I NONNI DISABILI DI “VILLA ARZILLA” NON HANNO VOGLIA DI FARSI ASSISTERE DAL BANANA RIEDUCANDO: “SARÀ INUTILE ANCHE QUI, COME ALL’ITALIA”

Davide Vecchi per "il Fatto Quotidiano"

Del resto abbiamo sempre nascosto chi fuggiva, poi dieci mesi passano in fretta, no?". Cesare Kaneklin riflette a voce alta, afflitto da una domanda: "Perché è capitato proprio a noi?". Il vicepresidente della Fondazione Sacra Famiglia passeggia verso la chiesa, tra i due edifici che affacciano sulla piazza principale della struttura creata a Cesano Boscone nel giugno 1896 da don Domenico Pogliani. "Perché a noi? Sarà la sorte, chissà". In realtà è stato il Tribunale di sorveglianza di Milano a mandare qui il pregiudicato Berlusconi per svolgere assistenza agli anziani disabili.

"Da noi hanno trovato rifugio anche i sacerdoti che scappavano da guerre e campi di concentramento", ricorda Kaneklin, oggi tocca accogliere un ex premier pregiudicato. "Siamo un'ottima struttura, gestiremo anche questo", lo rassicura Paolo Pigni, il direttore generale. "Per appena quattro ore la settimana, vedrai che non ci sarà nessun problema".

Per raggiungere Cesano, distante da Arcore 36 chilometri di tangenziali o 40 di semafori cittadini, il fu Cavaliere deve passare davanti al Pio Albergo Trivulzio e alla casa di Massimo Tartaglia, l'uomo che nel dicembre 2009 gli scagliò una statuetta del Duomo in faccia e che in questo Paese è nato e vive.

Alla Sacra Famiglia, prima di Berlusconi, arriva la notizia della sua sorte, ieri insieme allo sciame di giornalisti e telecamere. "Siamo aperti a chiunque voglia vivere con noi un'esperienza di educazione alla carità", la accoglie Pigni. Ma solo "nelle prossime settimane, sulla base degli atti ufficiali e delle conferme che riceveremo sul caso, si potranno definire eventuali percorsi".

Poi si allontana, con Kaneklin e il direttore amministrativo Fabio Latico. Scuotono la testa. Preoccupati. Di cosa lo spiega poi Kaneklin con un laconico Berlusconi "è un problema anche pratico non indifferente, in tutto abbiamo mille ospiti, 600 assistenti sociali, una struttura enorme".

Berlusconi cosa potrà fare? "Tutto e niente ed è questo il problema: dovremo affiancargli qualcuno e affidargli compiti quasi inutili per i quali non sia richiesta alcuna abilitazione professionale. Ma s'è guardato attorno? Sa cosa significa creare serenità in questo ambiente?". La piazza centrale è deserta. Gli ospiti sono stati allontanati per proteggerli dalle telecamere. "Li avete agitati", redarguisce Rosa Ruggeri, responsabile del reparto San Luigi. "Tutti i politici dovrebbero venire qui per vedere cosa è la realtà".

Verrà Berlusconi. "A fare cosa?", aggiunge infastidita da quella che vive come una sorta di intrusione superficiale. "Qui al San Luigi non può fare niente, sarebbe inutile come lo è stato per il Paese; verrebbe a dar fastidio ma io l'aspetto per mostrargli quali sono le piaghe di chi soffre". Ed è indubbio che le simpatie politiche e umane in un angolo di terra che ha per compito l'alleviare il dolore e nasconderlo agli occhi del mondo, si amplificano.

Anche il diplomatico Pigni si lascia sfuggire una rivendicazione che sa di orgoglio e rispetto: "Noi ci siamo sostituiti al welfare di questo Paese, da anni non aggiornano i prezzi delle convenzioni, ma va bene così, la nostra è una missione ma che siamo abbandonati è una realtà". Sulla piazza passano alcuni ospiti. Gianni ha la maglia dell'Inter, batte le mani ed esulta verso il cielo. 60 anni, sindromi varie. Segue Antonio, che saltella e grida felice con lo zainetto in spalla: lo lasciano arrivare alla reception poi lo riportano indietro. Oggi lo rifarà.

C'è anche Michelina Zaccagnini, una signora 79enne ospite della casa di cura. Si affaccia sulla piazza zigzagando sulla sua sedia a rotelle seguita da altre quattro. Hanno un gran sorriso. E parlottano proprio dell'arrivo di Silvio. Michelina condivide il cognome con il segretario e premier democristiano "Zac" e con Berlusconi la data di nascita: "Il 29 settembre... Lui è più giovane di me di due anni ma fa niente, spero sia simpatico come sembra".

La "signorina", tiene a precisare, ricorda la social card, le promesse, il premier "sbruffone", ma, dice "chi fa del male la paga prima o poi e Dio perdona tutti". Poi si fa seria, distanzia le compagne, sussurra: "Ma si sa quando arriva? Dovremo prepararci alle feste, no?". Spunta un operatore: "Sciura venga dentro". Lui si chiama Francesco Lamberti, ha 28 anni e lavora qui da luglio. "Berlusconi? Al massimo imboccherà qualche anziano". Alle 17:30 è ora di cena. La piazza torna deserta.

A sinistra c'è un edificio su tre piani che ospita il reparto degli "storici", come li chiamano qui, 54 disabili e portatori di handicap psichici che definiscono questo posto "casa" da quando erano bimbi; a destra c'è la Ambrosiana aperta anche all'esterno per i servizi sanitari dedicati comunque ad anziani e disabili.

Oltre la chiesa che chiude la visuale sulla piazza c'è un campo da calcio, un teatro, laboratori didattici, il bar e un secondo agglomerato di edifici, più recenti, che ospitano altri trecento disabili d'età compresa tra 5 e 104 anni. Sono cinque palazzi a forma di stella, per questo li chiamano "Cinque stelle". E sarà qui, spiega Kaneklin, con ogni probabilità, che Berlusconi trascorrerà le sue quattro ore settimanali.

 

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