fini scalfari saviano mieli

TUTTI ALLA CORTE DI GIANFRANCO. E LUI, A SENTIRE I MAGISTRATI, ERA GIA’ IN AFFARI CON I TULLIANI - SCALFARI, MIELI, SAVIANO, GIANNINI: I GIORNALONI FACEVANO IL TIFO PER FINI IN CHIAVE ANTI-CAV - C’ERA CHI LO VOLEVA A PALAZZO CHIGI E CHI LO DIFENDEVA DALLA “MACCHINA DI FANGO” PER LA CASA DI MONTECARLO – PECCATO FOSSE TUTTO VERO…

 

Adriano Scianca per “la Verità”

 

Berlusconi Fini Mi Cacci Berlusconi Fini Mi Cacci

«Un' altra destra è possibile»: ci avevano creduto in tanti - non tantissimi, in verità, a giudicare dai risultati elettorali - alla scommessa di Gianfranco Fini, poi naufragata in imbarazzanti quadretti familiari e tesori milionari sotto al materasso. Ma a benedire con quelle parole alate la ribellione finiana al berlusconismo non era stato un vecchio missino stanco dei bunga bunga e delle corna nelle foto ufficiali, bensì Ezio Mauro.

 

ROBERTO SAVIANO EZIO MAURO ROBERTO SAVIANO EZIO MAURO

Erano i giorni del dito alzato contro la presidenza del Pdl e del «che fai, mi cacci?», e un editoriale di Repubblica illustrava lo scontro tra i due leader vedendovi in filigrana «due mondi alleati ma inconciliabili». Due vere e proprie lingue diverse: «Una è una cultura conservatrice in senso moderno, repubblicana e costituzionale. L' altra è estremista e rivoluzionaria, proprietaria e post-costituzionale». Addirittura. Il corteggiamento di Repubblica all' ex leader missino, in realtà, durava già da qualche anno, da prima che emergesse la faida col Cav.

 

carlo de benedetti eugenio scalfaricarlo de benedetti eugenio scalfari

Massimo Giannini lo aveva intervistato cinque volte tra il 2006 e il 2007. Nel 2009, il futuro conduttore di Ballarò lodava il «profilo moderno e post-ideologico» del finismo, che dava vita a «una destra delle idee, che ruota intorno a tre perni valoriali: dignità della persona (e quindi tutela dei diritti, a prescindere dal colore della pelle), difesa delle istituzioni (quindi rispetto e bilanciamento dei poteri), laicità dello Stato (quindi libertà religiosa ma primato delle leggi). In questa piattaforma programmatica, a volerla vedere, c' era già la negazione del berlusconismo».

 

GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINIGIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

Un endorsement in piena regola, che non poteva non avvalersi dell' assenso del Papa laico della cultura di sinistra: Eugenio Scalfari. Il 21 giugno 2009, Barbapapà faceva il punto sulla crisi del berlusconismo permettendosi di suggerire al Quirinale di sciogliere le Camere senza però indire subito nuove elezioni. No, bastava trovare «una figura istituzionale che conduca il paese alle urne. Nel caso specifico la figura istituzionale si può ravvisare nel presidente della Camera, che assomma in sé un duplice requisito: è la terza carica dello Stato ed è anche il co-fondatore, insieme a Berlusconi, del partito di maggioranza relativa».

 

GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLOGIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO

Viste quante ne ha combinate da presidente della Camera, chissà che inciuci avrebbe messo su da premier. Ma non se ne è fatto nulla, e la sinistra ha presto urlato al martirio. Particolarmente zelante, Roberto Saviano aveva difeso Fini dalle prime inchieste giornalistiche sulla casa di Montecarlo, nate, secondo lui, quando l' ex leader di Alleanza nazionale «cominciò a dissentire da alcune posizioni a proposito di giustizia e legalità».

GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI  GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI

 

E, agli allievi della scuola di giornalismo di Perugia, aveva spiegato che «la macchina del fango è un meccanismo vecchio», citando Falcone, Pasolini e addirittura Matteotti. Quando si dice il senso delle proporzioni. Del resto nel maggio del 2011, Fini aveva ricevuto Saviano a Montecitorio, esprimendo «stima e considerazione», sembra ricambiati dallo scrittore.

 

Insomma, dal fondatore al direttore passando per l' editorialista-santone, tutta Repubblica si è schierata come un sol uomo al fianco della destra «europea», passando peraltro sopra alle prosaiche questioni di concorrenza. L' ascesa di Fini è stata infatti sponsorizzata con particolare forza dal gruppo Rcs, e in particolar modo da Paolo Mieli. Secondo voci mai confermate - ma alla cosa alludono vari giornalisti e intellettuali in articoli dell' epoca, da Socci a Giuli fino a D' Agostino - l' ex direttore del Corriere della Sera sarebbe stato il ghostwriter, o almeno uno dei principali suggeritori, del libro di Fini, Il futuro della libertà.

paolo mieli foto andrea arrigapaolo mieli foto andrea arriga

 

In genere per queste cose si scomoda uno stagista o un giornalista compiacente. Se si scomoda Mieli, significa che c' è un investimento politico dietro. Ma, sul punto, va detto che il più lungimirante era stato di nuovo Scalfari, che il 17 aprile 2010 scriveva: «Fini è ancora rilevante perché potrebbe mettere in crisi il governo, ma nella canna del suo fucile ha soltanto quella cartuccia. Sparata quella non ne avrebbe più nessun' altra e la partita passerebbe in altre mani». Era tutto già scritto.

 

 

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...