir Osechkin, insistono che i piani di guerra siano stati covati in segreto altrove, da qualcuno che prometteva una rapida vittoria. Questo potrebbe spiegare anche l'evidente imbarazzo e paura del capo dell'Svr Sergey Naryshkin, interrogato da Putin davanti alle telecamere su cosa fare del Donbass, così come la rivelazione di Zelensky che a informare degli attentati contro di lui siano stati ufficiali dei servizi russi. Pur essendo un uomo dell'ex Kgb, il presidente russo parrebbe essersi allontanato dagli ex compagni.

 

la z in russia 2

L'economista Anders Aslund, che ha lavorato con il governo russo negli anni '90, sostiene che a scontrarsi a Mosca sono, da un lato, i servizi, Fsb e Svr, e dall'altro la Guardia nazionale, i ceceni di Kadyrov e l'Fso, il servizio segreto personale di Putin, le sue guardie del corpo che controllano tutto e tutti. Sarebbero loro la "corte putiniana", i pretoriani ai quali il presidente si è affidato sempre di più, fino a promuovere gli uomini della sua scorta a governare intere regioni o corpi d'armata.

 

vladimir putin

Privilegiare la fedeltà rispetto alle competenze, una logica che ha coinvolto anche le forze armate: nonostante la sua sontuosa uniforme da generale, Shoigu non è un militare, viene dalla protezione civile, e la sua ascesa nella classifica delle simpatie di Putin negli ultimi anni è probabilmente dovuta più all'essere uno "yes-man", mal visto dai generali di carriera. Voci, fughe di notizie, depistaggi dentro altri depistaggi, in fiumi di disinformazione funzionale a scaricare le colpe, o a seminare dissidi in campo avverso: d'altra parte, solo la vittoria ha tanti padri, la nuova Hasaviurt, il giorno che si compisse, potrebbe trovarsi subito orfana.

 

carro armato russo distrutto.

Quello che è sicuro è che a Mosca è in atto uno scontro non tra buoni e cattivi, ma soltanto tra pragmatici dotati di maggior realismo rispetto ai cortigiani per i quali accontentare il dittatore è più importante che sacrificare altre decine di migliaia di soldati, e affamare decine di milioni di russi. Dover confidare nella vittoria dei falchi dell'ex Kgb rispetto ai "cortigiani" offre già la misura del compromesso possibile, e della sua durata: «Ogni volta che Putin ha annunciato il ritiro dalla Siria, il contingente russo non ha fatto che aumentare», tranquillizza il suo pubblico spaventato dalla "nuova Hasaviurt" il propagandista televisivo Vladimir Solovyov.

vladimir putin 3kadyrov maglietta putinvladimir putin 2volodymyr zelensky vladimir putin propaganda in russiamariupol distrutta 11guerra ucrainavladimir putin 1mariupol distrutta 5valerij gerasimov e vladimir putinandrei sukhovetsky andrei kolesnikov yakov rezanstevvitaly gerasimov vlaislav yershov oleg mityaev vladimir putin 4

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)